Un subcomandante filippino Anduljihad Idang Susukan del gruppo terrorista di Abu Sayaff si è arreso alle autorità filippine a Davao City, che si trova a grande distanza dalle isole di Sulu, nella casa di Nur Misuari, comandante del MNLF libero anch’esso per il suo lavoro al processo di pace.
Sul suo capo pendevano 23 accuse di omicidio, sei di tentato omicidio e cinque di rapimento ed era ricercato sia dalle Filippine che dalla Malesia.
Anduljihad Idang Susukan è il comandante più alto in grado arrestato del piccolo e feroce gruppo di Abu Sayaff che fu definita organizzazione terroristica dagli USA e dalle Filippine e che ha promesso fedeltà al ISEA, califfato islamico dell’Asia Orientale.
La sua organizzazione terroristica gioca un ruolo fondamentale nei rapimenti nel mare di Sulu ai danni di turisti nello stato malese di Sabah, ed è accusata di aver decapitato un cittadino malese nel 2015 nelle giungle di Sulu.
Anduljihad Idang Susukan era coinvolto in moltissimi rapimenti transnazionali nella costa orientale di Sabah sin dal 2013 tra cui il cinese Gao Huayun e la filippina Marcy Darawan al Singamata Reef Resort di Semporna nell’aprile 2014, il cinese Yang Zai Lin a Lahad Datu maggio 2014 e del malese Chan Sai Chun, rapito dalla sua azienda a Kampung Sapang sempre nel 2014.
Idang si sarebbe ferito durante una battaglia con le truppe filippine a Sulu dove avrebbe perso il braccio sinistro. Dopo le prime notizie dei militari filippini che credettero che Idang fosse morto, l’uomo ricompare a Davao sotto la scorta di Nur Misuari che avrebbe trasportato Idang Susukan su un aereo privato insieme ad altri fidati.
Il quotidiano malese The Star aveva precedentemente denunciato che Idang Susukan poteva muoversi liberamente a Davao, dopo essersi arreso ad aprile a Nur Misuari che lì ha anche la sua base militare, alla faccia delle nuove norme antiterrorismo approvate dal parlamento filippino.
Fonti di sicurezza regionali, secondo The Star, dicono che Misuari ha portato Idang Susukan per fargli avere un arto prostetico dopo aver perso il braccio negli scontri con lo scopo anche di presentarlo al presidente Duterte.
Misuari promise a Duterte di portare la pace nella regione meridionale filippina e reprimere il gruppo di Abu Sayaff ed altri gruppi legati al ISEA.
Parrebbe che Misuari si trovasse a Davao dove ha una casa dopo scontri armati tra fazioni del MNLF che non lo riconoscono più come loro presidente e che parteciparono insieme al MILF al processo di pace della Bangsamoro.
La rivalità tra le fazioni è sempre più crescente e la fazione di Jikiri opposta a Misuari ha costituito una taskforce che lavora a stretto contatto con i militari filippini per combattere Abu Sayaff e dare la caccia ai grandi leader di Abu Sayaff come Radullan Sahiron e Hajan Sawadjaan.
Secondo fonti del The Star il gruppo di Misuari avrebbe permesso a sicari del Abu Sayaff di cercare asilo e protezione nei campi del MNLF in Jolo sotto la forma di resa.
Alla luce anche di queste notizie, si può capire meglio la frustrazione che viene dal Pentagono americano che lamenta come tutti gli sforzi per combattere i gruppi proISIS nelle Filippine non hanno portato in fin dei conti a molto, nonostante il finanziamento di svariati milioni di dollari in un programma del 2017.
Secondo il Pentagono americano le forze del IS restano nelle Filippine della stessa forza e grandezza ed ultimamente hanno cercato di trarre vantaggio dalla epidemia di Coronavirus perché i militari sono molto impegnati nel controllo sociale delle città filippine.
Il programma di aiuto antiterrorismo era il Operazione Aquila del Pacifico Filippine, OPE-P, destinato a rafforzare i militari filippini nella lotta al IS Asia Orientale che avevano preso Marawi a maggio 2017.
“In generale gli sforzi per ridurre l’estremismo nelle Filippine non sembrano aver fatto una sostanziale differenza dal lancio della OPE-P. ISIS Asia Orientale ed altri gruppi violenti che si coordinano o condividono l’appartenenza al ISIS, sono rimasti della stessa forza e grandezza negli ultimi anni” ha detto Sean W. O’Donnell, ispettore generale del Pentagono al Congresso USA.
“Questi gruppi continuano ad operare nelle Filippine Meridionali dove gruppi separatisti ed estremisti esistono da decenni. Abbiamo visto pochi progressi nel miglioramento delle condizioni economiche, sociali e politiche in quella parte del paese”.
Per questo anno in corso il Pentagono ha messo in campo oltre 72 milioni di dollari USA, mentre nel 2019 furono 108 milioni di dollari.
Scrive Benarnews, il ramo filippino ISIS resta diviso dal punto di vista organizzativo ed isolato dal sostegno delle reti terroristiche internazionali ed i gruppi operano in modo separato l’uno dall’altro.
Secondo il rapporto del Pentagono ci sarebbero tra i 300 ed i 500 estremisti che appartengono a questi gruppi e che hanno giurato fedeltà al ISEA, ISIS Asia Orientale, oltre a meno di 40 combattenti stranieri che provengono da Indonesia e Malesia.
Secondo l’Agenzia di Intelligence della Difesa USA è possibile che ISIS AE cerchi di trarre vantaggio nello spostamento di forze filippine dall’antiterrorismo all’applicazione delle restrizioni COVID-19 che nelle Filippine ha portato a 144 mila infezioni.