La violenza del profondo meridione potrebbe ridursi alla metà se le autorità e i thai in generale accettassero e rispettassero l’ identità Thai Malay come qualcosa di differente.
A sostenere questa posizione è lo studioso musulmano Somcgai Phaejit.
“Se osserviamo senza preferenze all’identità dei musulmani nelle province della frontiera meridionale e accettiamo che sono differenti da quelli di altre regioni e persino dalle regioni meridionali stesse, molte cose cattive potrebbero trasformarsi in bene” dice lo studioso.
Lo studioso parlava ad un evento presso la moschea di Naimatul a Bangkok che commemorava le morti di oltre 6000 persone a causa del conflitto nei dieci anni passati. L’evento era stato organizzato da Dhammasathan dell’Istituto di studio dei diritti umani e la Pace della Mahidol University presso la Chulalongkorn University.
“Somchai ha invitato i thailandesi a smetterla di guardare alla distinta identità dei malay thailandesi come una minaccia, quanto piuttosto di abbracciare la diversità, citando come esempio di coesistenza pacifica la Chinatown di Yaowaraj a Bangkok.
L’ottanta per cento della popolazione che vive nelle province del profondo meridione è malay thai musulmana.
Somchiai ha detto che mentre la regione ha una lingua, cultura, tradizione ed eticità distinte, non dovrebbe essere un problema se la loro identità fosse accettata dagli altri thailandesi.
“I buddisti thailandesi nelle province meridionali possono coesistere con i musulmani thailandesi poiché i buddisti hanno accettato l’identità dei musulmani thai e i musulmani thai amano i buddisti thai come fratelli e sorelle” dice Somchai.
Secondo Somchai ci sono ancora tanti al potere e tanti thailandesi in generale che considerano i thai malay musulmani come non thai mentre vedono di cattivo occhio la loro richiesta di autonomia.
La grande ondata di violenza nutre solo ulteriormente la sfiducia e il senso di vendetta tra i parenti delle vittime se rimane imperturbata.
Ha invitato inoltre le autorità a smettere di propagare le violazioni di diritti umani contro le persone sospettate di separatismo.
“Alcune persone che sono state detenute per sette giorni secondo la legge marziale senza accuse sono state picchiate, e questo può solo portare ad ulteriore violenza”.
Negli scorsi dieci anni si sa che almeno due persone di media al giorno sono state convocate dai militari senza accusa alcuna.
Ad aprile 631 ragazzi sotto i 15 anni sono stati uccisi nei dieci anni e le morti totali sono 6159, ai parenti dei quali l’istituto invierà delle cartoline in segno di sostegno morale.
All’evento hanno anche parlato quattro parenti delle vittime.
“La gente vive nella paura” ha detto Yaowapa Kewanpetch di Pattani, la cui zia fu uccisa in una bomba esplosa, mentre sua figlia di 11 anni è ancora in una unità di cura intensiva.
Supamee Samada, un uomo di Yala il cui padre fu sparato ed ucciso ha detto che lui non ha idee di chi possa essere dietro le violenze nel profondo sud oggi.
Pravit Rojanaphruk Nation