Max Lane è un marxista ed un’autorità importante quando si parla di Indonesia.
Alquanto ironico dal momento che l’Indonesia è stata per anni un bastione dell’anticomunismo dall’anno 1965 con il golpe che portò il generale Suharto al potere e che portò alla morte di 3 milioni di cittadini considerati comunisti.
Eppure Max Lane dice che l’Indonesia lo ha trasformato in un marxista.
“Giunsi in Indonesia per la prima volta nel 1969, diciassette anni e non ero marxista.” spiega Lane in una intervista al festival degli scrittori di Ubud a Bali agli inizi di ottobre. “Ero una persona democratica ed avevo simpatia per le persone meno abbienti.”
Nei cinque anni successivi, Max Lane, australiano, visitò più frequentemente l’Indonesia dove ha vissuto per periodi lunghi con famiglie del potere a Bali e Yogyakarta ma ancora immaturo politicamente.
Durante un processo ad uno studente attivista nel 1975, gli accusatori notarono i contatti dello studente con un insegnante di opinioni marxiste. “Fui nominato come suo maestro” dice Lane “Fu una spinta per me a studiare Marx e scoprire di più di quello di cui ero accusato”.
Ma fu la conoscenza con tre giganti della letteratura indonesiana che cristallizzò il suo pensiero politico. Il romanziere Pramoedya Ananta Toer ed i giornalisti Hasyim Rachman e Joesoef Isak, erano stati tutti detenuti come prigionieri politici da Suharto per la loro opinione politica di sinistra. Per il 1980 erano stati liberati e si riunirono per fondare la casa editrice Hasta Mitra, Mani di amicizia.
Il loro primo compito fu di pubblicare i quattro romanzi di Pramoedya composti durante la prigionia con Rachman sull’isola di Buru. Lane, che lavorava con il ministero degli esteri australiano a Giacarta, fu assunto come traduttore inglese da Hasta Mitra.
“Il mio contatto con questi uomini mi spinse ancor di più a sinistra. Furono gli indonesiani a trasformarmi in una persona di sinistra” dice Lane che tradusse Questa Terra dell’Uomo, Figli di tutte le Nazioni, Footsteps e Glass House, conosciuti come Buru’s Quartet. Furono proibiti in Indonesia da Suharto ma molto diffusi all’estero.
Benché fosse noto ed anche la sua inclinazione politica, Lane poté continuare ad osservare l’Indonesia direttamente per sei decenni. “Strano, ma non ho mai vissuto l’esperienza di essere impedito di entrare in Indonesia. CI sono state volte in cui ho pensato che lo sarei stato ed ho evitato i grandi aeroporti. Potei venire in Indonesia per gli anni 80 e 90. Venivo spesso ma sostavo solo due o tre settimane. Dopo due settimane gli amici dicevano che la polizia li avrebbe chiamati per verificare dove mi trovassi.”
Il festival di Ubud di quest’anno era centrato su Pramoedya che scomparve ad 81 anni nel 2006. Lane nel festival ha gridato la persistenza delle restrizioni dell’era Suharto sull’insegnamento della letteratura indonesiana che avevano tenuto finora Praoedya più conosciuto all’estero che in terra propria.
“Le sue opere sono insegnate nei licei di Singapore, Malesia, USA, ma non è insegnato nelle scuole dell’Indonesia. E si può capire perché il 99% dei bambini indonesiani non l’abbia letto”
Lane citava una indagine che scopriva che lo zero per cento degli indonesiani aveva letto letteratura indonesiana.
Oltre che aver lavorato con Pramoedya, Lane ha lavorato con il poeta e drammaturgo WS Rendra con cui ha passato parte degli anni 70 a Yogyakarta traducendo molti dei suoi scritti. Molti degli scritti di Lane sono di frequente citati negli studi indonesiani.
I suoi libri più recenti sulla storia e politica indonesiana sono “Catastrophe in Indonesia” sul massacro della sinistra alla presa del potere di Suharto, e “Unfinished Nation: Indonesia before and after Suharto”, pubblicato in Indoneisano nel 2007 ed in inglese nel 2008.
“Il mio libro parla della storia dell’ascesa e caduta di Suharto per decifrare il terreno che il paese ha come eredità del suo comando.”
La descrizione “unfinished” si applica al movimento reformasi che portò alla cacciata di Suharto. Persino quasi 15 anni dopo e quattro presidenti dal regime autoritario del Nuovo Ordine di Suharto “La struttura del potere, la struttura di classe gli interessi della gente che guidano il paese non sono cambiati”.
Dalla caduta di Suharto ci sono stati alcuni aspetti positivi, ammette Lane, “Non c’è più la paura che esisteva sotto il suo regime” e quindi la stampa libera e più importante agli occhi di Lane, il diritto pubblico a protestare. “Duante il regime di Suharto, il crimine maggiore era di portare gente per le strade. Gli studenti che lottarono contro Suharto dal 1989 al 1999 restaurarono quel diritto nella cultura politica del paese.”
