Azizan Sudeng fu accusato di essere uno dei militanti armati che, nel gennaio 2004, partecipò all’attacco ad un deposito di munizioni dei militari thai, un evento ritenuto responsabile della ripresa dell’insorgenza.
La riunione ha fatto rivivere il dolore di lasciare la sua terra e ritornare a Terangganu sulla frontiera malese dove vive con la moglie ed i figli è stato un fatto notevole.
“Mio figlio piangeva perché voleva restare in Thailandia. Aveva solo sette anni quando fuggimmo dal paese. Vorrei che i militari mi aiutassero a sbrogliare gli ostacoli legali che in cui mi trovo” dice Azizan che viene dal distretto di Sungai Padi a Narathiwat.
Nel 2004, Azizan fu arrestato per due anni sull’accusa di aiutare l’insorgenza. Malui e i vice capo distretto Kamman Toh Deng furono prosciolti e rilasciati dopo che un tribunale scoprì che un poliziotto li aveva fatti confessare con la tortura di fare parte del BRN.
Qualche settimana dopo Azizan fu accusato di essere coinvolto nel tentato omicidio di un sergente di polizia a Sungai Padi nel 2004. “Avrebbero potuto inviare l’avviso quando ero ancora in prigione, ma attesero che uscissi e mi accusarono di un altro crimine anche se avevo un alibi.” dice Azizan.
Durante il processo lungo un anno fu minacciato e fu costretto a nascondersi. Era diventato un obiettivo dopo aver parlato della sua tortura durante la sua custodia.
La corte lo condannò per quest’accusa all’ergastolo per tentato omicidio. SI appellò ed ebbe la cauzione, ma fu distrutto mentalmente dopo quello che lui descrisse come una campagna di violenza di polizia contro la sua famiglia. Azizan decise che poteva solo scappare perché era improbabile che il suo appello avrebbe invertito la sentenza della corte.
“Molti che sono immersi nel processo sono uccisi in modo arbitrario e ho ancora paura.” dice “Spero che la promessa del governo di usare metodi politici non militari di risolvere questo aiuterà a garantire la nostra salvezza.”
Per qualche famiglia, l’incontro di lunedì ha dato l’occasione per celebrare. Un gruppo di 14 persone di quattro famiglie erano contentissime di ricevere la carta di identità thai prima di riattraversare il confine a Kuala Krai nella provincia settentrionale di Kelantan.
A parte dal convincere i militare a deporre le armi, lo scopo del riportare a casa gli esuli è stata molto importante per anni nel programma della IV armata dell’Esercito. Gli sforzi hanno pagato piano piano. Gli esuli che lasciarono la Thailandia per la Malesia per la sfiducia negli ufficiali thai piano piano ritornano.
Yakariya Mama e la sua terza moglie sono i prodotti della spinta a rimpatriare. Yakariya lasciò Cho Airong venti anni fa. Ha passato qualche anno a chiedere alle autorità una nuova tessera di identità e a dire loro quanto “ama e rispetta il re”. Alla fine due mesi fa, gli fu esaudita a richiesta. Ora con sua moglie attende con entusiasmo la tessera per il figlio nato in Malesia.
Ma Yakariya e sua moglie sono la minoranza. Il duro processo di rimpatrio è segnato dalla corruzione, mentre l’inconsistenza nell’applicazione della politica ha fatto poco per migliorare il sostegno per un dialogo di pace più vasto.
“Riportare a casa gli esuli del meridione thailandese, come dice il progetto, è una cosa. Ma questa gente ritorna a vivere in case vuote senza modo di vivere o altro sostentamento.” dice un ufficiale in quell’incontro. “Quelli condannati o che hanno sulla testa un mandato per omicidio sono il gruppo più difficile da aiutare.”
Metà di chi ha frequentato l’incontro al campo militare di Kalayaniwattana ricade proprio in questa metà difficile da aiutare.
Alcuni dei 467 persone che hanno partecipato sono uomini e donne accusate di essere coinvolte nell’omicidio di Juling Pongkummul, un docente giovane di Chang Rai che fu sequestrato a Narathiwat, picchiato in modo selvaggio e poi morto nel 2005 dopo otto mesi di coma.
Tra loro anche alcuni dei 131 thai che scapparono in massa da Narathiwat un decennio fa cercando asilo in Malesia e dicendo che avevano paura di attacchi da parte dei militari.
“Non è facile per gli esuli,” dice Azinan “Persino chi non ha un mandato non ha uno status legale appropriato in Malesia”
Il colonnello Somdet Yotha dice che il comandante della IV regione militare ha accettato di riproporre questo incontro. Ma ha detto che si deve fare ancora molto per rendere il prossimo incontro il più inclusivo possibile per poter coinvolgere quante più persone delle ONG, accusa, polizia e rappresentati del ministero di giustizia. La cooperazione da parte di tutti è vitale per realizzare l’ordine 230 di novembre del primo ministro che invitava le autorità locali a creare un ambiente giusto per ottenere la pace.
