L’ impennata di violenza mortale nel profondo meridione thailandese indica che né l’insorgenza né lo stato thai sono già pronti a depositare le armi.
Gli attacchi dell’insorgenza della scorsa settimana hanno acceso la discussione sul perché abbia raggiunto questi vertici dopo mesi di calma relativa.
Alcune autorità thai credono che l’insorgenza abbia fatto questi attacchi su scala regionale come vendetta per un attacco del 10 febbraio delle forze di sicurezza su una piccola base nascosta tra le magrovie del distretto di Nong Chik a Pattani.
Resta poco chiaro perché l’operazione sia stata definita un successo quando i cinque militanti presenti sul campo sono riusciti a scappare dopo un breve scontro a fuoco con le forze di sicurezza.
Sono stati sequestrati bombole del gas e materiale esplosivo ed un residente è stato trattenuto per l’interrogatorio.
Gli IED, dispositivi esplosivi improvvisati, sono fatti in loco ed il materiale necessario lo si può trovare in modo legale nella regione. Ma il fatto che le autorità siano riusciti a identificare il luogo di questo piccolo campo ci dice che l’intelligence sul terreno è migliorata ultimamente. Resta comunque un’altra storia rintracciare poi i militanti che restano inafferrabili ed evasivi, grazie in parte al forte sostegno che godono tra la gente del posto.
Per alcuni l’ impennata di violenza voleva essere una commemorazione dell’insorgenza dei compagni caduti, 16 militanti, che incapparono in un mare di proiettili presso un campo dei marine a Bacho, provincia di Narathiwat, il 13 febbraio di 13 anni fa.
Quell’operazione fu condotta dal ben conosciuto militante Mahroso Jantarawadee che, secondo fonti separatiste, ignorò l’avviso dei superiori sul pericolo di attaccare una base che si trovava vicino a possibili rinforzi.
La notte di venerdì scorso, quattro esplosioni hanno scosso il distretto di Narathiwat mentre è stata incendiata una stazione di carburanti a Nong Chik. La stessa sera un gruppo di militanti ha assaltato un posto di blocco delle forze di sicurezza a Tambon Lulor inondandolo di proiettili.
Nello stesso giorno furono uccisi due soldati ed altri cinque restarono feriti a causa di una bomba sul ciglio della strada a Krong Pinang, mirata a colpire ad una pattuglia a piedi di sette persone che passavano attraverso il villaggio collinare di Ban Saae. Poco dopo è stato trovato un filo di cento metri dietro un albero
Nella stessa mattina è seguta altra violenza mortale quando fu trovato morto un cittadino di Tambon Tam Masu del distretto Yaring di Pattani con un colpo alla testa su una strada trafficata. La gente del posto diceva che aveva una buona relazione di lavoro con la sicurezza nella zona.
Un altro attacco incendiario è stato portato avanti contro la scuola Ban Khai di Nong Chick la mattina presto di venerdì, il primo incidente di quello che doveva diventare un giorno molto lungo per le autorità del posto.
Forse l’attacco più violento del fine settimana è stata l’esecuzione di un autista di camion di trasporto mentre i due altri colleghi sono stati risparmiati. I resoconti iniziali dicono che sia stato ucciso come esempio perché non conosceva il Malay.
Una fonte del BRN ha insistito nel dire di non avere una politica di scelta di persone innocenti ma ha ammesso come sia un problema “il danno collaterale”. L’assassinio dell’autista del trasporto a Rangae è stato forse un incidente solitario in cui l’emozione ha preso il sopravvento dell’assalitore.
Il trasporto di merci su strada è parte della vita economica da cui la gente, indipendentemente dalla etnia o dalla religione, dipende per vivere. Quindi ha detto una fonte del BRN è chiaro che deve restare intatta.
La stessa politica si applica alle imprese del caucciù e agli autosaloni, sebbene questi ultimi si siano trovati in mezzo al fuoco incrociato delle azioni di vendetta contro la sicurezza thai accusata di grasso abuso di potere.
Fonti dell’insorgenza dicono che ai militanti è stato detto di rallentare la campagna violenta negli scorsi 12 mesi se non per azioni di vendetta che i militanti sono incoraggiati a portare avanti con forza.
Gli attacchi devono essere condotti su “obiettivi legittimi”, vale a dire la sicurezza, tenendo conto anche dei “danni collaterali” vale a dire le possibili vittime civili. Lo scopo è di demoraizzare le truppe come anche screditare l’apparato della sicurezza e le misure associate come il modello Thung Yang Daeng, che altro non è un tentativo di spostare l’onere della sicurezza sui rappresentanti locali dei villaggi.
Secondo fonti della insorgenza, l’attacco presso il campo nelle mangrovie della scorsa settimana era in linea che le regole non ufficiali di ingaggio e non meritava una vendetta come pure il terzo anniversario della morte di Mahroso.
A far scoppiare l’ondata di violenze nel fine settimana di venerdì fu l’uccisione del 6 febbraio di un capo comunità a Tambon Yupo di Yala. Le autorità, secondo un cittadino, lo avevano accusato di chiudere un occhio sulle attività dell’insorgenza nell’area. In modo particolare è stata l’uccisione di un ranger paramilitare del 13 dicembre che era stato descritto come un obiettivo importante per il suo lavoro di intelligence locale.
Il ranger era in ferie per fare visita alla tomba di sua madre morte di recente quando fu ucciso da una bomba posta sul sito che ferì anche il padre. Fonti del BRN sostengono che il capo di comunità di Tambon Yupo, accusato di aver chiuso un occhio sull’attività dell’insorgenza, sia stato ucciso da una squadra della morte del governo.
Nonostante questa impennata di violenza, il governo vuole mostrare di fare progressi nella sua Fase I del negoziato di pace con un gruppo di sei organizzazioni insorgenti di lungo corso che si sono definiti MARA Patani. Il governo di Bangkok è determinato a instaurare una zona di sicurezza, termine di convenienza per chiamare un cessate il fuoco.
Il facilitatore malese designato Dato Ahmad Zamzamin Hashim e il rappresentante del MARA Patani Awang Jabat sono stati invitati a parlare ad una conferenza a Patani alla fine del mese. L’idea, dicono fonti del governo, è di assicurare membri del MARA Patani che hanno l’immunità dalla azioni governative e penali. Ma forse questa manifestazione di mezze aperture non sono sufficienti dato che persone come Jabat non hanno conti in sospeso con lo stato.
MARA Patani probabilmente farà del problema dell’immunità una delle sue richieste prima che il processo di dialogo diventi negoziato ufficiale tra le parti.
La sfida reale in questa fase informale è di dimostrare che MARA Patani ha influenza sull’insorgenza sul terreno che combatte.
Il BRN che controlla la grande maggioranza dell’insorgenza sul terreno, ha varie volte rifiutato d prendere parte all’iniziativa attuale di pace.
L’ impennata di violenza della scorsa settimana ci ricorda che non si raggiunge nulla facilmente in questa storicamente contestata regione, dove giocano da sempre militanti, sicurezza ed altre parti.
Don Pathan (www.pataniforum.com), Nationmultimedia.com