Il processo per Hannah e David a Koh Tao in Thailandia

Prima dell’assassinio dei giovani turisti britannici Hannah e David  lo scorso settembre, Hannah Witheridge e David Miller, della vita quotidiana dei lavoratori dell’emigrazione sull’isola di Koh Tao non si discuteva pubblicamente.

La cosa è cambiata quando furono indicati come sospettati principali dietro gli omicidi due emigranti.

Secondo la Rete dei Diritti dei Lavoratori dell’emigrazione, MWRN, questo sguardo sugli emigranti ha dato migliori opportunità per comprendere meglio le sfide che questi lavoratori devono affrontare a Koh Tao e sulle isole vicine di Koh Phangam e Ko Samui. Questa ricerca ha dato al gruppo legale per Zaw Lin e Wai Phyo, i due birmani accusati di omicidio, un lavoro in più.

processo per Hannah e David a Koh Tao in Thailandia

Mentre si avvicina il processo a Zaw Lin e Wai Phyo, sarebbe opportuno dare uno sguardo alla storia di discriminazione contro gli emigranti in Thailandia e dell’influenza che ha avuto sull’indagine per omicidio e la successiva messa sotto accusa.

La comprensione dell’impotenza e della vulnerabilità degli emigrati in Thailandia, insieme alla critica diffusa delle indagini di questo omicidio e le accuse per cui potenti figure sarebbero dietro gli sviluppi delle indagini stesse, continua a produrre una profonda sfiducia o sospetto che la gente reale responsabile degli omicidi deve essere ancora presa.

Per oltre un decennio gli emigranti hanno dato un contributo significativo al turismo, all’edilizia e ai settori dei servizi a Koh Tao, Koh Phangam e Koh Samui. Di contro alimenti e da dormire è talvolta dato gratuitamente, e mance e servizio possono migliorare il potenziale di risparmio in queste isole.

Eppure questi lavoratori si trovano di fronte a violazioni sistematiche dei diritti come la paga al di sotto della paga minima giornaliera di 300 baht al giorno (9 euro scarsi) e di 56 baht/ora (1.5 euro/ora) per lo straordinario, oltre a lavorare tutta la settimana senza giorno di riposo, senza ferie e senza paga maggiore per i giorni festivi. I datori di lavoro spesso ignorano le protezioni sociali obbligatorie e assistenza sanitaria.

Di frequente gli emigranti non hanno documenti ufficiali per portare motociclette, per vendere merci o per dare certi servizi. La corruzione è diventata norma mentre gli emigranti a causa della loro debolezza subiscono spesso estorsioni.

Gli emigranti in precedenza si facevano strada secondo regole non scritte della cultura di isole lontane che esistevano insieme a quelle ufficiali, benché poco applicate, di gestione dell’emigrazione. Ufficialmente i datori di lavoro devono registrare tutti gli emigranti che lavorano dando loro documenti di lavoro e di immigrazione. In realtà si pagano di solito pizzi di protezione mensili per ovviare a queste richieste.

Questo sistema generalmente accettato ma mai sanzionato di gestione degli emigranti su queste isole era rimasto intoccato anche dopo il golpe del maggio 2014. Mentre il governo militare spingeva per la regolarizzazione degli emigranti in tutto il paese, molti emigranti a Koh Tao e isole vicine restavano senza documenti.

Nei primi giorni di indagini sugli omicidi di Hannah e David e il susseguente arresto di emigranti “clandestini” sospettati dell’omicidio, il governo cerco di affrontare velocemente i rischi percepiti dell’emigrazione clandestina sulla sicurezza dei turisti e l’impatto conseguente negativo sulla reputazione del paese in risposta alla fretta dei media attorno agli omicidi che rivelavano come esistessero molti emigranti senza documenti che lavoravano a Koh Tao.

Alla fine ad ottobre si iniziò una regolarizzazione genuina degli emigranti a Koh Tao ed isole vicine con un’applicazione più stringente delle regole ed una maggiore presenza delle forze di polizia.

Sparite le tessere di protezione restano ancora le estorsioni. Mentre tali cambiamenti hanno avuto qualche cambiamento positivo, la gran parte degli emigranti timorosi della legge e grandi lavoratori vicono ora sotto una sorveglianza enorme.

