Fitria Yusuf è una donna che ama le borse e di certo non la troverete mai a dormire in posti scomodi a Giacarta. La borsa che preferisce è una Hermes, francese, tanto amata nella capitale indonesiana da costare quanto una macchina di lusso, e ora Yusuf ne ha cinque, dopo essersi ripresa dall’infatuazione per queste borse.
“Nel 2006 vedere una borsa Hermes era come vedere la cometa di Halley” che in un libro di cui è autrice scrive le cronache di come questa borsa francese è divenuta un qualcosa da avere per l’alta società borghese di Giacarta.
Questa ossessione è un segno di come la crescita economica dell’Indonesia è destinata a produrre un gruppo a rapidissima crescita di milionari in Asia mentre la nazione gode di una certa stabilità politica, di una forte domanda dei suoi prodotti naturali in abbondanza e del rinnovato interesse degli investitori stranieri.
Questo però si ava ad aggiungere alle tensioni economiche in un paese che ha una storia di sollevamenti sociali e dove sono in milioni di persone a vivere ancora con pochissimo nonostante le recenti cadute degli indici di povertà e la nascita di una classe media. Con le elezioni nazionali che si affacciano nel 2014 il mondo del lavoro ha tenuto una serie di scioperi guidati di prezzi alti dei beni e da un crescente senso che i frutti del boom economico non sono stati condivisi.
Mentre l’economia più grande del sudest asiatico si lascia alle spalle la sua reputazione di economia fallimentare dopo crescite annuali da 6% l’anno e incamera il nuovo status delle agenzie di rating, sta forgiando milionari ad un tasso di 16 al giorno, sostiene la ditta di consultazione finanziaria Capgemini. Il numero di milionari sarà il triplo fino a 99 mila nel 2015 secondo un’altra ditta di consultazione.
Questo rende l’Indonesia, che ha l’ambizione di unirsi presto al Brasile, Russia, India e Cina nel gruppo dei BRIC, un mercato ottimale per aziende del lusso.
“La classe media sta diventando sempre più affluente ed estremamente ricca. Direi che è il mercato della crescita ora, un milione di dollari di proprietà e oltre” dice Jan Richards, della JP Morgan Private Bank che gestiste quasi 700 milioni di dollari globalmente.
Il profilo di nuovo ricco è stato forgiato pesantemente dalla crescita della domanda cinese e indiana di beni del paese. Il prezzo mondiale di una tonnellata di olio di palma, di cui l’Indonesia è il primo produttore, si è raddoppiato dal 2006. Nello stesso periodo l’oro, di cui l’Indonesia è un grande produttore, ha visto i suoi prezzi triplicati.
Otto dei dieci indonesiani più ricchi nella lista redatta da Forbes hanno proprietà sostanziali nel settore dei beni, come il magnate dell’olio di palma Eka Tjipta Widjaja e il milionario del carbone Low Tuck Kwong.
La DBS Private Bank dice che i suoi affari di gestione della ricchezza cresce al 40% l’anno, un valore eccezionale, molto del quale foraggiato dall’industria mineraria del carbone, oro, ferro, nickel e Bauxite. “Crediamo che ci siano più di venti miliardari con interessi nel carbone e nelle industrie minerarie, oltre che nell’olio di palma.” dice Chan Kwee Him il capo nazionale della DBS.
Le fila crescenti dei milionari e la concentrazione di ricchezza nel settore dei beni sottolinea quanto i benefici della crescita economica sono molto lontani dall’essere egualmente diffuse tra le varie classi e le zone dell’arcipelago.
Mentre le borse Hermes si vendono anche a 50 mila dollari l’una e ci sono persone che aspettano sei mesi per una Lamborghini da un milione di dollari, le regioni sperdute di Papua e Muluku devono lottare per fornire i servizi pubblici basilari.
Quai il 40% della popolazione indonesiana, circa 100 milioni, vivono cn meno di 2 dollari al giorno secondo la Banca Mondiale. I salari medi di 113 dollari sono un terzo di quelli cinesi. Circa 60 milioni di indonesiani della forte classe media di 133 milioni di persone spende tra 2 e 4 dollari al giorno. Un taglio dei sussidi di 17 centesimi di dollaro per litro di combustibile preso inconsiderazione dal governo porterebbe 2,4 milioni di persone sotto la soglia della povertà, ha dimostrato uno studio universitario indonesiano.
“Non sento di appartenere alla classe media, mi sento povero” dice Siti Aisah di 21 anni che gestisce un negozietto vicino ad un sito di costruzioni, quasi all’ombra della grande casa della Yusuf nella periferia di Giacarta. La sua famiglia quando va bene può permettersi di spendere 10 doollari, per alcuni la classe media.
