Incertezze e pericoli per donne nel dopo sisma nel Myanmar

Nonostante il cessate il fuoco proclamato dalla giunta militare birmana nel dopo sisma di fine marzo nel Myanmar che ha fatto finora 3600 morti, l’ufficio dell’ONU sui diritti denuncia che i militari birmani hanno lanciato almeno 120 attacchi aerei sui civili nelle zone della resistenza birmana.

“Al momento mentre la sola attenzione dovrebbe essere di far recapitare l’aiuto umanitario nelle zone disastrate, i militari fanno ancora attacchi” ha detto Ravina Shamdasani che ha citato l’invito dell’Alto Commissario ONU per i diritti umani a rimuovere tutti gli ostacoli perché possa arrivare l’aiuto e a cessare le operazioni militari.

Incertezze e pericoli per donne nel dopo sisma nel Myanmar

“Numerosi attacchi sono avvenuti in aree popolate e molti di questi sembrano attacchi indiscriminati e infrangono il principio di proporzionalità nella legge umanitaria internazionale” ha aggiunto la portavoce ONU che ha ricordato come nell’epicentro del terremoto a Sagaing specie nelle aree della resistenza al golpe le operazioni di ricerca e salvataggio sono fatte dalla sola comunità locale.

Sono sforzi notevoli e di valore che hanno bisogno però di essere sostenuti. Perciò la portavoce Ravina Shamdasani ha chiesto ai militari un’amnistia completa per tutti coloro che sono stati incarcerati a causa del golpe tra cui Aung San Suu Kyi e U Win Myint.

Nella regione di Mandalay e di Sagaing ad essere colpite sono state due scuole dove vivevano famiglie povere che avevano dovuto abbandonare le case per sfuggire agli scontri.

“C’erano famiglie povere a vivere in quella scuola. Quando gli aerei hanno preso di mira la scuola non c’era ragione per farlo. Erano famiglie dislocate che vivevano lì” dicono alcuni rifugiati delle bombe alla scuola di Inpinlu nel Sagaing dove è morta una tredicenne.

Altre notizie parlano di un attacco aereo lanciato su un mercato affollato nella municipalità di Wuntho nello stato Kachin che ha ucciso 25 persone come anche di un altro attacco nello stato Chin con altri dodici civili uccisi.

Secondo i dati del Governo di Unità Nazionale gli attacchi aerei della giunta militari dopo il terremoto hanno ucciso almeno 65 persone e ferito altri 60, mentre a causa dei bombardamenti di artiglieria sono morte 7 persone e ferite 31.

Incertezza e pericoli per donne, ragazze e popolazioni vulnerabili nel dopo sisma in Myanmar.

Il terremoto nel Myanmar è l’ultima di una serie di vulnerabilità senza precedenti che la popolazione ha davanti dopo che il golpe della giunta militare del 1 febbraio 2021.

Gli effetti del sisma hanno aggravato ancora e messo in mostra la vulnerabilità di donne, ragazze e di persone di genere differente che spesso sopportano il peso degli impatti del disastro.

Il sisma viene dopo mesi dal tifone Yagi che ha portato alla morte 844 persone a settembre 2024 colpendo in modo sproporzionato donne e ragazze.

Crediamo accadrà la stessa cosa con il sisma.

I militari non solo tendono a trascurare le comunità bisognose, ma politicizzano la risposta ai disastri, trasformano gli aiuti in un’arma applicando criteri discriminatori alla loro distribuzione, continuando ad attaccare le comunità con legami con la resistenza.

Ad aggravare ulteriormente i problemi della risposta abituale della giunta, c’è il recente e massiccio ritiro dei fondi umanitari da parte degli Stati Uniti che ha peggiorato gli effetti del disastro.

Le urgenti necessità create dal terremoto e le dimensioni di genere del suo impatto richiedono una risposta basata sull’attenzione alla quota sproporzionata di difficoltà sopportate da donne, ragazze e altre popolazioni emarginate in Myanmar.

La risposta della giunta nel dopo sisma

Anche se gli sforzi di soccorso sono in corso, il terremoto della scorsa settimana ha rivelato la caratteristica negligenza e persino l’ostilità delle autorità militari nei confronti delle comunità in difficoltà.

Anche se sono stati confermati più di 3.000 morti a causa del sisma di magnitudo 7,7, altri 4.500 feriti e più di 300 dispersi, la giunta ha continuato a condurre attacchi indiscriminati nelle aree colpite, che hanno già causato almeno 10 vittime.

