Un uomo che ha il tempo contato è il modo in cui spesso è descritto Thanathorn Juangroongruang, anche perché forse si sta esaurendo il suo periodo politico.
Il suo partito andò ben oltre le aspettative nelle ultime elezioni generali finendo al terzo posto con una piattaforma antimilitarista che ha catturato l’immaginazione dei giovani elettori thai che votavano per la prima volta.
Il suo Future Forward Party ora all’opposizione ha messo in dubbio la legittimità della transizione del regno da giunta militare ad ordine democratico sotto il segno del ritorno del golpista Prayuth a capo del governo.
Ma il vecchio ordine si sta vendicando della minaccia percepita di Thanathorn lanciandogli contro una serie di denunce che minacciano di azzoppare, di buttare fuori della politica o persino mandare in galera il giovane fotogenico imprenditore prestato alla politica.
Il 20 novembre prossimo ci sarà il primo verdetto sulle accuse pendenti di azioni societarie illegali, di sedizione, di crimine informatico e persino minaccia alla corona quando la corte costituzionale deciderà se togliergli lo status di parlamentare.
Altri verdetti successivi che mettano fuori Thanathorn o il suo partito potrebbero accendere l’instabilità, benché Thanathorn ha dichiarato allo scrivente che le proteste di piazza sarebbero solo l’ultima risorsa da prendere in considerazione.
Il 14 novembre Shawn W. Crispin di Asiatimes ha incontrato Thanathorn vicino al nuovo parlamento in costruzione il quale ha delineato la propria visione di un futuro più democratico con meno militari in giro.
Asia Times: Con queste 22 imputazioni contro di te ed il tuo FFP, ti senti vittima di una caccia alle streghe politica?
Thanathorn: Senz’altro. Gli organi militari che fecero cinque anni fa il golpe sono ancora lì. Ora governano sotto una forma democratica ma è ancora un regime autoritario. Ancora la giunta ma appare sotto un’altra forma. Si usano tutte quelle accuse per sopprimere chi sfida il loro comando, chi sfida il regime. Perciò crediamo che ci sia una motivazione politica.
AT: Perché i conservatori e militare sembrano temere ed odiare te ed il FFP?
Thanathorn: Diciamo delle verità sconvenienti in Thailandia. Ho 40 anni ed ho già visto quattro golpe. Perciò vogliamo porre fine ai circoli viziosi di golpe ed elezioni. Vogliamo stabilire una democrazia sostenibile e per fare questo dobbiamo riformare i militari, e demilitarizzare la società. E’ la prima volta che è nei programmi pubblici la riforma dei militari, di rendere il governo civile superiore al potere dei militari. La ragione della loro paura su quello che accade nel paese è che la Thailandia l’accetta ed ha un senso forte per la generazione più giovane. Questa credo sia la ragione che non vogliono farci esistere come forza politica, come partito politico.
AT: Cosa dite in risposta alle critiche che dicono che state spingendo troppo forte e in fretta per un cambio politico?
Thanathorn: Due cose. La prima è che in tutto il mondo la difesa della democrazia e dei diritti umani non è considerato radicale. Se dico le stesse cose in Giappone, in Europa, in USA, la gente non è scioccata. Ma parlare di democrazia, di diritti umani, di giustizia, di governo della legge significa essere radicali qui. E’ troppo veloce? Credo che con la velocità a cui si muove il mondo non è troppo veloce. Credo che i Thailandesi dovrebbero aver paura che ci muoviamo troppo lentamente.
AT: Se si tenessero domani nuove elezioni, vincerebbe il tuo partito?
Thanathorn: Non ne ho idea. Mettiamola così: credo che stia crescendo la popolarità del partito. La gente vede che siamo seri su quello di cui parliamo. Seguiamo la linea. Facciamo quello che abbiamo detto di fare. E guadagniamo in fiducia. Non sono sicuro che vinceremo ma avremo più voti.
AT: Hai la sensazione di essere più popolare tra le masse dell’ex primo ministro Thaksin, cacciato da un golpe ed in esilio, come icona della democrazia?
Thanathorn: Non credo. Non mi voglio sovrastimare. Non siamo stati mai in un governo e siamo opposizione che è quanto possiamo fare. Thaksin ha lasciato molte eredità quando si tratta di modernizzare le politiche pubbliche.
AT: Che relazione hai con Thaksin?
Thanathorn: Non l’ho incontrato da oltre 20 anni. L’ultima volta fu al capezzale di mio padre, ricoverato con un cancro al quarto stadio all’ospedale. Thaksin fece visita a mio padre per qualche notte prima che morisse. Altrimenti non l’ho mai incontrato faccia a faccia personalmente. E’ il mio rapporto con Thaksin. Credo che abbiamo un buon rapporto col Peua Thai, il partito che Thaksin aiutò a fondare. Una buona relazione di lavoro con loro nell’opposizione politica.
AT: Sei d’accordo che le politiche di questo e del governo precedente abbiano aiutato poche famiglie senza affrontare la divisione delle ricchezze del paese?
Thanathorn: Certo. Sono del tutto d’accordo che molti settori della nostra economia sono ancora sotto strutture oligopolistiche o monopolistiche. Troppi settori. Dà a poche famiglie del paese opportunità di rendita che creano un enorme ricchezza. E’ fin troppo chiaro e risaputo. Se si guarda ai golpe scorsi, queste famiglie sono sempre dietro di loro. Credo che debbano andare insieme la riduzione della differenza tra ricchi e poveri, la democrazia e la demilitarizzazione. Sono essenzialmente la stessa cosa. Se non riesci a fare una non riesci a fare le altre cose.
