“Le frane sono inevitabili. E’ un rischio che conosciamo tutti. Non sappiamo quando accadrà ma sappiamo che in qualche momento ci sarà” racconta Aye Yi, una donna di 33 anni che lavora nelle miniere di giada birmana da quando ne aveva 14.

L’incidente più mortale in Birmania a memoria d’uomo è accaduta il 2 luglio e ha fatto 175 morti vicino a Hpakant. Dei minatori clandestini scavavano in un ammasso di detriti scaricati dai trasportatori, quando un accumulo già indebolito dalla pioggia pesante crollò cancellando decine di persone quando la collinetta cadde nel cadere nel lago sottostante.
Il ministro dell’ambiente Ohn Win accusò i minatori, che spesso sono emigrati poveri e disperati, per il disastro che secondo lui era causato dall’ingordigia. Altri indicarono che il governo civile non era stato capace di regolare l’industria della giada in modo efficace nei suoi 5 anni di governo. Se lo avessero fatto si sarebbero scontrati con la radicata presenza militare nel commercio della giada.
Questa incapacità o mancata volontà di controllare questa industria include l’incapacità ad introdurre ed applicare i regolamenti ambientali. Nel 2017 il governo commissionò un nuovo piano di gestione ambientale per controllare il settore ma deve essere ancora applicato. Le immagini satellitari mostrano una maggiore deforestazione e distruzione del paesaggio ad Hpakant e nelle aree attorno, mentre gli scavatori strappano le montagne scavando sempre più a fondo alla ricerca della giada che va finendo.

