Era uno dei casi documentati dai gruppi dei diritti in Thailandia in cui molti thailandesi erano soggetti ad esecuzioni fasulle, tenuti in posizioni dolorose, private del sonno o sottoposte a torture, tutte introdotte dalla CIA qui nel 2002.
La Thailandia ospitò la prima prigione segreta della CIA dopo 11 settembre 2001, un sito nero. Lì gli americani ripetutamente waterborded almeno due detenuti di alto profilo, tecniche accresciute di interrogatorio che il mondo dopo avrebbe descritto come torture.
Sono dieci i prigionieri che la CIA tenne sul suolo thailandese prima che fossero trasferiti senza alcun processo a Guantanamo a Cuba o verso altri paesi, secondo quanto denunciato da Open Society Justice Initiative.
Questo capitolo nero della CIA è riemerso con la nomina di Trump a capo della CIA di Gina Haspel che presiedette la prigione segreta thailandese alla fine del 2002. La Haspel il 9 maggio sarà interrogata dai senatori che sostengono che quelle tattiche non estrassero alcuna utile informazione danneggiando la posizione USA nel mondo.
Ma in Thailandia la collaborazione con la CIA ha portato ad un’era di impunità delle forze di sicurezza secondo molti difensori dei diritti che accusano l’esercito e la polizia di adottare i metodi estremi della CIA contro i separatisti musulmani ed altri dissidenti.
“L’eredità della prigione segreta della CIA è una realtà quotidiana nella Thailandia di oggi” dice Sunai Phasuk di HRW in Thailandia.
“Ogni settimana c’è un caso di tortura e le tecniche sono molto simili a quello che sappiamo di quelle fatte dalla CIA. Sono considerate come mezzi efficaci. Non avevamo mai sentito prima di Waterboariding . Si cominciò ad usarla solo nel 2004 o 2005.”
Non c’è mai stata un’indagine sui rappresentanti thai o nelle agenzie coinvolte nella detenzione della CIA che sono continuate fino al 2004 violando le leggi nazionali.
Vari governi thailandesi hanno negato l’esistenza di un sito nero. Il comando dei militari che governa il paese dal 2014 include generali che potrebbero aver saputo qualcosa o che hanno dato il consenso, mentre l’opposizione politica ha dei sostenitori di Thaksin, primo ministro di allora.
“L’esistenza di un sito nero americano è uno dei segreti più maltenuti della Thailandia” dice Andrea Giorgetta, direttore per l’Asia di International Federation for Human Rights. “Non è una questione che tornerà alla superficie perché non dà beneficio a nessuno.”
La Thailandia non è l’unico paese ad aver esaminato il proprio ruolo nel programma della CIA che permetteva l’interrogatorio di presunti terroristi senza alcuna protezione legale. Dei 54 paesi che Open Society ha indetificato come aver catturato, tenuto, interrogato, torturato o aiutato a trasportare, meno della metà hanno aperto processi nazionali.
Panitan Wattamayagorn, politologo e consigliere del vice primo ministro per la sicurezza, ha detto che molti thailandesi sostenevano le misure dure dell’esercito particolarmente contro l’insorgenza, e chi avrebbe potuto sapere qualcosa del sito oscuro era scomparso dalla scena pubblica.
“E’ passato tanto tempo. Il caso non interessa più il pubblico se non ci sono cose nuove, e dovrebbe venire dagli USA” dice Panitan.
Persino il luogo dove si trovava la prigione è avvolto nel mistero.
Molti esperti credono che si trovava in un vecchio luogo della CIA nella provincia di Udon Thani. Alcuni dicono che sia in una base vicino Bangkok che gli USA usavano per rifornire i voli in Afghanistan. Altri indicano una sezione del vecchio aeroporto internazionale di Don Muang controllato dalla aviazione thailandese.
Si sa che il sito nero fu creato per tenere Abu Zubaydah, un palestinese considerato un sospetto quando fu catturato in Pakistan a marzo 2002. La CIA voleva un luogo dove l’andirivieni dei suoi ufficiali e degli ospiti non avrebbe attratto l’attenzione, come ha scritto Jose Rodrigez della CIA nel suo libro “Hard Measures”.
La Thailandia che aveva già un centro di intelligence operativo con gli USA accettò di aiutare.
“Ai nostri potenziali ospitanti promettevamo tre cose: la nostra gratitudine, una bella fetta di soldi e l’assicurazione che avremmo fatto di tutto per tenere la segretezza” scriveva Rodriguez nel libro.
In un luogo dal nome in codice di Sito di Detenzione Verde, Abu Zubaydah fu tenuto in una stanza bianca illuminata da quattro lampade alogene. Fu interrogato nudo e incatenato ad una sedia dopo essere stato tenuto sveglio per ore. …
“La Thailandia fu il precedente” dice Benjamin Zawachi. “Fu il primo luogo dove la CIA applicò le tecniche senza limiti su uno straniero”
Il senato americano nel suo rapporto concluse che le tecniche non estrassero alcuna informazione utile da Abu Zabaydah. Fu alla fine trasferito a Guantanamo dove sta tuttora.
Ma in quei giorni chi faceva gli interrogatori giudicarono la “fase aggressiva” in Thailandia un successo, scoprì il senato americano. Scrissero alla CIA che “doveva essere usato come un metodo per i prossimi interrogatori di prigionieri di alto valore”.
Haspel arrivò in Thailandia dopo gli interrogatori di Abu Zubaydah e gestì il luogo durante gli arresti di un altro sospetto di Al Qaeda, Abd Al Rahim al Nashiri, saudita che si pensava coinvolto nelle bombe del 2000 ad una nave americana.
