Ci avviciniamo alla Conferenza del Cambiamento climatico indetta dall’ONU che si terrà a Parigi dal 30 novembre a 11 dicembre. Questa è la XXI sessione della Conferenza delle Parti (COP 21) alla convenzione quadro dell’ONU sul cambiamento climatico. La Thailandia, che si trova alla ventitreesima posizione dei paesi inquinanti per diossido di carbonio, ha potenzialmente una missione fondamentale, esemplificare il ruolo che può giocare una economia di media portata responsabile sul piano sociale ed ambientale.
L’obiettivo del COP 21 è di raggiungere per la prima volta un accordo vincolante ed universale sul clima per impedire che la temperatura del mondo salga di più di due gradi centigradi per il 2030, cambiamento visto come catastrofico ed irreversibile, ed uno che porterebbe probabilmente alla perdita di Bangkok come capitale. Uno studio importante del OECD indica che, per il 2070, Bangkok si troverà al settimo posto tra le città più esposte agli effetti del cambiamento climatico con tutti i fattori ambientali e socioeconomici. A causa della grandezza di Bangkok ci si attende un effetto disastroso sull’economia nazionale.
Il meccanismo del COP 21 è inteso come una rete di “contributi determinati intesi a livello nazionale”, per esempio impegni massicci a ridurre le emissioni di carbonio, cosa che la Thailandia deve ancora fare. In linea con la gran parte delle economie, l’inquinamento da diossido di carbonio della Thailandia è salito nettamente dalle 90766 kilotonnellate del 1990 alle 262 228 del 2013, un valore del 289% secondo Emission Database for Global Atmospheric Researche.
Comunque il futuro energetico della Thailandia sotto la giunta militare sembra essere già fissato. Secondo il nuovo piano di sviluppo energetico per 2015-2036, il paese è ingabbiato in un futuro basato su altri 20 impianti energetici a Gas (17,728 Mwe), altre nove centrali a carbone pulito (7,390 Mwe), poi 14,206 MW di energia rinnovabile tra le quali idroelettrica, una gran porzione della quale importata da Laos e Birmania. Sono previste fino a due centrali nucleari che saranno un salto completo nel mistero per la Thailandia specialmente in considerazione che la maggioranza degli incidenti nelle centrali nucleari sono dovute al fattore umano, cattivo addestramento e cattiva manutenzione.
Inoltre il paese non ha attualmente bisogno di tanta energia. La Thailandia pianifica un margine di riserva, cioè la quantità di energia disponibile usata nei picchi della domanda, del 15%. Comunque il piano pensa a margini di riserva fino al 39% per alcuni anni. Il problema è che la Thailandia sovrastima ogni anno la sua crescita economica assumendo che sia oltre il 4% quando storicamente si aggira attorno al 3%.
Un altro problema è il ruolo dell’energia idroelettrica importata che al momento si aggira attorno al 7% del totale. Con questo piano salirà al 15-20 % per 2036 e altra energia sarà importata dalla diga sul Mekong a Xayaburi e dalle dighe Hat Gyi e Mong Ton in Birmania, entrambe che impiegano ditte thailandesi per la costruzione. Tutte queste dighe avranno seri impatti sociali sulle minoranze etniche. E mentre queste fonti potrebbero sembrare “pulite” nei piani di bilancio thai, i devastanti impatti ambientali sono semplicemente spostati all’estero.
La decisione thai di proseguire con una potentissima centrale a carbone a Krabi del valore di 48 miliardi di Baht e 315 MW, come pure un’altra a Lampang, presentano anche dei seri problemi. Il Carbone è una grande fonte di avvelenamento da mercurio. Negli abitanti di Tha Thum a Pracin Buri si sono trovate quantità di mercurio oltre le 12 volte la dose massima accettabile ed i principali vettori sono le polveri volanti della locale centrale a carbone, la polvere di carbone dallo stoccaggio all’aperto o dalle ceneri di carbone usata come fertilizzante. Questi sono dei rischi per l’industria turistica di Krabi che hanno già provocato proteste con sciopero della fame.
Inoltre la tecnologia da Carbone pulito è ancora in una fase nascente e al momento può solo gestire diossido di zolfo, gli ossidi di azoto e particolati, mente il sequestro del CO2 è più complessa e costosa.
Questo fa sorgere la domanda del perché la Thailandia vuole costruire poche centrali a carbone molto grandi quando dovrebbe seguire vie più sicure e possibilmente meno costose, come reattori a biomassa come l’impianto da 40MW operato dalla DoubleA a Prachin Buri che usa legname e scarti vegetali. Si favoriscono in Thailandia abbastanza semplicemente grandi progetti grandi e centralizzati. Beneficiano del sistema centralizzato di approvazione dei progetti e, con il tasso di corruzione del settore pubblico al 25% come affermato dalla Camera di Commercio Thai, potranno dare benefici a burocrati poco scrupolosi.
Mentre non si vuole supporre una corruzione nel caso della centrale di Krabi, una offerta della partnership della Alstom francese e della giapponese Marubeni, richiedono una indagine. Alstom, una compagnia multinazionale di generazione di energia e di ferrovia, fu multata nel 2014 con 772 milioni di dollari per accuse di corruzione per poter ottenere dei contratti in Indonesia, Arabia Saudita e Egitto. Negli ultimi due anni è stata accusata di corruzione in India, Polonia, Tunisia, Lituania e Ungheria.
Marubeni è la quinta impresa commerciale giapponese ed era partner della Alstom in un caso di corruzione di una centrale elettrica Indonesiana che seguiva precedenti accuse di corruzione in Nigeria condannate con successo dagli USA secondo la legge del Foreign Corrupt Practices.
Un’altra ragione per il carbone centralizzato contro la cogenerazione distribuita o contro le rinnovabili è di incoraggiare lo sviluppo di imprese e partenariato thai, come nel secondo consorzio, una partnership tra Italian Thai, seconda impresa di costruzione thai, responsabile per la Linea Blu della MRT di Bangkok, e la Power Construction Corporation. Quest’ultima è una sussidiaria della Sinohydro Corp, impresa statale cinese dell’energia, e quindi la partnership potrebbe rappresentare una pratica tra compagnie thai ben note e la Cina per la proposta rete ferroviaria ad alta velocità della Thailandia.
La Thailandia si presenta al mondo come un paese a maggioranza buddista, ispirata da una filosofia di moderazione, la filosofia dell’economia sufficiente, ora una dei “dodici valori fondamentali della gente Thai”.
Per far apparir reale questo sentimento, c’è bisogno di moderare la sua pianificazione energetica e abbracciare quelle alternative come “la visione di una società a basso carbonio per il 2030” coordinata dall’Istituto di tecnologia Internazionale Siridhorn della Thammasat University
John Draper, Thenationmultimedia