Il ministero di giustizia (DOJ) ha richiesto che accusare il generale Jovito Palparan ora in pensione e altri uomini delle forze armate per il supposto sequestro e detenzione delle due studentesse dell’Università di Filippine Karen Empeño e Sherlyn Cadapan avvenuto il 26 giugno del 2006.
«Il gruppo di indagine ha concluso che il sequestro e la detenzione grave illegale di Sherlyin e Karen furono eseguiti da ufficiali, personale arruolate delle Forze Armate Filippine ed altre persone non arruolate, che commisero gli atti non in relazione al loro compito ma in violazione del loro sacro dovere di ‘proteggere la gente’ e agendo al di fuori del loro giuramento, quindi come se fossero persone private»
Il principale testimone fu il contadino Raymond Manalo che fu detenuto con le due ragazze e che in seguito riuscì a scappare dalla detenzione con suo fratello.
Oltre a Jovito Palparan sono stati accusati anche il Colonnello Anotado, i sergenti Hilario e Osorio.
Comunque il DOJ non ha accusato il gruppo di violenza sessuale, gravi ferite fisiche, maltrattamenti per mancanza di prove, e la tortura perché non avevano al momento uno stato legale.
L’indagine del DOJ è partita dopo la denuncia delle madri delle due ragazze, e dopo che la corte suprema aveva invitato a maggio di quest’anno a riprendere le indagini poiché c’erano fondati sospetti contro Palparan ed il gruppo, corroborate dalle dichiarazioni di due testimoni oculari, il contadino Raymond Manalo e la guardia privata Oscar Leuterio che videro le due ragazze nei campi di detenzione delle Forze Armate Filippine.
Il ministro De Lima ha dichiarato di stare attendendo il mandato di arresto contro il gruppo e che questa volta le indagini possono procedere bene in quanto i testimoni tendono a collaborare. Nel frattempo il gruppo dei diritti umani, Karapatan, ha chiesto di emettere contro Palparan un Ordine di divieto di espatrio, lo stesso che colpì la Arroyo e che fu poi dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema.
I familiari delle ragazze hanno dichiarato la loro parziale contentezza per la decisione del DOJ in quanto questa decisione, giunta dopo quasi sei anni dalla scomparsa, sarebbe dovuta arrivare nella precedente amministrazione.
Il legale dice: «La raccomandazione del DOJ è molto cruciale e simbolica. Questo caso non è solo conto Palparan e i suoi lacché, ma anche contro altri che continuano a violare i diritti umani rimanendo ancora liberi. Questo possibile arresto manda un chiaro segnale, che non è qualcosa che si possa farlo impunemente e poi farla franca. Prima o poi, immediatamente o dopo un po’ di tempo la legge ti acchiapperà.»
Da notare l’uscita recente di alcuni cablogrammi da parte di Wikileaks che testimoniano come il nome di Jovito Palparan fosse sulla bocca anche dell’ambasciata americana. Uno dei tanti pezzi è il seguente a proposito della Commissione Melo sugli omicidi extragiudiziali.
«Il Giudice della Corte Suprema Melo notava che, in un incontro della commissione con il capo di stato maggiore del tempo Esperon e con lo stesso Palparan, avevano dichiarato di non riuscire a ‘controllare’ le truppe al loro comando che avrebbero potuto commettere tali comportamenti illegali.
Il generale Jovito Palparan riconobbe persino di fronte alla Commissione, che ‘lui avrebbe potuto anche ‘incoraggiare’ questi omicidi, ma affermò che quelli erano solo ‘responsabilità individuali’ di chiunque li abbia commessi tali omicidi. Il generale Esperon ammise che sarebbe stato accettabile che membri delle forze armate ‘neutralizzassero’ qualunque ‘nemico dello stato’, ma la ‘neutralizzazione’ non necessariamente implicava l’assassinio»
In un altro cablogramma si legge:
«Il vescovo cattolico di Bulacan,Oliveros, accusava specificatamente il generale, attualmente in pensione, Palparan, il comandante precedente della 7 divisione di fanteria, per aver promosso omicidi contro la legge come una tattica di contro insorgenza. Il vescovo descrisse un incontro da brividi con il generale nel 2006, durante il quale il generale aveva affermato che gli omicidi fossero ‘talvolta necessari’ per fermare un ‘male più grande’. Il vescovò commentò che le forze armate avrebbero dovuto assumersi la responsabilità almeno per qualcuno di questi omicidi.»
Comunque nulla fu fatto contro Palparan contro cui la Commissione Melo non trovò prove certe del suo coinvolgimento.