Nashiri fu imprigionato in Thailandia per un mese subedo il waterboarded almeno tre volte. James Mitchell, uno degli psicologi che partecipò allo sviluppo di questo programma di interrogatori, ricordava che la piccola costituzione di Nashiri rendeva difficile mantenerlo legato. …
Quando la CIA sospettò che il luogo dei siti neri fossero stati fatti sapere ai media, e che troppi militari thailandesi sapevano del segreto, lo chiusero nel dicembre 2002. Nashiri fu spostato in un altro sito nero della CIA all’estero e attende ora il processo militare a Guantamano.
Tre anni dopo, la CIA, su invito di Haspel, distrusse 92 registrazioni degli interrogatori custoditi dalla CIA a Bangkok. ….
Non è chiaro quando il primo ministro Thailandese seppe della prigione. A novembre 2005 quando si seppe la storia sul Washington Post, Thaksin negò fermamente minacciando la querela verso il giornale secondo un cablogramma del Dipartimento di Stato.
Thaksin ed i suoi aiutanti continuano a negare di aver saputo qualcosa del sito nero. Ma per vari anni, l’industriale delle telecomunicazioni diventato politico si assicurò concessioni dal presidente Bush per aver sostenuto la guerra al terrorismo dichiarata dagli USA.
Nel giugno 2003 prima che andasse a Washington per incontrare Bush, Thaksin firmò un accordo per non dare l’estradizione di americani accusati di crimini di guerra di fronte alla Corte Penale Internazionale. Il suo governo si garantì poteri totali di detenere sospetti di terrorismo in una versione thailandese della legge americana Patriot Act.
Poco dopo USA e Thailandia catturarono Riduan Isamuddin o Hambali, indonesiano di Al Qaeda, vicino Bangkok. Per vari giorni la CIA tenne Hambali nudo, mantenendolo in una postura difficile e senza alimenti solidi. Ora è a Guantanamo.
Nell’ottobre quando Bush era a Bangkok per un summit regionale, Bush elogiò le forze di sicurezza Thailandesi per “aver posto fine alla carriera mortale di Hambali”.
Due mesi dopo l’amministrazione Bush promosse la Thailandia ad alleato principale non NATO permettendo l’acquisto di armi USA a prezzi scontati.
Gli USA offrirono solo una critica muta mentre Thaksin accumulava potere, lanciava la sanguinosa campagna contro la droga che fece migliaia di morti e imponeva lo stato di emergenza per reprimere l’insorgenza separatista.
L’esercito abbatté il governo Thaksin nel 2006 accusandolo di corruzione, ma ha continuato ad usare le sue tattiche dure contro i civili nel meridione con il capo militare Prayuth Chanochoa.
“Conviviamo con gli effetti della cooperazione degli USA” dice Pornpen Khongkachonkiet di Cross Cultural Foundation che produsse un suo rapporto del 2016 sulla tortura da parte di soldati e forze paramilitari nel meridione thailandese.
Il rapporto documentava 54 casi di tortura, molti dei quali includevano violenza psicologica intensa che parve designata a creare un senso di impotenza. Sebbene non sia chiaro se fossero stati presenti agli interrogatori personale Thailandese durante gli interrogatori della CIA, Pornpen dice che la polizia locale sembra aver adottato alcune delle tattiche più severe degli americani.
Un uomo disse che era stato tenuto in piedi nudo su una gamba a temperature molto basse. Un altro fu data acqua con forza fino a che svenne. Altri detenuti dissero che era stato loro impedito di addormentarsi e minacciati di morte se non avessero confessato i reati.
Invece di indagare sulle accuse i militari hanno denunciato Pornpen ed altri due per diffamazione. Le accuse sono state poi lasciate cadere ma Pornpen dice che le minacce di vendetta impediscono le vittime di parlare.
Le paure sembrano ben fondate. Nel 2004 Somchai Neelapaijit, avvocato che rappresentava cinque persone che denunciarono le torture della polizia che li costrinse a confessare, scomparve e non è stato mai più ritrovato.
I cinque poliziotti accusati della sua scomparsa furono rilasciati. Nel 2011 uno dei suoi clienti fu condannato per falsa testimonianza sulla sua presunta tortura e condannato a due anni di carcere.
Pochi Thailandesi hanno cercato di penetrare la segretezza che circonda le detenzioni della CIA.
Sunai lavorava come aiuto legale quando si seppe del sito nero e ricorda che i parlamentari di opposizione fecero una mozione parlamentare per costringere Thaksin a rispondere in parlamento.
“Rifiutarono di rispondere” dice Sunai. “Non è un reato rifiutarsi di rispondere. E fu l’unica volta che qualcuno provò a lanciare un’indagine”.
Tempo dopo Kraisak Choonhavan, che presiedeva la commissione sugli affari esteri, fu avvicinato da avvocati americani che rappresentavano una coppia di libici detenuti a Bangkok nel 2004.
La donna che era incinta di sei mesi, “Fu legata, imbavagliata e fotografata nuda mentre osservavano vari membri della CIA” secondo una lettera che il senatore John McCain inviò alla Haspel lo scorso mese chiedendole del suo ruolo nelle detenzioni.
Kraisak trasmise le domande ai contatti nella comunità dell’intelligence thailandese.
“Nessuno sapeva nulla” disse. “Voleva dire che era un’operazione strettamente della CIA”
All’età di 70 anni, Kraisak dic che la nomina di Haspel forse rappresenta la sua ultima possibilità di sapere di più di ciò che la CIA ha fatto in Thailandia.
“Per la maggioranza della gente questa non è un problema. Perché? Perché in Thailandia la tortura da parte delle autorità è comune. Ma mi vergogno davvero perché il mio paese permette che questo accade”