Sebbene l’accordo non sia ancora attivo, i primi ministri Hun Sen ed Abbot hanno espresso il proprio accordo su uno spostamento di rifugiati su base volontaria.
Questo accordo ha da subito suscitato tante polemiche per la storia cambogiana non proprio brillante nella gestione dei diritti umani, tanto che la senatrice australiana dei verdi Sarah Hanson Young ha deciso di vederci chiaro sull’accordo e recarsi perciò in Cambogia per verificare quanto denunciato anche da Human Rights Watch.
Si badi bene che la Cambogia ha solo 63 rifugiati attualmente sul proprio suolo che, in base ad una legge del 2009, avrebbero dovuto ricevere un permesso di soggiorno e risultare immigrati legali. Al momento, nonostante il risicato numero di persone coinvolte, nessuno ha avuto nulla.
«Human Rights Watch ha scoperto che da cinque anni neanche un singolo rifugiato ha mai ricevuto una carta di soggiorno, figuriamoci la cittadinanza» ha detto Pearson di HRW.
In Cambogia la carta di soggiorno è un requisito essenziale per poter essere naturalizzato. Senza di esso i rifugiati non hanno diritto neanche a spostarsi o ad avere una carta di identità. Senza un passaporto non possono avere un lavoro, una licenza di guida, aprire un conto alla banca, comprare una motocicletta o ricevere persino soldi dall’estero.
Come ci si può aspettare quindi che la Cambogia applichi quanto espresso nell’accordo che obbligherebbe la Cambogia a dare documenti di viaggio internazionali?
Dice la Pearson: “Dopo cinque anni la Cambogia non riesce ad applicare la propria legge sui rifugiati e quindi l’Australia è perlomeno ingenua nel credere che questo accordo sarà differente. Il governo australiano non deve far altro che guardare la storia povera dei diritti umani in Cambogia per rendersi conto del peso dell’impegno a proteggere i rifugiati’.”
Sul viaggio della senatrice Sarah Hanson Young parla TheGuardian:
«La senatrice Sarah Hanson-Young ha definito il programma di risistemazione dei rifugiati da 35 milioni di dollari come denaro di corruzione per far sì che la nazione del sudestasiatico ‘faccia il lavoro sporco che l’Australia stessa non vuol fare’, e dice che l’accordo deve essere revocato. ‘Non c’è futuro qui’ ha detto la senatrice al PhnomPenh Post in un’intervista durante la sua missione di indagine in Cambogia. ‘Prima diquanto non si pensi le famiglie potrebbero ancora una volta spostarsi’.
La Senatrice si è incontrata con capi dell’opposizione ed ha girato per le varie baraccopoli intervistando chi cerca asilo per poter comprendere che tipo di vita si aspetta per chi scegliesse di essere risistemato in Cambogia. Ha sottolineato le poche leggi sull’istruzione appropriata, sulla difficoltà per i rifugiati di trovare un lavoro e per la totale mancanza di servizi di salute mentale, cause tutte che non rendono il paese ideale per una opzione di risistemazione.
‘Da quello che posso vedere, quando le famiglie arrivano qui non sarà una vita da poter facilmente ricostruire. Mi fa male che l’Australia stia ributtando indietro i rifugiati ad uno stato di persone dislocate. E’ un accordo equivoco, ottuso, e dovrebbe chiudersi’.
Il commento della senatrice è giunto il giorno seguente alle dichiarazioni del ministro per l’immigrazione Scott Morrison che annunciava che i rifugiati registrati presso l’UNCHR in Indonesia dopo giugno 2014 non potranno più ricercare una sistemazione in Australia, una scelta condannata dai laburisti e verdi oltre che da vari gruppi.
Hanson Yong ha detto che questi cambiamenti sono ‘arroganti’ e ‘follia totale’….»
Il ministro Morrison ha poi definito, in modo arrogante, inutile la missione della senatrice che sarebbe solita lamentarsi ma che alla fine nessuno bada.
Continua il TheGuardian:
«..Il capo di fatto dell’opposizione Kem Sokha ha detto che l’ambasciata australiana a Phnom Penh ha ripetutamente ignorato le sue richieste di incontro e di discussione sul programma dei rifugiati. ‘Non è solo il partito dell’opposizione ad essere preoccupato per l’accordoma anche la metà della popolazione’ ha detto Ken Sokha.
I gruppi che lavorano sui diritti umani e sugli aiuti umanitari, insieme ad esperti dell’ONU e ad avvocati, hanno messo in dubbio la validità di questo accordo da 35 milioni di dollari che vedrebbe l’Australia dare solo un anno di sostegno alla risistemazione volontaria dei rifugiati detenuti a Narau a cui sarebbero assicurati corsi di lingua e di addestramento al lavoro, istruzione pubblica e servizi sanitari fondamentali. Il programma voleva inizialmente sistemare mille rifugiati ma la Cambogia potrebbe cominciare con appena quattro o cinque.
Chi critica l’accordo sostiene che la Cambogia, uno dei paesi più poveri e corrotti al mondo, già lotta per amministrare servizi di base alla propria popolazione e manca delle capacità e dei mezzi per gestire i rifugiati. HRW ha definito la storia dei rifugiati in Cambogia come ‘ancorata in gravi abusi di diritti umani’ e punta al fatto che il paese ha in passato rinviato rifugiati alle loro patrie dove andavano incontro a persecuzione nonostante foaaw firmataria del trattato dei rifugiati del 1951.
Il governo cambogiano da parte sua ha difeso l’accordo dicendo che sarebbe andato avanti col programma nonostante l’opposizione pubblica.
‘Penso che sia normale che quando il governo fa qualcosa non possa soddisfare tutti. Comunque alla fine tutto andrà bene senza i problemi che loro si attendono’ ha detto il ministero degli esteri.»