La guerriglia di basso livello lanciata da OPM a Papua Occidentale, o Irian Jaya, dura dal 1969 quando la controversa legge della Libera Scelta comportò un referendum che chiaramente portò i rappresentanti papuani ad accettare unanimemente la sovranità indonesiana, cosa che dopo gli analisti definirono fraudolenta.
Dai rapporti di polizia si vede che tra il 2009 e il 2014 ci sono stati 166 casi di violenza che coinvolgono OPM, mentre ci sono stati almeno 14 attacchi alla sicurezza nella regione tra il 2014 e il 2015. Queste azioni dicono che, nonostante gli sforzi di una Indonesia nuova democratica nell’affrontare queste sfide riformando l’approccio della contrinsorgenza e dando più assistenza alla popolazione, restano le lamentele alimentate dalle violenze dei diritti umani e lo sfruttamento economico.
La violenza si è accompagnata con gli sforzi dell’ OPM di avere sostegno da agenti dello stato e non all’estero, specialmente con l’appoggio del Melanesian Sperahead Group, MSG, come la Nuova Guinea, Vanatu e Fiji. Con l’aiuto di questi stati sono sottoposti all’assemblea generale dell’ONU i problemi dell’indipendenza e degli abusi di diritti umani, uno sviluppo che potrebbe avere sull’Indonesia serie ripercussioni sulla sua immagine internazionale.
Le povere condizioni economiche dei Papuani originari non sono il solo fattore a favorire la violenza. Politiche ineguali di Immigrazione hanno creato uno sbilancio demografico, dove aree urbane sono abitate per lo più da gente non papuana, mente la popolazione originari abita le aree rurali. Sono sempre presenti tensioni, a causa della memoria storica e dell’eredità della condotta militare crudele come l’infame massacro di Biak del 1998, i cui responsabili sono ancora liberi.
Il presidente indonesiano Joko Widodo, per affrontare queste lamentele, ha promesso di visitare la regione tre volte l’anno e la prima visita l’ha fatta a maggio. Ha viaggiato in varie aree dando inizio a vari progetti economici come la regione del turismo nazionale in Sorong ed un’industria petrolchimica a Manokwari. A Meruake ha raccolto il riso con i militari a significare che la sua intenzione è di rafforzare le funzioni territoriali dei militari attraverso strategie di welfare che mirino a costruire legami con la gente papuana.
Degno di nota, Jokowi si è fermato al mercato tradizionale delle donne delle tribù della collina, pasar mama mama, per fare il suo tradizionale dialogo, Blusukan, con la gente del posto e per esprimere un desiderio di riprendere il dialogo da tempo fermo tra Giacarta e Papua. Benché sia un gesto simbolico, la visita di Jokowi mira a mettere in luce la sua determinazione per convincere i papuani con la sua strategia a tre braccia del Welfare, sicurezza e dialogo.
La regione conta il 45% delle riserve di rame, 41 milioni di ettari a foresta produttiva e 8 milioni di ettari di foresta da conservare, cose che spingono l’Indonesia a fare qualunque cosa per evitare una ripetizione della separazione del 1999 di Timor Est. L’Indonesia vede anche la regione di Papua Occidentale, composta delle province di Papua e Papua occidentale, come un tampone strategico alle potenziali intrusioni da nord e da est, come quelle che coinvolgono la pesca abusiva. La perdita di Papua avrebbe una ricaduta sull’arcipelago specie su aree fragili come Aceh, Molucche e Kalimantano.
Jokowi è conscio che la dura resistenza non riflette solo le differenze economiche dei nativi papuani ma anche abusi militari non risolti nell’era precedente alla transizione democratica del 1998. Mira perciò a rafforzare gli approcci sul welfare e la sicurezza del precedente presidente Yudhoyono nelle due province turbolente. Importante è che egli cerchi di reinventare un elemento che potrebbe essere determinante, il dialogo.
Sui temi del Welfare, Jokowi adotterà una strategia economica più articolata. Le politiche di sviluppo precedenti hanno di fatto peggiorato le condizioni, mentre le politiche di migrazione concepite male del periodo di Suharto hanno esacerbato il conflitto tra i migranti interni e i papuani nativi. La strategia di Jokowi ha varie caratteristiche che considerano non solo l’espansione delle infrastrutture per giungere ad una economia low cost, ma anche un’economia locale che si basi sull’eguaglianza e la proporzionalità.
Per ottenere un’economia low cost, il progetto stradale Ocean di Jokowi sarà esplorato a Sorong, Jayapura e Merauke. Impianti da porto profondo, una volta creati, dovrebbero ridurre i costi delle transazioni per regioni lontane come Papua. Jokowi cerca di promuovere la connettività rivitalizzando l’aeroporto di Biak Frans Kaisepo come aeroporto internazionale, costruendo un sistema ferroviario papuano, un ponte a Holtekamp a Jayapura e accelerando lo sviluppo infrastrutturale nelle aree isolate.
