Sedici anni dopo le bombe di Bali del 2002 che uccisero oltre 200 persone, Jemaah Islamiyah, JI, è ancora il gruppo terrorista chiave nel Sudestasiatico di oggi. Benché sia stato da allora decimato con la morte dei suoi capi importanti e dei suoi membri, JI ha radici politiche ed ideologiche profonde nella regione.
L’ascesa del ISIS dal 2014 è stato un regalo del Signore per JI, perché ha assorbito l’attenzione dell’apparato della sicurezza permettendo così a Jemaah Islamiyah di espandersi ed essere nella posizione di essere una minaccia agli stati della regione, Indonesia in primo luogo. I suoi api credono che si trovi in uno stato di estrema preparazione oggi.
Oggi l’area geografica di interesse per JI è l’Indonesia nonostante i legami con gruppi ed individui nelle Filippine (come il MILF e Abu Sayaff), in Thailandia (Gerakan Mujahidin Islam Pattani) e Malesia (Kumpulan Mujahidin Malaysia) attraverso una propria rete.
La riduzione della sua area di intervento la si deve al successo dell’apparato di sicurezza della regione nello smantellare la sua rete attraverso gli arresti (Abu Bakar Basyir, Abu Rusydan, Zarkasih, Adung, Umar Patek, Abu Tholut, etc.) e la decimazione dei suoi capi (Noordin Top, Azahari, Dulmatin, etc.) come anche alle morti e arresti in larga scala tra il 2002 e 2009.
Nella sola Indonesia dal 2002 sono stati uccisi 150 militanti di JI ed altri 1500 arrestati.
Eppure Jemaah Islamiyah è riuscita a rivitalizzarsi e restare importante per varie ragioni.
La prima è la continua esistenza di AlQaeda, AQ e dei capi di Jemaah Islamiyah. Nonostante la morte di Bin Laden, Ayman Zawahiri ha continuato a comandare proprio come dopo Abdullah Sungkar, i capi come Abu Bakar Bashir, Abu Rusydan, Zarkasih, e Adung continuano ad operare. Solo Abu Bakar Bashir si è unito al ISIS e resta in carcere.
Nonostante il suo basso profilo a livello internazionale e nazionale, la maggioranza dei suoi membri è rimasta fedele ad AQ e molti hanno sviluppato legami stretti con Jabhat al-Nusra (JaN) o i suoi successori, con Jabhat Fatah al-Sham (JFaS) (luglio 2016-gennaio 2017) e Tahrir al-Sham (TaS) (da gennaio 2017).
I membri indonesiani di JI hanno combattuto insieme a JaN, JFaS, and TaS secondo Nasir Abbas e Sfyan Tsauri, mentre JI continua a credere nel portare avanti il jihad all’estero ma non in Indonesia. (Sofyan, ex poliziotto indonesiano, fu condannato a dieci anni di carcere a marzo 2010 per l’incidente di Aceh. Fu comunque rilasciato nel 2015 perché ritenuto spia della polizia con l’incarico di infiltrarsi, accusa che Sofyan ha negato pubblicamente).
Il sistema di Jemaah Islamiya
Il fattore fondamentale della sua continuata presenza è il sistema Jemaah Islamiyah che ha agito come cinghia di trasmissione per JI e le sue cause in Indonesia oggi. E’ evidente da varie sue attività.
Prima cosa, i capi di JI continuano ad incontrarsi regolarmente e la costituzione di JI resta la guida alle attività del gruppo. Il suo consiglio di governo si riunisce regolarmente anche se di nascosto, secondo Nasi Abbas e Sofyan Tsauri.
Jemaah Islamiyah continua ad avere un suo emiro, il capo indiscusso. L’anomalia oggi è la presenza di due emiri, il capo di fatto ed un altro che è pubblicamente considerato tale. Mentre si credeva che il capo militare del JI fosse Muhammad Khoirul Aman or Ustad Batar, che fu arrestato nel 2017, si crede che l’emiro sia Para Wiyanto. Originario di Kudus e addestrato a Mindanao, si assume che Para Wiyanto sia l’emiro, in qualche modo confermato da Sidney Jones e Rakyan Brata.
Comunque i capi di JI hanno un’altra idea di chi sia l’emiro reale. Il Primus inter Pares si crede sia Abu Rusydan che subentrò come emiro nel 2002 dopo l’arresto di Abu Bakar Bashir. Rusydan fu arrestato nel 2003 e rilasciato nel 2005.
Secondo Sofyan Tsauri, ch giocò un ruolo importante nel campo militare di addestramento di Aceh nel 2010 ed era responsabile per il rifornimento di armi per le persone da addestrare, Abu Rusynan è l’emiro di fatto oggi.
Sofyan sostiene che Para Wjanto sia un emiro di emergenza, emir bitona. Questa posizione la si giustifica perché JI è un gruppo clandestino in Indonesia, e chiunque associato ad esso può essere arrestato e i suoi conti congelati. Perciò tatticamente è bene avere un emir bitona che rimane clandestino, ma Abu Rusydan, una figura pubblica e attivo capo religioso senza una chiara associazione a JI, è visto come l’emiro reale.
Secondo Sofyan, ogni volta che si genera un disaccordo nel consiglio di governo, la parola finale è di Abu Rusydan, cosa che mostra chi è la reale autorità. Se mai Para Wijanto è arrestato JI potrà continuare senza un vuoto vero di comando.