Dalla caduta nel 1988 del regime di Suharto in seguito ai vasti sconvolgimenti sociali della capitale, l’ineguaglianza sociale vasta misurata dal coefficiente di Gini è cresciuta da 0,32 a 0,38, che è ancora al di sotto di molti vicini della regione, anche se sono in molti a domandarsi dell’accuratezza delle indagini su cui questi valori sono basati. Secondo uno studio della Harvard, il valore di Gini stimato per l’Indonesia è 0,45 molto vicino a quello filippino e cambogiano.
Il governo molto incline alla corruzione, le cattive infrastrutture, la bassa spesa sul benessere sociale e la salute, il dominio del mondo degli affari di poche famiglie contribuisce a rafforzare l’ineguaglianza. “Il sottilissimo strato di cittadini ultraricchi continua ad essere rinvigorito dal processo dui estrazione della ricchezza da parte delle risorse naturali più che dalla creazione di ricchezza attraverso l’industria e la produzione” dice Jeffrey Winters della Yale University.
LA McKinsey prevede che il numero di famiglie che guadagnano 7000 dollari al mese salirà a 25 milioni nel 2020 con la continua espansione della classe media. Ma la crescita sostenuta nella classe medi dipende da quanto l’Indoneisa saprà migliorare la sua bassa produttività e le sue povere infrastrutture per aiutare a colmare le grandi differenze regionali. 6 su 350 città indonesiane possiedono il 30% del PIL. Ci sono segni che la ricchezza si sta diffondendo, secondo Chan della DBS.
“Mentre molti di questi miliardari erano già ricchi, ci sono molti nuovi ricchi, arrivati da piccoli proprietari di piantagione o possiedono miniere che hanno beneficiato del boom delle merci. Questo è il segmento di nuovi ricchi che sta crescendo più velocemente.”
Mentre il mercato del lusso è più piccolo se lo si paragona a quello cinese o giapponese, ci sono compagnie francesi ed inglesi che si stanno dando da fare per farsi trovare nel paese in tempo per lo sviluppo.
Le vendite di auto di livello elevato è cresciuta lo scorso anno del 27% nonostante le strade affollate di Giacarta e delle altre città dove la velocità si riduce al passo umano nei giorni settimanali. Le vendite a Giacarta delle scarpe e borse di lusso della francese Louboutin, con scarpe del valore anche di 7800 dollari, sono cresciute del 25 % rispetto allo scorso anno.
Se paragonate alle donne di Singapore o Hongkong che sono più solite usare i mezzi pubblici, la super casta qui preferisce usare i tachi alti poiché se ne vanno in giro con auto guidate dall’autista e “quelle che non se lo possono permettere non camminano” dice un gestore di negozio di lusso. I suoi migliori clienti comprano 20 paia di scarpe a stagione ed ha un ricco ordine di richieste dalle zone ricche di risorse del Calimantano nell’isola del Borneo. Le vendite salgono nonostante una tassa sui beni di lusso del 200% che rappresenta comunque un altro grattacapo per l’industria del lusso. Il gruppo francese PPR che vende Gucci e McQueen, dice che tali preoccupazioni impediscono una diretta presenza in loco nonostante la crescita delle vendite a doppia cifra nei negozi in franchising. Comunque se la storia di Yusuf sull’ossessione delle borse firmate Hermes serve a qualcosa, le ditte del lusso hanno un futuro luminoso qui.
Individuando un buco nel mercato del lusso causato dalle lunghe lista di attesa per alcune borse Hermes a Giacarta, Yusuf e la sua partner hanno messo su un mercato nero attivo per questi prodotti attraverso gruppi di messaggio su cellulari Blackbarry. Hanno guadagnato 40 mila dollari al mese nel primi sei mesi, secondo il loro libro, approfittando della voglia delle donne di pagare ben oltre il prezzo di mercato per evitare l’attesa della loro borsa da sogno. Le borse Birkin hanno un prezzo ad iniziare dai 5000 dollari fino a 50 mila per alcuni modelli in coccodrillo.
La immacolata Yusuf che è sposata ad un funzionario importante dice che il mercato di Giacarta per la Hermes è quasi saturo ormai. “Tutti ne hanno una”, ma lei vede delle prospettive per gruppi meno affluenti e per persone provenienti da altre zone del paese alla ricerca dello status symbol.
“Se possiedi una borsa col cartellino da 100 milioni di rupie forse hai una casa ed una bella auto. E’ una questione di pura pressione”
FMO