L’annuncio del presidente indonesiano Joko Widodo, la scorsa settimana, di spostare la capitale del paese in una nuova posizione vicino Balikpapan e Samarinda nel Kalimantan Orientale è una scommessa notevole. Jokowi, il soprannome con cui è conosciuto il presidente, ha detto di sperare di vedere la nuova capitale completata prima di finire il proprio mandato nel 2024.
E’ troppo presto per dire se questo spostamento da Giacarta al Kalimantan Orientale è solo un sogno oppure un tentativo reale di lungo termine di Jokowi di lasciare una eredità nello spostare il governo dalla linea del fuoco dell’Islam più estremo che a Giava cresce anche più forte.
La nuova capitale ha il potenziale per divenire un nuovo simbolo dell’ Islam Nusantara tollerante che il presidente promuove a livello nazionale ed internazionale.
L’ Islam Nusantara abbraccia le culture, tradizioni e saggezze locali ed una forma moderata ed accomodante dell’Islam praticata dalla maggioranza degli indonesiani prima che l’Islam conservatore si facesse strada dai vortici Wahhabiti dell’Arabia Saudita. Questa è stata la filosofia di Jokowi, il Al-Wasatiyyah o la via di mezzo.
Di certo pochi trasferimenti della capitale hanno ripagato nel mondo contemporaneo e quindi se si materializzasse la scommessa non è priva di rischi. Restano le questioni se le agenzie diplomatiche come ONU, ASEAN e le ambasciate si trasferirebbero o se resteranno a Giacarta.
Altre agenzie internazionali e imprese multinazionali hanno storto il naso nel cambio delle capitali. La maggioranza per esempio ha preferito restare a Yangoon in Birmania quando la capitale fu spostata a Naypyidaw e a Kuala Lumpur quando la capitale malese fu spostata a Putra Jaya.
L’esempio più famoso o famigerato è quello di Brasilia, il centro governativo che fu spostato a 1100 chilometri da Rio de Janeiro nel 1960 e che è stato definito un “avvertimento per i sognatori urbani” perché dopo 60 anni resta un’area isolata e squallida, dalle strade deserte, ignorata dalla maggior parte del Brasile nonostante la sua magnifica architettura dell’architetto Brasiliano Portoghese Oscar Niemeyer.
Infatti Jokowi è criticato da varie parti della società indonesiana. Parti del settore degli affari di Giacarta vedono lo spostamento come un’opportunità dell’oligarchia di fare benefici a cascata. Alcuni economisti criticano il momento dello spostamento di fronte ai livelli crescenti di debito del paese. Il fatto che ci si attende che 81% del progetto debba essere finanziato in modo semi privato preoccupa qualcuno.
Gli ambientalisti sono preoccupati che il progetto porterà altra deforestazione e fuochi di foreste sul Borneo, un’isola importante dal punto di vista ecologico. Altri affermano che Jokowi ha una sua agenda.
Giacarta però è in una fase di crisi. E’ stata colpita forte dal cambiamento climatico rendendo la sostenibilità nel lungo termine difficile. Ci si attende che l’acqua sarà completamente terminata nei prossimi venti anni a causa del prelievo di acqua potabile dal sottosuolo. La città sprofonda molto velocemente ed il 40% di essa è già sotto il livello del mare. Accadono con regolarità allagamenti dopo le piogge torrenziali.
Per i pianificatori il traffico di Giacarta è il peggiore di tutto il Sudestasiatico e l’inquinamento dell’aria è tanto da percepirlo tra i denti. I fiumi sono così inquinati da poterci camminare sopra. C’è poco spazio per l’espansione poiché la popolazione della Gicarta Metropolitana eccede i 30 milioni di abitanti.
L’area prescelta ha già alcune infrastrutture a sostegno della nuova capitale. Ci sono due aeroporti internazionali a Balikpapan e Samarinda, ed un porto di mare a Balikpapan. Si trova nel mezzo dell’Indonesia, senza rischi di allagamenti e frane, senza vulcani e terremoti. Il costo stimato si aggirerà sui 33 miliardi di dollari, finanziati per il 19% dal governo indonesiano e 81% da partnership pubblico privato.
Il piano iniziale per la città ancora da chiamare richiede 40 mila ettari per un nuovo complesso legislativo, palazzi del governo, complessi commerciali, utenze varie e case per 1.5 milioni di impiegati. La capitale sarà costruita lungo le linee di una città foresta intelligente che incorpori vasti spazi aperti verdi con un esteso sistema di trasporti pubblici. Ci si attende che la nuova capitale cresca nel tempo fino a 300 mila ettari.
Il settore finanziario resterebbe a Giacarta che resterà comunque un centro economico con alcuni servizi del governo in funzione. Il palazzo presidenziale resterebbe come una residenza secondaria.
Sommando la popolazione di Balikpapan, Samarinda e delle aree circostanti che raggiungono neanche i due milioni di persone e l’addizionale milione e mezzo, si raggiungerebbe una popolazione di circa 3.5 milioni di persone per il 2024. Questa massa critica dovrebbe agire da stimolo per sviluppare ancora di più l’area.
Il Kalimantan che ha una popolazione di neanche 19 milioni in un’area più grande della Malesia o del Vietnam ha tanto suolo per accrescere facilmente la produzione alimentare. Questo sarà una ricaduta per le piccole imprese locali. Gli alimenti processati dovrebbero essere prodotti localmente per i costi di trasporto da Giacarta.
Ci si attende anche che alla fine ci potrebbe essere qualche vantaggio economico di rifletto per le vicine Sulawesi. Se la nuova capitale ha successo come stimolo, allora ci sarebbe da attendersi che la costa occidentale delle Sulawesi crescerà insieme nella prossima generazione.
Ci vorrà molto di più per una ricaduta positiva sugli stati malesi di Sabah e Sarawak e Brunei per il relativo isolamento del Borneo.
Sebbene ci siano collegamenti aerei con Sabah, Sarawak e Brunei, non esistono strade verso Sabah e le strade da Sarawak e Brunei sono rispettivamente 2000 e 2500 chilometri.
Il pezzo prezioso della nuova capitale deve essere un monumento a forma di pentagono che rappresenti l’ideologia nazionale della Pancasila ed il motto nazionale di Unità nella Diversità.
Questo simbolismo nel Kalimantan estremamente diverso etnicamente, dove i musulmani seguono una forma liberale dell’Islam potrebbe indicare che Jokowi tenda a riposizionare la società indonesiana.
Il Fronte di Difesa Islamico, FPI, ed altri elementi conservatori non sono riusciti a sfondare e quindi sono incapaci di estendere la loro influenza nel Kalimantan. Si aggiunga che il Kalimantan è simbolicamente molto lontano dalla provincia di Aceh a Sumatra del Nord, dove si pratica la legge della Sharia in modo stretto, qualcosa di avverso alla cultura indonesiana liberale, accomodante e tollerante (dell’ Islam Nusantara)
E’ una strada lunga da percorrere. Lo spostamento non salverà Giacarta dallo sprofondare ancora di più e Jokowi lo ha riconosciuto con un annuncio congiunto di spesa per sistemare i problemi di Giacarta.
E’ ancora troppo presto per dire se Jokowi troverà resistenza o sostegno in questo storico passaggio.
Ci sono oppositori allo stesso concetto di Islam Nusantara ed il simbolismo della nuova capitale potrebbero essere troppo per qualcuno. Il dibattito parlamentare sulla legge di applicazione deve ancora giungere. Teniamo d’occhio questo spazio.
Murray Hunter Asia Sentinel