Dopo il disastro, l’aviazione ha ripetutamente preso di mira lo Stato di Karenni, anche con un recente raid aereo sul municipio di Hpruso, utilizzando bombe da 500 e 300 libbre, a dimostrazione di come i civili siano minacciati dalla giunta anche nelle aree risparmiate dagli effetti peggiori del sisma.

Nel suo continuo disprezzo per la vita dei civili, evidente nella lunga storia della dittatura in Myanmar, l’esercito ha effettuato più di 8.000 attacchi aerei in almeno 162 municipalità dal colpo di Stato del 2021. Anche in seguito a disastri naturali senza precedenti e a uno sforzo nazionale per sostenere i soccorsi, la giunta militare non ha esitato a sganciare bombe.

Rappresentano sfide significative anche l’ostacolo alle operazioni di soccorso da parte della giunta, l’ignorare gli appelli a consentire l’accesso immediato e libero ai sopravvissuti e il prendere di mira gli operatori umanitari e i primi soccorritori.

Sulla base dei precedenti di cattiva gestione degli aiuti da parte dell’esercito dopo i disastri naturali del passato, ultimo il tifone Yagi, le organizzazioni della società civile hanno anche messo in guardia da impatti a lungo termine potenzialmente disastrosi, poiché la giunta dà priorità al proprio potere e ai vantaggi politici rispetto ai bisogni delle comunità colpite.

Nei pochi giorni successivi al sisma, la giunta ha permesso ad alleati come la Cina, la Russia e l’India di gestire le operazioni di soccorso e di aiuto nelle aree colpite, mentre ha negato l’accesso ai soccorritori di Paesi meno fidati come Taiwan.

Negli USA, l’amministrazione Trump ha dichiarato che avrebbe fornito “fino a 2 milioni di dollari” per sostenere le persone colpite dal disastro. Tuttavia, queste promesse sono in evidente contrasto con il recente smantellamento dell’USAID, che ha portato a massicci licenziamenti in tutta l’agenzia e alla fine effettiva dei programmi salvavita a livello globale, compreso il Myanmar.

Secondo il Washington Post, gli aerei e gli elicotteri statunitensi precedentemente utilizzati per i soccorsi in caso di calamità “non sono mai decollati”.

L’impatto sproporzionato sulle donne, persone LGBT e di genere differente

I civili stanno lottando per sopravvivere tra le condizioni di incertezza e le infrastrutture distrutte derivanti sia dai disastri naturali che dagli attacchi della giunta, soffrendo per l’aggravarsi della povertà, il protrarsi degli sfollamenti, i traumi psicologici e la diffusione delle malattie.

L’impatto dei disastri ha una chiara e significativa dimensione di genere, resa ancora più grave dalla cattiva gestione della risposta dell’esercito del Myanmar e ulteriormente aggravata dalle interruzioni dei finanziamenti.

Le organizzazioni della società civile, i difensori dei diritti umani e i gruppi vulnerabili – in particolare le donne, le persone LGBT e le minoranze etniche – sono esposti a rischi significativi, tra cui arresti arbitrari, sfollamenti forzati e violenze.
Le devastanti perdite causate dal terremoto pongono ulteriori sfide alle donne sopravvissute e alle organizzazioni femminili che hanno perso i finanziamenti.

Il loro lavoro è stato minato, e potrebbe essere definitivamente compromesso, dalla rottura imprevista di reti umanitarie consolidate da tempo e da leader mondiali indifferenti alle conseguenze delle loro azioni sulle comunità vulnerabili.

Le nuove, conseguenti lacune e menomazioni nel panorama umanitario hanno avuto un impatto drammatico sulle donne e sulla diversità di genere. I disastri aggravano gli effetti che le donne possono già subire a causa dei cambiamenti climatici, con l’aumento delle temperature e dell’inquinamento atmosferico che contribuiscono all’incremento delle nascite premature, del basso peso alla nascita e, in generale, della salute materna.

Ora, l’accesso delle donne alle cure prenatali e neonatali, così come ai servizi di salute mentale, è sempre più a rischio. Anche l’accesso e i servizi per la salute riproduttiva sono stati compromessi dopo che il terremoto ha causato danni significativi a strutture potenzialmente salvavita come cliniche e ospedali.

Secondo The Guardian, tre ospedali sono stati distrutti e 22 hanno subito danni parziali, mettendo a dura prova il sistema sanitario e limitando ulteriormente i servizi a disposizione delle donne.

È probabile che le donne debbano affrontare difficoltà economiche a causa dell’interruzione dei loro mezzi di sostentamento, e quelle che lavorano nei settori informali sono già in genere tra le ultime a ricevere gli aiuti. Questo potrebbe aggravare il crescente divario salariale tra i sessi e l’insicurezza economica che le donne hanno sperimentato in Myanmar a causa della pressione sociale a lasciare la forza lavoro, sposarsi giovani e crescere i figli.

