Sono milioni le tonnellate di Carbonio come CO2 intrappolato nelle foreste di torba ad essere rilasciate nell’atmosfera ad una velocità allarmante man mano che deforestazione, drenaggi e fuochi convertono questo carbonio in anidride carbonica, CO2, la prima fonte di gas serra.
Questa è la considerazione che si trae da uno studio pubblicato su Nature a cura di Sam Moore, Chris D. Evans, Susan E. Page, Mark H. Garnett, Tim G. Jones, Chris Freeman, Aljosja Hooijer, Andrew J. Wiltshire, Suwido H. Limin & Vincent Gauci.
Le terre coperte a foreste coprono approssimativamente il 60% del paese facendone la terza nazione al mondo per aree di foreste pluviali tropicali secondo l’ONU-REDD che stese un piano nel 2007 approvato dal primo ministro Yudhoyono che comandava di rallentare le emissioni in cambio di un finanziamento da 1 miliardi di dollari. Ma finora i risultati sono poco entusiasmanti.
Se il programma REDD+ fosse davvero applicato cambierebbe il modo di governare le risorse naturali creando delle mappe standardizzate, stabilendo i titoli di proprietà della terra, le concessioni minerarie e forestali che sarebbero note e costringendo le amministrazioni delle province ad operare con standard trasparenti per chiunque sull’uso della terra. Attualmente il sistema è facile da violare tanto che è impossibile conoscere con una certa veridicità i confini esatti delle foreste compreso le foreste protette a livello nazionale.
Lo studio di Nature si chiama “profonda instabilità dei terreni torbosi tropicali deforestati messi in luce dai flussi di carbonio organico trovato”, e si beffa dei continui pronunciamenti del governo indonesiano sul blocco della deforestazione.
“I terreni torbosi tropicali contengono una delle più grandi riserve al mondo di carbonio organico ammontante a 89mila teragrammi, (1 tera grammo equivale a 1 miliardo di chilogrammi).
Circa il 65% di questo magazzino di carbonio è presente in Indonesia, dove una degradazione antropocentrica estesa sotto forma di deforestazione, drenaggio e incendi lo convertono in una fonte globalmente significativa di anidride carbonica atmosferica, CO2.
In questo lavoro si quantifica l’esportazione annuale di carbonio organico fluviale da foreste acquitrinose di torna intatte e foreste acquitrinose di torba soggette a disturbi di origine umana.
Troviamo che il flusso di carbonio organico fluviale dai terreni acquitrinosi disturbati è superiore del 50% di quello di foreste di torba intatte. Con la datazione del C14 del carbonio organico dissolto (che rappresenta il 91% del carbonio organico totale) troviamo che il dilavamento del carbonio organico dissolto da foreste di torba intatte è derivato essenzialmente dalla produzione recente primaria per la crescita della pianta.
In contrasto il carbonio organico disciolto da foreste acquitrinose di torba disturbate consiste per lo più di carbonio molto più vecchio proveniente dal profondo della colonna di torba.
Quando includiamo il termine di perdita del carbonio fluviale, che spesso si ignora, nel bilancio del carbone del terreno torboso, troviamo che aumenta le stime del carbonio totale perso dalle foreste di torba perturbate nel nostro studio del 22%. Stimiamo ulteriormente che sin dal 1990 la distruzione dei terreni torbosi ha comportato un aumento del 32% nel flusso di carbonio organico fluviale dal Sudestasiatico, un aumento che è più della metà dell’intero flusso di carbonio organico fluviale da tutti i terreni torbosi europei. Queste scoperte mettono in luce il bisogno di quantificare le perdite di carbonio fluviale per migliorare le stime dell’impatto della deforestazione e il drenaggio sui bilanci di carbonio dei terreni torbosi tropicali.” Nature
Il biossido di carbonio CO2, rilasciato nell’atmosfera dalle foreste e dall’uso di combustibili fossili nelle nazioni industrializzate, è la fonte singola più grande dei gas serra che ci si aspetta debbano far salire la temperatura della terra di almeno 2°C con cambi catastrofici del clima che causano la trasformazione in deserti delle zone temperate e che generano fenomeni naturali selvaggi, come il tifone Bopha nelle Filippine ce ha ucciso 1146 persone.
In una dichiarazione alla stampa Sam Moore, uno degli autori dell’articolo, ha detto: “Abbiamo misurato le perdite di carbonio nei canali che drenano da foreste di torba intatte e deforestate, ed abbiamo trovato che esse sono superiori del 50% superiore in quelle che provengono da terreni di terre deforestate … Il carbonio organico dissolto rilasciato dagli acquitrini intatti viene essenzialmente da materiale fresco della pianta, ma il carbonio proveniente dalle foreste disturbate è molto più vecchio da centinaia di anni a millenni e viene dal profondo della colonna di torba.”
I ricercatori hanno detto quindi che le emissioni di CO2 da acquitrini deforestati “forse sono maggiori di quanto previsto finora”.
“La datazione del carbonio mostra che il carbonio in più perso dagli acquitrini deforestati proviene da terreni torbosi che erano stati fermati da migliaia di anni. La perdita di carbonio dai sistemi di drenaggio degli acquitrini deforestati non è spesso calcolato nei bilanci di scambio degli ecosistemi, ma il gruppo di ricerca ha trovato che aumentava del 22% la stima della perdita di carbonio totale.”
“L’acqua delle piogge di solito lascia l’ecosistema attraverso la respirazione nella vegetazione, ma la deforestazione la costringe a lasciarlo attraverso la torba, dove discioglie il carbonio fossile lungo il suo percorso.”
Vincent Gauci, un altro degli autori, attribuisce la perdita di carbonio immagazzinato all’accresciuta agricoltura con riguardo all’olio di palma. “Il carbonio antico si dissolve dai terreni torbosi asiatici con l’accresciuto cambiamento verso l’agricoltura per soddisfare la domanda globale di alimenti e biocarburante. Questo ha portato ad un vasto aumento di perdita di carbonio da parte dei fiumi della regione che drenano gli ecosistemi dei terreni torbosi, fino al 32% negli ultimi 20 anni, che è più della metà della perdita intera annuale dai terreni torbosi europei. La distruzione dei terreni acquitrinosi asiatici è un disastro ambientale significativo, ma diversamente dalla deforestazione della foresta amazzonica, poche persone sanno cosa sta avvenendo.”
In un altro studio pubblicato su Nature si dice che nel 2010 soltanto la ripulitura dei terreni nel Borneo Indonesiano per le piantagioni di olio di palma hanno emesso più di 140 milioni di tonnellate di biossido di carbonio, CO2, equivalente alle emissioni di circa 28 milioni di veicoli.
“Dal 1990 lo sviluppo di piantagioni ha pulito 16 mila chilometri quadrati di foresta primaria e tagliata, un’area che è grande quanto le Hawai, circa il 60% della copertura a foresta totale. Nonostante il dibattito acceso sui tipi e gli usi della terra destinata a piantagione, il settore è cresciuto rapidamente negli scorsi 20 anni.” dice Lisa Curran. Combinando misure sul campo con analisi ad alta risoluzione di immagini satellitari lo studio ha valutato le terre per piantagione e documentato le loro emissioni quando coperte a piantagioni da olio di palma”.