AT: Cosa succederà se il prossimo 20 novembre la Corte Costituzionale ti toglie lo status di parlamentare?
Thanathorn: La gente non comprende affatto questo. E’ solo lo status di parlamentare, se sto nel parlamento o meno. Non è la mia fuoriuscita totale e permanente dal fare politica. La gente parla di scioglimento del partito, ma non è questo il caso. Anche se non sono parlamentare posso essere sempre un candidato a primo ministro, posso essere sempre un capo del partito.
AT: ma ci sono molte altre denunce che potrebbero mettere te o il tu partito fuori della politica. Può perciò il tuo partito sopravvivere senza la tua guida carismatica?
Thanathorn: Se mi avessi fatto sei mesi o un anno fa la stessa domanda, avrei detto di no. Ma ora ho fiducia che il partito si stia rafforzando e sono del tutto convinto che, con me o senza di me, continuerà. Finché governeranno i militari, i nostro partito e la lotta continua. E’ più un viaggio che un’organizzazione, un viaggio di persone che vogliono vedere una Thailandia democratica.
AT: Con l’attuale clima politico ti attendi di andare in carcere ?
Thanathorn: E’ possibile
AT: Hai detto in precedenza che se si sciogliesse il tuo partito scenderesti per strada. E’ il caso?
Thanathorn: Nel 2010 la gente protestò per strada. Morirono cento persone, migliaia furono ferite. Alcuni persero i loro occhi, altri le gambe. Nessuno finora è stato chiamato a risponderne, dopo dieci anni. Nessuno ha dovuto rispondere.
Credo che quelle ferite siano ancora molto fresche, molto fresche. Comunque devo dire che la rabbia è reale, il vento del cambiamento è tangibile.
Se cammini per strada e parli alla gente, non amano il primo ministro, sono scontenti per le condizioni economiche attuali, vogliono vedere il cambiamento, non ce la fanno più.
Da una parte hai ancora nella mente della gente quella repressione. Ma dall’altro hai questa rabbia che puoi sentire. Non so cosa farà cambiare questo bilancio. Non so.
Per noi, finché non si esauriranno tutte le opzioni non andremo per strada. Il costo è alto, si parla di vite di gente ordinaria. Per noi siamo convinti di una transizione pacifica parlamentare. Anche se la speranza non è grande, ma è lì.
AT: Il capo dell’esercito Apirat Kongsompong di recente ha preso di mira il tuo partito come un rappresentante di una minaccia di una sinistra che risorge. Perché credi abbia scelto il tuo partito?
Thanathorn: Sosteniamo la demilitarizzazione e a loro non piace. Sono uno stato nello stato. Se vedere il parlamento, anche i politici non li toccano, non possiamo esaminare i loro conti, non possiamo vedere come spendono i soldi pubblici. Non esiste perciò un meccanismo di controlli. Non esiste nessun legame tra popolo e militari, sono uno stato nello stato. E’ sbagliato.
AT: alcuni credono che Apirat abbia ambizioni di primo ministro. Cosa ne pensi?
Thanathorn: E’ possibile. Presto andrà in pensione. La sola possibilità di diventare primo ministro è se c’è caos. In questo caso potrebbe fare un altro golpe e diventare primo ministro. La sola cosa che farebbe di lui un primo ministro è il caos.
AT: Così vuole tacitamente che il tuo partito crei caos per le strade forse dopo che sei messo al bando dalla politica?
Thanathorn: E’ possibile.
AT: Il tuo partito ha già fatto tanto nello sfidare il potere militare. Cosa c’è dietro la posizione del tuo partito di voltare contro un decreto di emergenza per spostare unità militari scelte sotto la guardia reale?
Thanathorn: Mi rifiuto di rispondere a questa domanda. La mia risposta ufficiale sarebbe quella già data dal segretario del partito in parlamento. E’ la nostra risposta è che la mancanza di trasparenza del decreto.
AT: Secondo alcuni è una sfida diretta ai poteri reali. Era questo l’intento?
Thanathorn: Rifiuto di rispondere.
AT: Perché i membri del partito di Prayuth, Palang Pracharat con insistenza provano a descrivere te ed il partito come antimonarchici?
Thanathorn: Perché nessuno di noi è accusato di corruzione, non siamo mai stati al governo prima. Credo sia il modo più facile per demonizzare qualcuno in Thailandia. Essenzialmente, la tirannia in tutto il mondo ha bisogno di creare un nemico immaginario. Prima era Thaksin, un nemico immaginario del paese. Ora sono diventato un nemico immaginario dello stato. Il modo più facile di costruire questo momento è definire una persona da demonizzare come antimonarchico.
AT: c’è un conflitto inerente tra un’enfasi sull’unità e la fedeltà e la spinta e partecipare alla politica democratica?
Thanathorn: Mettiamola così. Ovunque esiste la monarchia al mondo una monarchia forte e sostenibile vive nella democrazia. Comunque se non c’è democrazia e c’è la monarchia, l’istituzione genera un enorme stress in quella società. Credo che la prosperità di lungo termine della monarchia come istituzione va a braccetto con la democrazia. Se non si crea e finché non la si crea una democrazia forte, la monarchia come istituzione non è sostenibile.
AT: W credi che la Thailandia sia diretta in quella direzione democratica?
Thanathorn: Si spera.
Shawn Crispin, Asiatimes