“Quando venni la prima volta qui Hpakant aveva un aspetto tutto diverso” ricorda Aye Yi. “Le montagne verso cui alzavamo lo sguardo sono diventate immensi accumuli di detriti di suolo. Alcune montagne sono diventati dirupi.”
Lo spargimento incurante delle acque reflue hanno effetti devastanti accrescendo la frequenza e l’intensità degli allagamenti e contaminando le fonti di acqua potabile.
I potenti interessi radicati
Ad alimentare l’industria della giada birmana è la domanda cinese che assume la forma di una ragnatela oscura di compagnie finanziate illegalmente dai cinesi le cui esportazioni sono facilitate dai legami con i militari birmani e i loro avversari del KIA, esercito di indipendenza Kachine.
Militari, milizie etniche e la guardia di frontiera quasi legale sono pesantemente coinvolti con i commercianti e spesso muovono pietre attraverso le frontiere che controllano, come dice Keel Dietz di Global Witness che si batte contro la corruzione e degrado ambientale. Dietz dice che i combattenti lavorano anche insieme a trasportare la giada in Cina.
Disperazione
L’area di giada principale si trova a Hpakant nello stato settentrionale Kachin. Come tanti minatori il giovane Ko Htay lavora per una compagnia ma durante la stagione delle piogge lavora per se stesso. Spera di fare il colpaccio scavando pietre non viste da vendere nei canali illegali.
“Quando si lavora nella miniera di giada tutto è affidato alla fortuna pura” dice il giovane. “Puoi beccare una pietra buona e diventare ricco il primo giorno o non avere quella fortuna mai”
“Nella stagione delle piogge, scaviamo nella miniera usando martelli pneumatici. Anche se le cose sono davvero difficili continuo a perseguire il mio sogno qui. Voglio fare ricca la mia famiglia, mio figlio. Non posso neanche preoccuparmi di morire”
Per Aye Yi il sentimento è diverso: “Onestamente voglio davvero andarmene” e ricorda che suo padre trovò una pietra di giada di valore senza però capirne il valore. La vendette per un dollaro e mezzo per sapere che era stato venduto a 62 dollari. “Mio padre non mangiava o dormiva da 3 giorni”
Contrabbando verso la Cina.
La giada è trasportata spesso di notte, dice un autista di una miniera. “La maggioranza delle pietre va in Cina”
Lavora come tanti per una joint-venture Cinese Birmana come la maggior parte delle imprese qui. La proprietà straniera formalmente è vietata, sebbene si creda che la maggioranza delle imprese sono delle joint-venture illegali sostenuta da investitori cinesi, fatto confermato da un rapporto del 2015 di Global Witness.
“Se tiriamo fuori 30 pietre di buona qualità sono un paio vanno allo stato. Quelle che valgono molto vanno in Cina” spiega l’autista che dice di andarci una volta a settimana. Ma se si trova una buona allora è spedita immediatamente.
La giada finisce in Cina lungo tre strade principali: è venduta nei mercati formali e informali di Naypyidaw, di Mandalay oppure portato oltre frontiera.
“Spostare la giada oltre frontiera non è molto difficile” dice Dietz.
La Birmania produce il 90% della giada di tutto il mondo che viene per lo più esportata, sebbene persino la vendita legale coinvolge la frode fiscale perché il reale valore è sempre sottostimato, secondo un rapporto del 2019 del Natural Resource Governance Institute.
“La maggioranza dell’ industria della giada è condotta illegalmente”
Steven Naw Awng del Kachin Development Network Group dice che persino le imprese legali “fanno contrabbando di giada oltre frontiera” ed afferma che “La maggioranza dell’industria della giada è condotta illegalmente”.
“Militari e compagnie della giada hanno accordi con militari del posto e portano la giada oltre la frontiera cinese” dice aggiungendo che un posto grande di frontiera dello stato Shan verso lo Yunnan cinese è la città di Muse.
“Il governo civile è stato inefficace a ridurre il contrabbando o a regolare l’industria negli anni scorsi” dice Dietz il quale aggiunge che la giada contrabbandata in Cina poi “acquisisce uno status legale”
Evasione fiscale
Nayipyidaw è il principale centro dell’industria legale della giada con le offerte chiuse o l’asta aperta. Dietz stima che si vendono ogni anno centinaia di milioni di dollari di giada negli empori di Nayipyidaw. Ma è solo una frazione della ricchezza totale dell’industria, valutata da Global Witness del valore di 31 miliardi di dollari nel 2014.
Persino accordi legittimi a Nayipyidaw sono colpiti da attività illecite. Nel rapporto del 2015 GW trovava che circa il 60% delle vendite di giada coinvolgeva venditori che compravano la propria giada come forma di evasione fiscale. I venditori intenzionalmente tagliavano le pietre in modo da farle sembrare di cattivo valore per pagare tasse inferiori. Il vero valore delle pietre si rivela quando raggiungono la Cina.
Poiché il mercato di Naypyidaw è stato cancellato per il Covid-19, Dietz crede che potrà essere spacciata illegalmente ancor più giada.
Un po’ di giada si vende in molti mercati turistici. Dietz dice che ci sono anche mercati illegali a Mandalay che fanno da “grande punto di facilitazione per il contrabbando di Giada”.
“I compratori cinesi frequentano mercati privati, volano a casa e poi aspettano l’arrivo della giada”
Prodotto finito
Di Lat è un uomo di affari Kachin e commerciante di giada che vive nello Yunnan cinese, dove arrivano le esportazioni cinesi. Lui passa la frontiera regolarmente per mantenere i suoi affari di piccola scala a Hpakant dove una ventina di minatori lavorano per lui ufficialmente.
Lui sostiene che è difficile stimare quante imprese sono la facciata per impresari cinesi perché la maggior parte sono identificati con i numeri. GW sosteneva nel rapporto del 2015 che il 70% del finanziamento delle grandi imprese viene dalla Cina. Tra i piccoli come lui Di Lat crede che un 20% hanno finanziatori cinesi che evadono il divieto per gli stranieri di entrare a Hpakant esibendo false carte di identità.
Nonostante il coinvolgimento illecito cinese, Di Lat crde che la giada che va in Cina negli ultimi anni ha passato canali legali, trasportata a città di confine del Kachin Lweje e Kampitetee, dichiarata alla dogana e poi inviata ai tre maggiori centri dello Yunnan. Il Covid non ha fermato il flusso di giada per i minatori individuali che la cercano.
Valore aggiunto
Myanmar non ha un’industria capace di lavorare la giada trasformando la pietra ruvida in gemma.
“Il ruolo della Birmania nella catena della giada non va oltre l’iniziale estrazione” dice Dietz il quale crede che se il paese sviluppasse una propria industria di trasformazione ci sarebbe meno evasione e contrabbando.
Naw Awng dice che Myanmar dovrebbe fare il passo di sospendere le grandi miniere finché non si trova la soluzione politica che assicuri i benefici alla comunità Kachin dalle sue risorse naturali.
“La gente pensa Il governo birmano cambia in senso democratico, ma l’industria resta sotto controllo militare. Non credo che questo sia sviluppo economico. Non abbiamo soluzione politica” dice ed aggiunge che il governo cinese mostra poco interesse in questo problema.
Secondo Dietz il governo cinese potrebbe prendere più seriamente il contrabbando, il controllo delle frontiere ed il riciclaggio assicurando anche che “i sistemi di pagamento digitale come WeChat Wallet e AliPay non siano usati dai contrabbandieri di giada”
“La prossimità cinese e il mero valore economico permettono alle imprese cinesi di capitalizzare sull’attività economica, sia legale che illegale, lungo la frontiera buttando fuori dall’area le altre compagnie di altre nazioni”

Dietz dice che la Cina dovrebbe usare la propria influenza sul processo di pace birmano per incoraggiare accordi di condivisione di risorse che vedrebbero le comunità locali trarre beneficio dall’industria della giada.
Ko Htay, il minatore, dice che l’amara verità è che per tutto il suo valore l’industria della giada non ha aiutato lo sviluppo della Birmania.
“Anche se la giada è la risorsa del nostro paese e lavoriamo molto duro non è cambiato nulla. I ricchi, i generali e la Cina ne traggono tutto i benefici”
Andew Nachemson e Eaint Thiri Thu, China Dialogue