Ad attendere l’incontro c’era l’inviato di Prayuth Kasidit Archvakhum, felice a suo dire di ascoltare le opinioni e paure e determinato a sostenere gli sforzi di pace. “Il secondo incontro probabilmente sarà tenuto dopo il Ramadan durante hari Raya Puasa e il terzo incontro a settembre” ha detto Kasidit.
Per Panu Uthairat della SBPAC l’incontro era stato il primo passo per dare gli incentivi a riportar tutti gli esuli thai a casa. Panu ha detto che si devono identificare i differenti bisogni degli esuli e chiarificare le questioni legali per poter far seguire le riunioni familiari e poi la gente potrà pensare a riprendere il proprio posto sociale.
Un malese di Terangganu ha usato una metafora per descrivere l situazione degli esuli thai: La Malesia forse è la terra delle piogge d’oro, ma i thai vogliono tornare alla loro patria persino se piovono pietre.
Dietro le porte chiuse i colloqui di pace segreti fanno un passetto in avanti
Un mese dopo la ripresa dei colloqui di pace, il meridione fu colpito da 40 bombe in tre giorni. Ma nonostante la violenza i negoziati segreti sono andati avanti dietro le scene. Un’organizzazione ombrello, MARA, rappresenta i vari gruppi dell’insorgenza nei negoziati, mentre il generale Aksara Kherdpol guida la delegazione thai. Si sono tenuti due incontri, il secondo dei quali l’otto di giugno.
“Il generale Aksara è venuto nei colloqui in modo energico, come il team di MARA” dice un rappresentante di MARA “Ci sono state discussioni su come riprendere i colloqui formali e quando. Ma ci sono questioni tecniche e dettagli su cui accordarsi prima di cominciare ufficialmente il processo”.
“I Thai hanno chiesto un cessate il fuoco per il Ramadan” ha detto un rappresentate del MARA” senza però che le parti siano riusciti ad accordarsi. “Non siamo riusciti a metterci d’accordo perché il processo non è ancora cominciato e non hanno riconosciuto lo status del MARA. Non è ancora in piedi una forte agenda nazionale per la pace, indipendentemente da quale governo ci sia.” ha detto una fonte del MARA.
“Ogni altro incontro sarà considerato non ufficiale finché il processo non riprenda ufficialmente”.
Da parte Thai si riconosce che la non volontà della Thailandia di fare compromessi pone ancora un problema. Prima di andare verso i colloqui formali a Kuala Lumpur ad aprile, Aksara affrontò quasi un migliaio di locali radunatisi a Rueso.
“Le sue risposte alle domande della gente erano deludenti. Ha detto fermate gli attacchi e possiamo parlare di pace. Non c’era uno specifico quadro temporale e non disse nulla delle richieste del BRN” dice un fonte.
Le domande sull’impegno del BRN non sono blocchi insormontabili. Hassan Taib, ex capo negoziatore del BRN, si ritirò dai colloqui precedenti nel 2013. Quando si formò MARA il BRN sembrò di non voler lesinare persone a lavorare con il MARA.
Dato Samsamin, facilitatore malese, vuole spingere il processo, ed insieme ad altri membri della precedente delegazione favorevole ai negoziati, ha proposto che Awae jabat del BRN guidasse il comitati dei capi del MARA, insieme ai membri chiave degli altri sei gruppi separatisti.
Awae ebbe un ruolo importante nel lancio dei passati colloqui di pace nel febbraio 2013. Era aiutante del compianto Abdul karin Khalib, fondatore del BRN. Comunque Awae era assente dal secondo incontro a porte chiuse. Mancava anche Samsuddin Khan di una fazione del PULO.
Un fonte militare ha detto che il MARA era guidato dal duro Masukri Hari, figlio di Sama ae hari capo del consiglio islamico di Yala che partecipò anche ai colloqui del 2013.
Ci vollero 18 mesi per l’amministrazione Yingluck per produrre gli incontri storici benché frammentati con i separatisti musulmani del profondo meridione. Prayuth ha speso meno di un anno per far partire un processo simile. Ma la giuria è sull’approccio segreto del governo militare.
Alcuni osservano che la ripresa del processo di pace è un atto benevolo della giunta, ma per altri la mancanza di pubblicità mostra che il governo non è disposto a cedere di un passo.
Achadtaya Chuenniran, http://www.bangkokpost.com/lite/news/598400/no-easy-way-home-for-thais-in-exile