La procuratrice del Tribunale Penale de L’Aia di Fatou Bensouda ha chiesto l’autorizzazione per poter indagare i crimini contro l’umanità commessi durante la campagna violenta della guerra alla droga del Presidente Filippino Duterte includendo anche i crimini commessi tra il 2011 e il 2016 a Davao City quando Duterte era sindaco della città.
Il periodo di indagine è tra il 1 novembre 2016 ed il 16 marzo 2019 e si rivolge sia ai crimini connessi con la guerra alla droga che altri legati strettamente a questi eventi.
Secondo la Bensouda, viste le similarità tra gli omicidi della guerra alla droga tra luglio 2016 e marzo 2019, e quelli commessi a Davao tra il 2011 e 2016 e visto che alcuni personaggi sono gli stessi in entrambe le situazioni, i crimini di Davao e quelli della Guerra alla Droga meritano di essere indagati entrambi.
Bensouda inoltre dice che “questi omicidi extragiudiziali perpetrati in tutte le Filippine sembrano essere stati commessi a seguito di una politica ufficiale di stato del governo filippino … Polizia ed altre agenzie del governo hanno pianificato, ordinato e talvolta direttamente eseguito omicidi extragiudiziali. Hanno pagato ufficiali di polizia e vigilanti per questi omicidi. Ufficiali di stato ai massimi livelli di governo hanno parlato anche pubblicamente e ripetutamente a sostegno degli omicidi extragiudiziali, ed hanno creato una cultura di impunità per coloro che li commettevano”
Questa richiesta deve essere discussa e poi approvata o rigettata dalla Camera di Predibattimento sui cui tempi non si sa nulla.
Solo in seguito alla approvazione si potrà avere un’indagine che porrà l’amministrazione Duterte sotto l’indagine internazionale avviando così le indagini formali in base alle quali il tribunale internazionale potrà eventualmente emettere un mandato di arresto che necessiterà l’adesione della polizia e della magistratura filippina, cosa alquanto improbabile.
“Come affermai a dicembre del 2019, prima che finisce il mio periodo da Procuratore della ICC, Tribunale penale internazionale, intendo raggiungere le determinazioni in tutte le situazioni che sono state sotto l’indagine preliminare durante il mio mandato, finché potrò farlo in accordo con i miei obblighi secondo lo statuto di Roma” ha scritto Fatou Besouda.
“Sulla base di quel lavoro ho determinato che ci sono basi sufficienti per credere che sia stato commesso il crimine contro l’umanità di omicidio nel territorio delle Filippine tra 1 luglio 2016 e 16 marzo 2019 nel contesto della campagna di guerra alla droga del Governo delle Filippine”
Il governo Duterte si è ritirato dallo Statuto di Roma che istituisce la ICC ma la corte avrà uguale giurisdizione perché le Filippine si sono ritirate solo dopo la presentazione della denuncia formale dai parenti delle vittime e militanti dei diritti umani.
Poiché la Bensouda lascerà l’ufficio del procuratore, il suo lavoro sarà preso da Karim Khan dal 15 giugno che in passato ha già visitato le Filippine nel 2018.
Il conto dei morti della guerra alla droga è molto differente per le autorità che dicono che sono stati commessi solo 7000 omicidi da indagare ancora, mentre molte altre organizzazioni parlano di 27 mila persone uccise da polizia, vigilanti o poliziotti impazziti, che ricevevano, a seconda del personaggio ucciso da 200 a 400 euro.
La richiesta di indagini sulla guerra alla droga significa che per Bensouda il sistema giudiziario filippino è incapace o non ha la volontà di perseguire questi crimini.
Secondo ICC il fatto che le Filippine si siano ritirate dallo statuto di Roma e dal ICC non inficia le indagini perché lo statuto di Roma afferma che ogni procedimento iniziato prima del ritiro del paese resterà in effetto.
Questo però non significa che non ci saranno problemi per il nuovo procuratore della ICC Karim Khan, inglese.
L’avvocato internazionale Priya Pillai ha detto a The Rappler:
“Il ritiro dallo statuto di Roma renderà tutte le indagini, se approvate dalla Camera Predibbattimentale, più difficili dal momento che non ci saranno garanzie di cooperazione fattuale”.
Il palazzo presidenziale in passato ha già detto che negherà l’accesso al personale della Corte Penale Internazionale al suolo filippino e quindi non si capisce come potrà il procuratore raccogliere dati e prove.
Anche se lo statuto di Roma richiede la cooperazione dei paesi membri o di coloro che furono membri, le dichiarazioni di Duterte contro ICC o ogni corpo internazionale rende improbabile la cooperazione.
Questa situazione, ricorda Priya Pillai, si è già verificata in passato col Kenya proprio perché la mancanza di cooperazione del governo e l’intimidazione contro i testimoni hanno costretto i giudici del Tribunale Internazionale a ritirare le accuse per mancanza di prove.
Nel frattempo la corte suprema filippina è stata invitata in passato a rivedere la decisione del ritiro delle Filippine dal trattato di Roma ma al momento non si è giunto a nulla, dal momento che il governo ha presentato alla corte tantissimi documenti inutili o mancanti dei dati fondamentali richiesti riguardo le morti sotto indagine.
Se questi sono i preamboli si capisce cosa potrebbe verificarsi in futuro specialmente se il futuro presidente delle Filippine dovesse essere la figlia Sara di Duterte oppure un altro suo prediletto.