Secondo UN Women, circa l’87% delle donne non sposate e quasi il 100% di quelle sposate hanno perso la loro fonte primaria di reddito nel Delta dell’Ayeyarwady quando il ciclone Nargis ha colpito il Myanmar nel 2008.

Il fatto che la giunta abbia preso di mira le scuole e la difficoltà di accesso all’istruzione per gli sfollati ha moltiplicato le barriere educative dopo il colpo di Stato. Infine, la tensione, l’ansia e l’incertezza derivanti dall’insicurezza hanno portato a un aumento della violenza di genere, che mette ancora una volta a rischio le donne.

Risposta localizzata

Le voci della regione stanno già lanciando l’allarme sulle preoccupazioni per le donne, i bambini, gli anziani, i disabili e i detenuti, chiedendo una risposta localizzata al terremoto.

“Gli aiuti devono dare priorità a un sostegno sensibile alle questioni di genere, garantendo l’accesso agli aiuti mestruali, a rifugi sicuri e a cure mediche per le donne, comprese le donne incinte, le neomamme e i neonati”, si legge in un appello d’emergenza del gruppo Sister2Sisters, che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza contro le donne da parte dei militari del Myanmar.

Con migliaia di persone colpite dal terremoto che si aggiungono al già straziante numero di sfollati in Myanmar, la necessità di assistenza umanitaria non è mai stata così urgente dopo il colpo di stato del 2021. Gli attacchi aerei della giunta hanno devastato le infrastrutture nelle aree civili e preso di mira case e villaggi, oltre a profanare scuole, cliniche ed edifici religiosi.
L’assistenza materiale necessaria per mitigare queste crisi, comprese le forniture di vestiti e cibo per i neonati e le donne incinte, è quindi costantemente insufficiente. Inoltre, i bombardamenti indiscriminati hanno isolato le comunità e instillato un profondo e continuo senso di paura tra i civili.

In Myanmar ci sono oltre 3 milioni di sfollati interni e 20 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria, tra cui 6,3 milioni di bambini e 7,1 milioni di donne, che di solito sopportano il peso maggiore delle difficoltà dovute allo sfollamento.

Le centinaia di case e rifugi distrutti dal terremoto aumenteranno inevitabilmente questi numeri, limitando le opzioni per le vittime di violenza domestica, minando la capacità delle donne di abbandonare situazioni di violenza e restringendo i percorsi per la giustizia di genere.

Inoltre, è probabile che la presenza delle truppe della giunta nelle aree colpite aumenti durante la risposta all’emergenza, e l’esercito ha spesso usato le crisi internazionali per distrarre dai crimini che regolarmente commette.

La scarsità di cibo e la mancanza di fonti affidabili di acqua potabile aumenteranno le difficoltà e i problemi sanitari nelle aree colpite, dove i servizi sanitari sono già stati ostacolati dalla brutalità della giunta.
Di fronte a queste difficoltà, solo le opzioni che non si affidano al regime militare come partner negli sforzi di soccorso possono essere considerate valide. Le organizzazioni a guida locale, in particolare quelle gestite da donne, sono molto più affidabili nel garantire che l’assistenza umanitaria salvavita raggiunga i bisognosi attraverso i canali transfrontalieri.

La sicurezza dei civili vulnerabili agli attacchi della giunta, soprattutto donne e bambini, sarà impossibile da garantire a meno che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non imponga una no-fly zone, riducendo il pericolo di attacchi aerei.

Inoltre, come continuano a chiedere le organizzazioni della società civile, è necessario imporre sanzioni mirate ai fornitori di carburante per l’aviazione della giunta e un embargo globale sulle armi.

Gli approcci locali e la collaborazione con le donne leader sono le uniche risposte adeguate agli appelli per la protezione e la sicurezza delle donne e delle ragazze minacciate.

I titoli sul terremoto che hanno dominato il ciclo di notizie sul Myanmar dalla scorsa settimana dovrebbero servire da promemoria. Come per tutte le crisi che hanno devastato il Myanmar per decenni, la resilienza della popolazione di fronte a sfide formidabili non deve passare inosservata all’attenzione del mondo.

Fornire aiuti sensibili all’impatto disparato del disastro in base al genere è fondamentale per i sopravvissuti, e le loro esigenze devono essere soddisfatte attraverso percorsi affidabili e dignitosi.

Maw Baw Meh – Maggi Quadrini Myanmar Now

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