L’Indonesia del dopo Suharto è spesso acclamata come la terza democrazia più grande al mondo, ma Lane è più scettico e sostiene che il paese ha £una democrazia formale” con le sue strutture quali le elezioni dirette e un gran numero di partiti. “Ma sono tutti partiti in un circolo piccolo della elité” dice. Lane, sincero negli insegnamenti marxisti, si lamenta particolarmente della mancanza di sindacati o associazioni contadini di stile sudamericano.
“Fino a che punto possa emergere un partito popolare di massa è una grande domanda che non ha risposte nella politica indonesiana” dice Lane docente presso varie università australiane.
“La burocrazia inerte, elité affamata e ineguaglianze sociali si manifestano in modo acuto insieme al sistema attuale dei partiti. Nella prima elezione dopo Suharto ci fu una presenza del 90% di votanti. Ora si è al 40% poiché tutti i partiti sono uguali, con qualche colore diverso o con linguaggi diversi. Non ci sono partiti con un sostegno di massa fedele. Nessuna figura nazionale ha un potere solidificato. Vanno tutti attorno al 10%. Chi sarà il prossimo a comandare in Indonesia tra tutti questi circoli e leader impopolari? Uno sarà eletto presidente”
Indipendentemente da chi sarà eletto, tutti si trovano di fronte al pesante fardello dell’era di Suharto che includono “povertà e diseguaglianza sociale; una eliè affamata che concede agli stranieri tutto quello che vogliono finché l’elitè ha il proprio tornaconto; una visione arrestrata della cultura moderna che mantiene la tradizione delle vecchie alleanze come la cosa più importante della cultura indonesiana.”
Diversamente da altri osservatori, Lane non vede nell’Islam il problema principale nonostante sia la più grande popolazione islamica con 200 milioni di persone tra 24o milioni di abitanti.
“Quello che lentamente prende piede è un forte processo di secolarizzazione. E’ duro vivere nella Indonesia urbana. Devi lottare duramente, pensare razionalmente, così religione e superstizione diventano davvero meno importanti. La vita non i valori rendono la gente più laica. Ma in questa atmosfera la gente religiosa va sulla difensiva ed i tempi chiamano una azione difensiva. Quello scontro tra secolarizzazione e religione sarà un elemento fondamentale che continua”
Lane lo vede come un risvolto pratico senza sostanza intellettuale. “Non ci sono gruppi che rappresentino un’alternativa all’Islam come ideologia. L’Islam è la sola espressione organizzata di un punto di vista filosofico. Il Nuovo Ordine di Suharto ha lasciato un gran numero di vuoti sociali, culturali, politici. Alcuni sperano che l’Islam liberale sarà un’alternativa ma è ignaro della questione della povertà. L’Islam conservatore a proprio modo affronta questa questione.”
Affrontare la povertà è la più grande sfida che ha l’Indonesia e Lane lamenta che nessuno più la considera nella propria agenda politica.
“Sviluppo è stato ridefinito come la crescita della classe media. Un milione di persone all’anno si aggiungono alla classe media. Ma anche se continuasse per altri 50 anni ci saranno 400 milioni che vivono in povertà (tenendo conto ella crescita della popolazione)” dice Lane.
“La Cina è la stessa cosa con il 20% soltanto che sta bene. Sono duecento milioni di persone abbastanza buono per il mercato degli affari. Ma non compaiono gli altri 800 milioni che guadagnano due o tre dollari al giorno”
Lane non vede il paese uscire fuori della povertà nel breve periodo.
“Paghe da schiavi alimentano l’economia. Persino tra la sinistra emergente e nei gruppi radicali, tanti vedono come un problema di neoliberismo, politiche di elargizione di grandi somme, estere e locali, una mano più libera mentre si riducono i sussidi. Io credo ci sono sempre cattive politiche, ma qui sono cattive politiche che vanno sopra ad una eredità terribile, e la peggiore è ancora il colonialismo. L’eredità economica del colonialismo è la base per l’arretratezza del paese.
Negli anni 50 si poteva vedere che il potere manifatturiero incredibile delle maggior economie era la fonte delle loro ricchezze. Gli olandesi non avevano costruito una industria moderna se non quella per fare lampadine e gomme di bicicletta. Non c’è alcun sviluppo industriale. Solo il 10% dei bambini del paese andavano a scuola. Come si supera una simile eredità?”
La bassa produttività è un sintomo di quella eredità. Come parte della soluzione sostiene la cancellazione del debito estro indonesiano affidandosi ai ragionamenti di Pramoedya.
“La spiegazione di Pam era che non è a causa del regime di Suharto che contrasse il debito che è illegittimo, ma poiché l’occidente ci deve del denaro. L’occidente ci ha rubato tantissimo nelle indie orientali” attraverso il trasferimento di risorse naturali dalle spezie al legname ai metalli preziosi durante il giogo coloniale.
Lane sorride e dice:
“Devo ammettere di aver grande simpatia per quel sentimento”
Mixing Marx and Indonesia di Muhammad Cohen, Asiatimesonline