In termini di sviluppo regionale equità e proporzionalità restano questioni contese. Per affrontar i bisogni delle province remote Jokowi ha manifestato l’intenzione di accelerare la fornitura di infrastrutture fondamentali, abilitare i mercati tradizionali, rinegoziare la condivisione di risorse tra Papua e Giacarta e applicare il concetto di “più autonomia speciale” che dovrebbe portare ad una revisione della legge dell’autonomia del 2001.
Per assicurare il successo di questa iniziativa Jokowi sa che deve fare di più per assicurarsi la fiducia. I governi precedenti non hanno riconosciuto che non era sufficiente affrontare le sole questioni economiche, ma che c’era bisogno di una soluzione comprensiva. L’indifferenza verso i problemi politici, ideologici e storici del conflitto hanno seminato i germi d una profonda sfiducia rendendo difficile per i Papuani perdonare ed andare oltre.
Jokowi ha promesso un dialogo che miri ad affrontare in modo comprensivo le questioni al di là del sottosviluppo che coinvolgano i capi del OPM. Incoraggia ogni elemento a tutti i livelli del governo ad intensificare il dialogo con gli abitanti dal comandante del distretto militare, al capo della polizia a tutti i civili. Ad aprile il governo indonesiano offrì la disponibilità a mettere su un gruppo che investigasse le passate violazioni dei diritti umani con persone del ministero della giustizia, della corte suprema, della polizia, della Agenzia dell’Intelligence Nazionale, forze armate e commissione dei diritti umani. Il suo successo sarà determinante nello sforzo del governo per riprendere quella fiducia essenziale per negoziare la pace a Papua.
Jokowi ha provato a convincere anche i membri del MSG che sono pessimisti della capacità indonesiana di affrontare pacificamente la questione papuana. La richiesta di Papua Occidentale di partecipare al MSG fu fatta dal ULMWP, movimento unitario di liberazione di Papua Occidentale, e quest’anno una simile richiesta è stata lanciata da WPNCL. Sono entrambe le richieste sotto osservazione. Giacarta teme che, se queste richieste avessero successo, avrebbero conseguenze deleterie sull’immagine internazionale nei forum dell’ONU.
Com contromossa Jokowi in una visita a maggio, ha aperto al primo ministro Peter O’Neil esprimendo la volontà di costruire legami solidi con PNG, MSG e la regione del Pacifico in generale. Per neutralizzare l’impatto della richiesta di Papua Occidentale l’Indonesia ha fatto un propria richiesta di partecipazione al MSG. Il ministro degli esteri Retno Marsudi ha visitato PNG, Isole Salomone e Fiji sperando di convincere i paesi a riconsiderare la partecipazione di Papua Occidentale. Se viene accettata la richiesta dell’Indonesia, non solo permetterà alle province melanesiane dell’arcipelago di partecipare ad accordi culturali, commerciali e di commercio sotto la bandiera indonesiana, ma diluirà anche il sostegno diplomatico del MSG al movimento di indipendenza di Papua Occidentale. Jokowi si è anche appellato alla comunità internazionale più vasta, dando la grazia a cinque prigionieri politici e togliendo le restrizioni decennali all’accesso dei media a Papua.
Nonostante questi sforzi genuini di Jokowi, gli altri suoi piani accrescono la presenza militare nella regione accrescendo lo scetticismo. Certo che Jokowi cerca un approccio più morbido sulla sicurezza chiamato Bhakti Bina Keamanan dan Ketertiban Masyarakat – Bhabinkamtibmas, un programma di rafforzamento sociale sotto gli auspici della polizia regionale, unitamente ad un altro analogo ma mal formulato “invasione territoriale” guidato dai militari.
Inoltre la presenza militare si aggira attorno a 45 mila soldati stazionanti a Papua oltre a 650 soldati sulle frontiere con la PNG. E’ prevista un’ulteriore espansione della struttura militare con l’inclusione di un comando di distretto Kodam a Manokwari, la creazione di una Flotta Centrorientale a Sorong che aggiungeranno un personale che va da 7000 a 10000 persone. Inoltre si pensa alla creazione di una terza divisione del comando strategico dell’Esercito e di un comando dell’aviazione. Papua Occidentale diventerà una delle regioni più militarizzate dell’Indonesia.
Vari progetti di comunità mirati al rafforzamento della gente del posto saranno condotti sotto la guida del Comando regionale Kodam e comando di polizia Polda in cooperazione con i governi locali, agenzie dello stato e capi etnici. Sebbene i programmi mirino a costruire legami e migliorare l’immagine della sicurezza, lo spettro delle violazioni dei diritti umani (omicidi extragiudiziali, detenzioni arbitrarie e torture) fa nascere dubbi sul successo della nuova strategia militare di ricostruire la fiducia locale nell’apparato dello stato, se non saranno percepiti come il ritorno dei metodi autoritari di Suharto.
