Le autorità thailandesi è un po’ che si danno da fare alacremente per contenere lo scandalo dei rifiuti dopo aver scoperto che quest’anno sono state importate grandi quantità di plastiche e rifiuti elettronici, in modo anche illegale, da imprese coinvolte nel riciclaggio.
I thailandesi hanno scoperto con orrore che nelle ultime settimane sono state inviate migliaia di tonnellate di rifiuti da quando la Cina ha chiuso, a fine anno scorso, le importazioni di rifiuti da paesi ricchi.
Le notizie sono emerse dopo che a fine maggio la polizia ha sequestrato un impianto di gestione a Chacoengsao dopo che era stata fatta emergere la notizia che si bruciavano rifiuti, contrabbandati dall’estero, in una industria.
Secondo il Ministero dell’Industria nel 2017 la Thailandia aveva 60 mila tonnellate di rifiuti elettronici. 7400 erano di origine nazionale, mentre 53 mila erano importati. In Thailandia ci sono 148 impianti che possono trattare rifiuti elettronici fino a recuperare i metalli prezioni. La maggior parte di questi rifiuti viene dal Giappone, Hong Kong e Singapore. il 98% dal telefonini, circuiti elettronici e computer. Prachathai.
Sono stati scoperti lavoratori della migrazione clandestini, privi di addestramento e di equipaggiamento di protezione, a lavorare per 200 euro al mese e maneggiare materiai tossici con tutti i rischi dei metalli pesanti per sé e l’ambiente.
Il padrone cinese dell’impianto, secondo il rapporto del The Nation, fu accusato di aver importato rifuti pericolosi con false dichiarazioni alla dogana in cui si dichiaravano che erano beni di seconda mano.
Questa scoperta portò ad altre perquisizioni e sequestri di rifiuti illegali. Si è scoperto che sono stati importati 210 mila tonnellate di rifiuti nei primi cinque mesi provenienti da 35 paesi.
Sono sorte subito le paure che la Thailandia possa diventare la nuova discarica dei rifiuti elettronici del mondo e da quanto tempo si è verificato l’accumulo di questi materiali pericolosi.
Il primo giugno furono ritrovati quattro container di rifiuti di plastica a Bangkok Orientale amplificando le paure che già prendono il paese con problemi interni di smaltimento di plastiche che esso genera. Si ritrovano spesso tartarughe ed altri animali marini affogati da plastiche liberate in mare.
Alla terza settimana furono sequestrati altri 20 siti e si è accesa la discussione sui cambiamenti apportati dalla giunta militare secondo cui questo genere di imprese potevano essere create dovunque, aprendo così la porta “alla crescita di importazioni dei rifiuti stranieri”, in quanto senza alcuna zonizzazione si potevano istituire queste imprese di smaltimento di rifiuti.
Un rappresentante di Greepeace ha detto: “I rifiuti elettronici, chiamati ewaste, possono essere utilizzati per alimentare gli inceneritori come anche la plastica non riciclabile. Questo ordine della giunta ha tolto molte restrizioni agli inceneritori e alle imprese dei rifiuti.”
Per la vastità del problema e delle notizie che politici nazionali erano coinvolti nel traffico illegale di rifiuti, il vice primo ministro ha detto che non saranno ammessi importazioni di rifiuti dall’estero. Sono state sospese le licenze a cinque importatori dopo che si è scoperto che utilizzavano cinque imprese illegali per il riciclaggio.
Il ministro dell’interno Anupong Paochinda ha detto che il governo ha istituito un gruppo di lavoro per capire come regolare l’importazione di rifiuti.
“Non sono solo rifiuti elettronici ma anche altri rifiuti pericolosi. Se non ne beneficia il paese e causa un impatto ed un peso negativo, non permetteremo altre importazioni”.
Nel caso questo sistema non funzionasse c’è sempre l’articolo 44 per superare le altre barriere legali per trattare il problema.
Nel frattempo nei porti di Bangkok e Laem Chabang ci sono 400 containers, che conterrebbero ewaste, plastiche e metalli, abbandonati. La dogana ha detto che se nn vengono reclamati entro 15 giorni, li invieranno indietro nei paesi di provenienza, Cina, USA, Singapore, Hong Kong e Giappone.
Il gruppo americano Basel Action Network ha messo in guardia sul rischio che ciò che è accaduto in Thailandia possa ripetersi in altri paesi della regione. Molti paesi in via di sviluppo potrebbero subire “un’ondata di rifiuti elettronici e di plastica” se non fanno nulla per vietare l’importazione di tali rifiuti ratificando un accordo internazionale, Emendamento di Basilea. Questo emendamento vuole cambiare la convenzione di Basilea fra 194 paesi per rendere illegale esportare rifiuti pericolosi dai paesi sviluppati europei verso paesi più poveri.
Secondo Basel Action Network la maggior parte dei rifiuti elettronici americani ed euroepi sono esportati in Asia, Hong Kong, Thailandia e Pakistan.
“Cina, Brunei, Indonesia, Malesia e Sri Lanka hanno ratificato l’accordo ma Bangladesh, Cambogia, India, Laos Myanmar e Filippine, Thailandia e Vietnam non lo hanno fatto.” dice il Network. E’ particolarmente ironico che mentre il governo thailandese è giustamente preoccupato per non diventare una discarica mondiale, non ha fatto nulla per ratificare l’emendamento di divieto a cui mancano tre ratifiche per diventare una legge internazionale”
Jim Pollard, AsiaTimes