Thailandia e Malesia hanno adottato alcuni mezzi molto diretti per affrontare le sfide del dopo democrazia, ma non sembrano capire che, mentre la democrazia è un quadro di riferimento istituzionale particolare, la democratizzazione è un processo in corso. La democrazia per sua natura è sempre qualcosa che non termina, senza fine e sempre soggetto a restauri.
Questa è la ragione per cui giustificare la sorveglianza ed i tentativi di controllare e contenere l’emancipazione dei cittadini, intenzionalmente o no, per rendere le condizioni giuste per la democrazia, prima o poi, si ritorcono contro.
I militari thai, il primo di aprile, hanno revocato l’uso della legge marziale vecchia di cento anni, profondo meridione a parte, e l’hanno sostituita con l’articolo 44 della loro costituzione provvisoria.
L’articolo 44 incanala lo spirito dell’articolo 17 di mezzo secolo fa che diede al dittatore Sarit Thanarat potere totale sull’esecutivo, sul sistema giudiziario e sull’apparato legislativo. La sola differenza è che le esecuzioni pubbliche non sono più di moda.
Il Consiglio nazionale per la pace e l’ordine, NCPO, che canta la canzone che tutti i corpi dello stato devono ballare, ha quindi emesso gli ordini che specificano come gli ufficiali militari fin dal grado di sottotenente possono agire da polizia nell’eradicare le minacce alla società.
Secondo l’articolo 44, come si sa, gli ufficiali militari possono detenere le persone per sette giorni senza accusa formale. Possono perquisire ambienti e confiscare beni senza un mandato. L riunioni pubbliche di oltre 45 persone sono ancora vietate, ed i media continuano ad affrontare una censura dura da parte delle autorità.
I militari, in breve, hanno potere assoluto quasi un anno dal golpe.
I sostenitori di questa giunta credono che sia cruciale consolidare il potere in mani limitate, ed in questo caso in quelle del presidente del NCPO generale Prayuth) durante il periodo di transizione verso le riforme maggiori. Ma i critici vedono che lo scopo di questi poteri, specie l’uso esteso della detenzione senza processo, un modo per mettere la museruola ai dissidenti.
Ora si vedono l’articolo 44 e gli altri ordini del NCPO come una cura per tutto quello che assale il paese, dalla cronica mancanza di personale nel controllo del traffico aereo ai biglietti costosi della lotteria. Il ministro del trasporto ha persino lanciato l’idea di invocare l’articolo 44 per accelerare i lavori infrastrutturali e l’acquisizione di bus pubblici.
Una settimana dopo che la Thailandia introdusse l’articolo 44, il parlamento malese approvò la Legge della Prevenzione del Terrorismo, POTA, e relativi emendamenti che i sostenitori dicono combatterà il terrorismo. Ma i gruppi di difesa dei diritti umani sostengono che la legge permetterà la detenzione senza processo fino a due anni, estendibile all’infinito, senza garanzia di un rappresentante legale. Elimina anche l’appello giudiziario per chiunque accusato secondo questa legge, proprio come in Thailandia.
Il primo ministro malese Najib Razak, che ospiterà il Summit Asiatico il mese prossimo, ha riportato indietro l’orologio tre anni dopo la revoca della legge del 1960 di Sicurezza Interna. Ancora una volta il governo può fermare la gente arbitrariamente e indefinitamente. La legge della sedizione del 1948, usata per colpire le persone che il governo non ama, resta ancora tra i codici nonostante le promesse di cancellarla.
L’intento affermato del POTA è quello di contenere i militanti islamici in un paese che ha visto 90 dei suoi cittadini viaggiare nel Medio Oriente per unirsi ai gruppi terroristi, ma il potenziale di abusi è molto elevato.
La legge aggiunta delle Misure Speciali contro il Terrorismo nei paesi esteri permette alle autorità di revocale i documenti di viaggio malesi o sequestrare i documenti di viaggio stranieri, se qualunque cittadino nazionale o straniero, che viaggi per o dalla Malesia, “intraprenda azioni o sostenga azioni terroristiche”. Chi rifiuta di adeguarsi può essere arrestato fino a due anni.
Una Commissione di Prevenzione del Terrorismo avrà il potere di emettere la condanna di detenzione fino a due anni o gli ordine di restrizione fino a cinque anni che possono essere rinnovati indefinitamente. Chiunque sia messo sotto ordine di restrizione deve indossare un oggetto di monitoraggio elettronico e le sue impronte digitali e una sua foto sarà registrata pubblicamente.
“Questa legge è un grande passo indietro per i diritti umani. Pone serie preoccupazioni che la Malesia tornerà a pratiche del passato quando gli agenti del governo usavano frequentemente la paura di detenzione illimitata per intimidire e mettere la museruola ai critici” ha detto HRW.
A Kuala Lumpur in questi giorni iniziano la Conferenza della società civile dell’ASEAN e il Forum dei Popoli dell’ASEAN. Tantissimi partecipanti daranno voce alle gravi preoccupazioni sulle misure draconiane adottate dalla Thailandia e Malesia, come pure la tendenza più vasta verso le scomparse forzate e la sorveglianza su Internet nella regione.
Thailandia e Malesia devono essere coscienti che le forze sociali che emergono nel XXI secolo non si possono più contenere o cooptare dentro un quadro istituzionale esistente. Lo sfrenato autoritarismo ha fatto il suo tempo.
ACHARA ASHAYAGACHAT, BangkokPost