Una linea di faglia potenziale che richiederà particolar attenzione è la mancanza di apprezzamento delle complessità delle culture della regione. Esistono oltre 300 tribù in una popolazione indigena totale di un milione e mezzo di persone, con le proprie sottotribù, clan e sottoclan. C’è sempre il rischio, in questo quadro complesso, di percezioni errate e incomprensioni culturali che portino ad abusi militari. Prima degli accordi del 2005 gli abusi militari ad Aceh erano la conseguenza dell’incapacità di comprendere i costumi locali e le lingue. Molti acenesi subirono trattamenti violenti dai militari poiché non sapevano comunicare con la lingua Bahasa ufficiale.
Le forze indonesiane, che hanno appreso la lezione acenese, hanno anticipato questi problemi reclutando più gente locale. La polizia ha iniziato un programma chiamato Brigata giovanile locale, Brigadir Putra Daerah, che collabora con il governo locale dal 2008 per reclutare oltre 1500 papuani. I militari analogamente hanno tentato di reclutare i rappresentante militare a livello di villaggio tra la popolazione papuana.
Eppure mentre le intenzioni sembrano buone il concetto non va. “Invasione territoriale” è ancora guidato dalla percezione di una incapacità dei locali piuttosto che dalla partecipazione locali, e da un’attitudine di condiscendenza creata da anni di pregiudizio secondo cui i papuani sono arretrati o “Papua Bodoh”. Con tali attitudini un programma di rafforzamento sociale, per quanto razionale sembri, può discendere in una situazione dove chi gestisce i programmi finisce con l’intimidire per usare un approccio da tempi brevi. I successi reali richiedono addestramento culturale e proprietà di lingua da rendere prioritari per impedire che l’etnocentrismo e lo stereotipo minino la possibilità di affrontare problemi più profondi del sottosviluppo di Papua.
Le iniziative di Jokowi si trovano davanti varie sfide come il bisogno reale di costruire un dialogo efficace. Una ribellione frammentata ha complicato gli sforzi di mantenere il dialogo. Secondo il rapporto del comando della polizia Papuana del 2015, si sono dichiarati legittimi rappresentati del OPM sette gruppi armati separatisti. Ogni gruppo è sostenuto e coopera con piccoli gruppi.
Per esempio Goliath Tabuni che opera nel Puncak Jaya controlla le attività di gruppi come Leo Magay a Paniai, Ayub Waker a Tembagapura, e Theny Kwalik in Timika. Opure esiste Hans Uri Yuweni di Jayapura che ha un’influenza in parti della provincia di Papua occidentale com Sorong e Manokwari fino a Mearuke. E’ improbabile che un dialogo con un gruppo sia sostenuto necessariamente dagli altri. Di conseguenza il rischio di gente che attacchi i colloqui è tanto e colpisce lo sforzo di ogni negoziato di pace. Da Giacarta sono grandi i rischi dei gruppi oltranzisti dei militari e del parlamento. Saranno fondamentali per una soluzione durevole del conflitto l’abilità a gestire differenti gruppi di interesse e le grandi aspettative dei gruppi papuani.
Jokowi è ben considerato per la sua capacità di negoziare, di comunicare con la gente semplice e per mescolare. Fu evidente quando riuscì a spostare pacificamente gli ambulanti a Solo e Giacarta con un processo che garantiva un’accettabile compensazione economica. Il negoziato a Papua è minato dall’incertezza. I colloqui ad Aceh richiesero le abilità di Yudhoyono, imparate durante l’era Suharto per gestire gli elementi militari, e quella di Jusuf Kalla e dei mediatori terzi disponibili a ingaggiar il Movimento di Libera Aceh, per gestire il parlamento nel processo di ricostruzione del post tsunami.
Jokowi deve adottare un atteggiamento pragmatico se vuole aver successo a trovare una soluzione al conflitto papuano. Per ridurre le percezioni negative dei militari deve sorvegliare le loro attività da vicino ed assicurarsi che la loro condotta verso i papuani rifletta una grande apertura culturale.
Jokowi deve anche mantenere la sua promessa di affrontar le lamentele locali col dialogo, mentre deve creativo nel trovare soluzioni che prendono in considerazioni questioni sensibili come le aspirazioni politiche dei papuani.
Forse la cosa più importante è che più che imporre semplicemente le proprie idee Giacarta deve iniziare ad ascoltare Papua.
Leonard C. Sebastian e Emirza Adi Syailendra,TheDiplomat