Tra molti anni, la vittoria elettorale del presidente eletto Joko Widodo, Jokowi, potrebbe essere vista come fondamentale per il destino della democrazia e il regionalismo nel sudestasiatico. Una vittoria del suo oppositore Prabowo Subianto avrebbe significato un passo indietro per l’Indonesia con la promessa di autoritarismo in seguito ad un mandato elettorale. La vittoria di Jokowi d’altro canto promette bene non solo per il futuro del suo paese ma anche per le prospettive democratiche della regione e il momento di avanzamento dell’ASEAN.
Anche in società più avanzate, sia economicamente che tecnologicamente, quando si parla di sviluppo politico, la democrazia non è sempre permanente. Mentre nel ventesimo secolo ha prevalso la democrazia sull’autoritarismo e l’autocrazia, la sua traiettoria resta incerta.
Nel sudestasiatico le economie sono generalmente in espansione e le società diventano sempre più sofisticate, industrializzate, globalizzate e connesse. Le forme di governo sono miste e diverse, dalla monarchia assoluta alle democrazie al governo del partito comunista. Ma il bilancio volge più in favore dell’autoritarismo e meno democrazia: l’intervento militare recente in Thailandia è uno delle situazioni, ma Cambogia, Malesia e Birmania hanno mostrato segni di regressione.
C’era molta attesa perciò dall’Indonesia, il paese musulmano più grande e la terza democrazia più popolosa, emersa da un periodo coloniale e poi di autoritarismo militare.
Il contrasto tra i candidati non sarebbe potuto essere più duro. Jokowi è emerso da inizi semplici per diventare un uomo di affari di mobili di successo ed un efficace governatore di Giacarta. Prabowo è un ex generale e genero del presidente Suharto. Jokowi ha lottato con una piattaforma di riforma e progresso. La sua persona significava speranza e futuro democratico migliore, laddove Prabowo offriva decisionismo e carisma e istinti di uomo forte, che faceva appello a cosa andava bene del passato. Il risultato è stato di misura con il 53% dei voti a favore di Jokowi.
Quello che è fondamentale da notare a questo punto è la forza delle istituzioni democratiche del pase. Come la gran parte dei paesi in via di sviluppo, l’Indoensia ha la sua parte di scandali ed intrighi, un esempio dei quali è la condanna dell’ex capo della corte costituzionale per corruzione. Ma le elezioni sono state libere e eque, prive di violenza. La percentuale di votanti è stato, in un arcipelago di isole distanti, del 70%.
Ancora più important in un contesto democratico è che il vincitore deve poter governare e il perdente deve accettare la sconfitta senza rimostranze infinite. Sebbene Prabowo abbia protestato, alcun della sua coalizione hanno gettato la spugna compreso il presidente uscente Yudhoyono. La controversia sulla conta veloce e sulle cifre finali della Commissione elettorale potrà raggiungere la corte costituzionale ma è difficile negare la presidenza a Jokowi.
La democrazia indonesiana sembra consolidarsi man mano che passa il tempo. Il suo elettorato partecipa alle elezioni e rispetta il risultato. Le sue istituzioni di verifica rispettano la decisione dell’elettorato. Questo non è il caso di nazioni come la Thailandia dove i risultati di elezioni libere ed eque possono essere rovesciati ogni volta, o la Cambogia dove elezioni manipolate possono mantenere le stesse forze al potere.
Per quanto riguarda Jokowi, dovrà imparare che Indonesia non significa Giacarta. Le attese sono forti dopo l’inefficacia del comando di Yudhoyono. Il nuovo presidente dovrà formare un governo capace. E avrà bisogno di un gruppo di professionisti della politica capaci nella politica estera per mantenere il ruolo nel G20 e dare una spinta all’ASEAN. Yudhoyono ha dato un bel esempio per la posizione globale dell’Indonesia essendo riuscito a mettere insieme un gruppo di tecnocrati attorno al ministro degli esteri Marty Matalegawa. Il presidente eletto che sarà il primo capo dell’Indonesia senza un personale legame al suo passato autoritario avrà bisogno anche di essere positivo verso la matriarca del suo partito Megawati Sukarnoputri.
Se Jokowi dura un intero mandato e l’Indonesia può entrare in un’altra fase di cambio presidenziale, la prospettiva di un consolidamento democratico illuminerà ed ispirerà le democrazie più deboli della regione imponendo indirettamente dei limiti sulle inversioni della democrazia con la forza dell’esempio.
Il risultato elettorale della Cambogia del luglio 2013 è stato risolto da un compromesso che permetterà alla sua assemblea nazionale di radunarsi al completo. Questa è la giusta direzione da prendere per la giovane democrazia in crescita della Cambogia. Deve diventare meno autoritaria in pratica prima delle prossime elezioni e il suo partito di opposizione deve offrire una possibile leadership e programmi politici attraenti provvisori.
Birmania e Thailandia sono i prossimi casi da verificare. Entrambe avranno le proprie elezioni il prossimo anno. Lo scontro birmano di comando è duro, appesantito da violenze settarie e religiose e e aggredita da crescenti restrizioni sulla libertà di espressione e violazione dei diritti umani.
La Thailandia, al momento sotto un governo militare, resta immersa nel suo ciclo di golpe, costituzioni ed elezioni. Si pensa che finirà con una migliore democrazia dopo l’ultimissimo golpe. E’ da dubitare che la democrazia Thailandese possa restaurarsi dopo essere stata fermata dai militari. Ironicamente la Thailandia di questi giorni è più simile alla Birmania che all?indonesia, anche se l’Indonesia era solita emulare la Thailandia solo 16 anni fa.
L’Indonesia è l’esempio più di successo della democrazia in questo momento, sebbene tutte le democrazie qui abbiano i loro difetti. La vittoria di Jokowi darà all’ASEAN una leadership regionale mentre l’organizzazione che ha ormai 47 anni si muove verso la fase ambiziosa sotto i piani della Comunità dell’ASEAN. E’ anche un bene per la democratizzazione nei paesi vicini della regioe. Se la democrazia indonesiana avesse ricevuto un colpo con la sconfitta di Jokowi, avrebbe dato un grande colpo alla democrazia nella regione. Nel lungo termine il trionfo di Jokowi forse ha salvato il futuro della democratizzazione nel sudestasiatico.
Thitinan Pongsudhirak, Institute of Security and International Studies, Faculty of Political Science, Chulalongkorn University. EASTASIAFORUM