In una stradina sporca in un quartier povero di Giacarta, alcune donne anziane sono radunate dentro una casetta rosa, ed insieme cuciono a macchina, fanno dolci e parlano. A prima vista sembrano delle nonnine brave, ma le gote infossate e i solchi che corrono lungo i loro visi raccontano storie di una vita dura.
La casa è considerata come la prima pensione per anziani transgender. Queste donne le chiamano waria, un termine indonesiano riservato per i trangender indonesiani che mette insieme wanita, per donna, e pria per uomo. Waria descrive un vasto campo di identità di genere sebbene si riferisca a uomini che sentono di essere donne e si applica in generale senza specificare se abbiano avuto l’operazione per cambiare genere o una terapia ormonale.
Una casa per anziani waria è qualcosa di inatteso e allo stesso tipico delle tante contraddizioni di un paese dove, fino a due anni fa, la linea ufficiale dei Transgender era che fossero dei malati mentali. Come un passo verso l’accettazione il governo a marzo inizia a sostenere la casa che si è aperta ufficialmente a Novembre, con un programma di alimenti mentre ad altri 200 transgender residenti in città vengono offerte delle somme per iniziare un’attività economica.
Comunque la maggioranza dei fondi per sostenere la pensione continueranno a giungere dal suo fondatore, Yulianus Rettoblaut, un waria e attivista conosciuto come Mami Yuli che ha deciso di trasformare la casa in un rifugio.
“Prestiamo attenzione ai waria anziani perché le ONG di solito seguono i giovani” dice Mami Yuli che fu ispirata a fare qualcosa dove aver visto spesso anziani waria per strada, malati, senza un lavoro e costretti a vivere in situazioni squallide.
Mentre qualche waria ha trovato la celebrità in qualche programma di intrattenimento alla TV, la maggioranza di loro per tutto quest’arcipelago di 240 milioni di persone sono cacciati dai parenti che preferiscono prendersi cura degli altri membri anziani della famiglia. “La vita per loro è molto dura e sono in tanti a vivere sotto la soglia della povertà, e costretti a dormire in tanti sotto i ponti.” dice Yuli Mami.
Mentrew mancano i finanziamenti alla casa, lei prova a dare tre pasti al giorno ai residenti che imparano a cucire, cucinare e fare i parrucchieri se non hanno un lavoro. Non vivono affatto in condizioni ideali, con i dodici waria che dormono su vecchi materassi in una stanza alla sommità di una scala scoscesa.
Quando Yuli Mami non riesce a raccogliere la trentina di euro che servono a gestire la pensione, organizza delle manifestazioni per strada dove i residenti della casa cantano e ballano. Nonostante la lor età devono lavorare per guadagnare qualcosa se vogliono vivere. Da cattolica devota, Mami Yuli dice che le 70 chiese di Giacarta sostengono la casa offrendo loro riparo quando Giacarta si allaga, mentre sono quattro donano del denaro.
Le sfide sono grandi e tante, ma Yuli Mami spera di poter un giorno dare spazio a tutti gli 800 anziani waria della città ed espandere la casa nel terreno affianco. Ma ha bisogno di denaro sufficiente oppure il sostegno dello stato.
Si stima che 35 mila siano i trangender in Indonesia ma i militanti dei diritti sostengono che siano molti di più. Benché siano considerati sacri da alcuni gruppi etnici i waria sono oggetto vasto di violenze e intimidazioni benché si intraveda un inizio di accettazione.
La discriminazione li costringe a lavorare col sesso, alimentando una crescita di casi di HIV dal 6 al 34% tra il 1997 e 2007 tra i transgender di Giacarta secondo i dati ministeriali. La prostituziuone è illegale e gli imam dicono che è haram, proibito.
Ma l’industria del sesso si sviluppa nei karaoke indonesiani e negli angoli scuri delle stradine dove si incontrano i waria mentre mostrano il loro seno cresciuto con gli ormoni dalle pillole anticoncezionali o da iniezione di silicone.
Alcuni mostrano di esser passati dall’operazione, sebbene in pochi possano permetterselo. L’operazione era possibile a partire dagli anni 70 ma non nel settore sanitario pubblico.
Uno dei residenti della casa di Yuli Mami è Yoti Oktosea, un transgender da maschio a femmina di settantanni. Vestita in pantaloncini al ginocchio e con una T shirt, ha deciso di non truccarsi più e fa vedere tutta fiera la foto della sua gioventù. A quei tempi era molto richiesta come lavoratrice del sesso. “Qui casca tutto ora” dice ridendo.
Anche Mami Yuli che veste sempre in modo opportuno ha lavorato a 17 anni da prostituta riuscendo però a cambiare la propria vita ed ottenendo, per la prima volta per un waria, la laurea in legge pin una università islamica, quando aveva oltre quarantanni.
I nemici più duri sono gli estremisti del Fronte della difesa islamica (FPI) che usano violenza ed intimidazione per chiudere vari eventi trangender, tra i quali Il Festival Culturale Transgender a dicembre, che loro dicono “minacciano i valori islamici dell’Indonesia”. Il suo capo Habib Salim Alatas dice: “Chiudemmo quella gara di bellezza e siamo pronti a chiudere questi raduni dei Waria di nuovo”.
Ma ci sono segni che il futuro potrebbe essere un po’ più chiaro per questa comunità marginalizzata. Nel 2008 la prima scuola islamica per i transgender per studiare e pregare il Corano fu aperta a Yogyakarta, e questa pensione di Yuli Mami è vista come un’altra vittoria.