La diffusione dell’ideologia della Jemaah Islamiyah
JI risulta ancora attiva nella diffusione delle idee e dell’ideologia attraverso i collegi islamici, pesantrens, moschee, istituzioni educative e case editrici. JI è anche sostenuta da varie istituzioni di ricerca e di istruzione.
Secondo Sofyan, JI ha preso sul serio il consiglio del compianto Bin Laden che avrebbe detto che laddove i jihadisti combattono nei paesi musulmani, devono combattere fino alla fine. Comunque nei paesi musulmani dove non c’è un fronte del Jihad in atto, gli istituti di ricerca devono educare il Popolo alla jihad e diventare i sostenitori fondamentali di questo approccio alla lotta, Indonesia compresa.
Jemaah Islamiyah gestisce case editrici e media comprese quelle associate con Majelis Mujahidin Indonesia. Le due pubblicazioni chiave sono Risalah Mujahideen and Symina che si pubblicano regolarmente a Jogiakarta e Kudus. Ar-Rahmah.com è lo strumento online di AJ che pubblica regolarmente indagini legate ad AQ e JI.
JI è attiva sul fronte umanitario e sostiene istituzioni analoghe e musulmani che hanno bisogno di aiuto. Un’istituzione è Hilal Ahmar Society Indonesia, che era attiva nel Medio Oriente. Gli USA l’hanno messo al bando perché legata a AQ e JI. JI ha mandato aiuti umanitari per sostenere la lotta dove JaN è attiva. Altro gruppo legato a JI è Lembaga Kemanusian One Care che opera come la precedente.
JI ha sempre avuto il suo braccio militare e molti suoi militanti sono stati coinvolti in attentati in Indonesia tra il 2000 e il 2009. Dopo la repressione delle forze di sicurezza, Sofyan Tsauri sostiene che gli elementi militari non sono stati smobilitati ma solo non attivi. Sono parcheggiati finché non c’è un ordine di ricomparire.
Dal 2009, i membri militari di JI sono stati coinvolti in combattimenti al di fuori dell’Indonesia, per lo più nelle Filippine, ma anche in Iraq e Siria. Con l’arresto di Khoirul Aman nel 2017, Abu Husna e Abdul Manap di Solo sono i suoi capi militari. Comunque i capi di JI come Abu Rusydan hanno affermato più volte che non è giunto il tempo di colpire. Affermando che JI è per lo più concentrato all’educazione e all’addestramento, non violenza, Rusydan ha anche avvisato che JI sarà solo pacifica “fino ad un certo punto” e non la si deve provocare.
Trarre benefici dal crollo del ISIS
Infine un fattore importante da considerare per la ascesa e la rilevanza di JI è la risposta contro ISIS e la sua violenza nel Medio Oriente, Sudestasiatico in generale e Indonesia particolarmente. Anche se ci sono sostenitori ISIS in Indonesia, le Filippine sono viste come epicentro delle attività ISIS nella regione, evidente nella Battaglia di Marawi che consumò oltre un migliaio di vite umane infliggendo grossi danni alla città.
La Wilayat dell’Asia Orientale o Wilayat Sharq Asiyya è stata posta nelle Filippine dalla metà 2017, prima sotto Isnilon Hapilon che morì a Marawi e si crede guidato da un Emiro Bitona oggi.
Mentre ISIS è sul radar di chi lavora alla sicurezza a livello globale e regionale, JI ha ricevuto una luce verde di operare liberamente. Alcune agenzie della sicurezza indonesiana credono anche di usare JI per contrastare ISIS, parte del bilancio di potere e del divide et impera.
Mentre JI continua ad avere il maggior numero di detenuti in carcere o che sono stati rilasciati, come anche il più grande numero di combattenti addestrati e ideologicamente rinforzati con esperienza di combattimento e di costruzione di bombe, resta la minaccia fondamentale alla sicurezza indonesiana.
Sidney Jones e Rakyan stimano che la forza dei membri di Jemaah Islamiyah oggi sia tra 2000 e 3000 oltre a tantissimi sostenitori e simpatizzanti.
Molti di Jemaah Islamiyah credono che ISIS sia una creatura dell’Occidente da contrastare perché ha causato una cattiva reputazione al Jhad e alla lotta dei musulmani nel mondo.
Promuovendo una lotta interna come accaduto in Medio Oriente e Africa e poi nelle Filippine, si crede che ISIS sia il lungo braccio dell’Occidente che mira ad incoraggiare i jihadisti a unirsi in una zona di conflitto (Afghanistan, Iraq, e Syria nel passato e poi Filippine) e dove i governi regionali con il sostegno occidentale possono decimare tutti i jihadisti insieme. JI mira a prevenire di entrare nella trappola secondo Sofyan Tsauri.
Chiaramente Jemaah Islamiyah non è affatto irrilevante. Imparando le lezioni del passato e traendo vantaggi dalle attuali geopolitiche con l’attenzione al ISIS, Jemaah Islamiyah è riuscita a rigenerare il suo comando e fila e resta in uno stato massimo di preparazione.
Senza godere degli allori e compiacersi perché JI non ha lanciato alcun grande attacco dal 2009, gli stati della regione devono restare vigili perché questo stato di pace può cambiare velocemente una volta che si riprende l’habitat della violenza.
Bilveer Singh, TheDiplomat