A due settimane dagli omicidi la polizia doveva ancora dare un’incriminazione formale. Tra le affermazioni contraddittorie sulle prove e i sospettati, le indagini sembravano sempre più disorganizzate. Gli investigatori furono fortemente criticati per la presunta cattiva gestione delle prove, di aver abusato dei sospettati e di intimidazione dei testimoni. Fu gettata un’ombra non solo sulla salvaguardia del turismo, ma anche sulla credibilità del sistema penale thailandese nel suo tentativo di incriminare qualcuno responsabile dell’omicidio.

Molta gente importante, trovandosi sotto pressione affinché facesse un arresto, affermò ce gli assassini erano stati commessi da emigranti. Si iniziò un test a tappeto del DNA su tutta la comunità, che fece temere che gli emigranti sarebbero stati perseguiti come vittime sacrificali, data la relativa impotenza della comunità a rispondere in modo appropriato. Gli emigranti di Koh Tao rivelarono casi di presunta tortura durante le indagini.

Ai primi di ottobre le autorità arrestarono Zaw Lin e Wai Phyo, sospettati di aver commesso gli omicidi. Entrambi lavoravano a Koh Tao per fare soldi e sostenere le famiglie nello stato povero Rakhine nella Birmania occidentale. I due presumibilmente confessarono gli omicidi durante gli interrogatori e la polizia affermò che la colpa dei due aveva anche trovato riscontro in altre prove che li collegavano alla scena del crimine e al corpo di Hannah Witheridge.

Eppure dopo vari giorni i due dissero al personale dei diritti umani presso la prigione di Koh Samui di essere stati torturati dopo l’arresto prima di essere consegnati a chi faceva gli interrogatori. Una settimana dopo, i due si dichiararono innocenti di fronte ai loro avvocati. Entrambi affermarono che fu loro coperto il capo con buste a simulare il soffocamento, mentre furono minacciati di scariche elettriche, di essere bruciati e uccisi per strappare la confessione. E’ stata anche enunciata una cattiva condotta dei traduttori.

Una richiesta delle famiglie dei due assassinati per minimizzare il giornalismo scandalistico e inaccurato degli omicidi rifletteva la loro preoccupazione che ci fosse un processo da pubblica opinione che si basava solo sulle informazioni dei media.

Comunque dopo che i due birmani furono accusati, il giudizio sul caso dipende dalla corte di Koh Samui con il processo che inizia il giorno 8 luglio.

La giustizia genuina per questo caso la si può ottenere assicurando un processo equo e trasparente. Non è forse una cosa semplice, comunque, nel contesto delle sfide del sistema di giustizia thai e della posizione di impotenza storica, di discriminazione e sfruttamento che i migranti subiscono.

Un mezzo per assicurare la giustizia passa attraverso il dare uguaglianza di risorse all’accusa e alla difesa. Il gruppo della difesa, costituito da avvocati che lavorano pro-bono, si trovano davanti alla sfida eccezionale di avere 100 testimoni e migliaia di pagine di prove, di natura particolarmente legale, da esaminare, e poi indagare, in relazione ad esperti scientifici legali e di scena del crimine.

Inoltre le difficoltà sono ancor più sostenute poiché il processo avviene a Koh Samui, isola costosa e difficile da raggiungere, ed i processi devono essere tradotti in tre lingue. Ci sono inoltre limiti finanziari e pratici nell’identificare, raggiungere e quindi proteggere i testimoni che vivono fuori della Thailandia.

Come conseguenza, se la difesa non ha tempo e risorse per preparare la causa, o se il loro lavoro è ostruito in modo iniquo, c’è il serio rischio che i due accusati possano essere condannati anche a morte mentre il vero criminale se ne va in giro libero.

In tal caso non ci sarà giustizia per Hanna e David e quelli che li amano, solo altre due vittime in questo caso sempre più simbolico. MWRN vuole assicurarsi che gli emigranti, che contribuiscono così tanto col loro lavoro e presenza alla prosperità di Koh Tao e della Thailandia in generale, sentano che si è avuta giustizia dal processo di Koh Tao.

Oltre alle famiglie ed amici di tutti quelli interessati, anche la comunità dell’emigrazione in Thailandia, di frequente un proletariato di grandi lavoratori e individui silenziosi, è stata profondamente colpita dalle morti tragiche di Hannah e David e dall’accusa di omicidio per i loro connazionali.

Andy Hall, (SERC). BangkokPost

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