La tattica diffamatoria del presidente filippino Duterte, una azione di killeraggio politico, colpisce questa volta la senatrice del Partito Liberale Leila De Lima con offese estremamente misogine dirette contro di lei e contro il suo autista, accusato anche di raccogliere soldi della droga.
Duterte non accusa direttamente la De Lima di essere finanziata dalla droga ma lo lascia ben intendere.
La ragione è che De Lima presiederà tra qualche giorno la commissione di inchiesta del Senato sugli omicidi extragiudiziali, che sono arrivati ufficialmente a 1103 secondo la ABS-CBS News.
Un’altra causa dell’attacco di Duterte è che la De Lima, quando era presidente della Commissione dei ddiritti umani, indagò sugli omicidi extragiudiziali accaduti a Davao quando Duterte era sindaco.
Questa tattica diffamatoria era nell’aria da tempo nonostante un’apparente gesto di Duterte durante la sua prima dichiarazione alla nazione, quando si dirige a dare la mano alla De Lima che rimane presa alla sprovvista.
Poi man mano che la pressione sugli omicidi extragiudiziali cresce, con i rappresentanti dell’ONU che fanno sentire la propria voce, cresce la tendenza ad attaccare una rappresentante del governo che avrebbe una condotta immorale. Poi l’attacco misogino sulla presunta condotta sessuale della De Lima, che avrebbe distrutto la famiglia del suo autista lautamente ricompensato.
Sono giunti molti attestati di stima e di solidarietà da singoli individui del parlamento, e ricompaiono vecchie accuse verso la De Lima degli anni scorsi.
Se tutto fosse vero sulla vita personale della De Lima, non si accetta da una donna quello che un uomo potente può fare spesso e liberamente, con favorevoli commenti. Non va dimenticato come lo stesso Duterte si sia vantato delle sue attività prolifiche e delle sue tante famiglie.
Poi l’uso di queste accuse fatto come azione di killeraggio politico, come definito dalla De Lima stessa, mostra quanto sia pericoloso quest’uomo che è disposto a mettere sotto i piedi tutti e tutto ciò che ostacola la sua azione politica.
Cosa ci si può aspettare da un presidente che dei tossicodipendenti dice: “Tanti di loro non sono più degli esseri umani vitali su questo pianeta”, il cui cervello si è ridotto per l’uso dello shabu che li rende inadatti alla riabilitazione, quando in tutte le Filippine ci sono pochissimi centri pubblici o privati per la riabilitazione dei tossicodipendenti.
Il Bullo ed i Codardi, Editoriale di INTERAKSYON.
Al di là della misoginia, dell’ipocrisia e della sua chiara maleducazione nell’attacco alla senatrice De Lima, l’ultimo scoppio di Duterte è stato un assalto al Senato, al Congresso, ai media, a tutti i controlli custoditi nella Costituzione Filippina. Tutte le personalità di questa repubblica dovrebbero denunciarlo secondo la loro posizione. Attendiamo col fiato sospeso che qualcuno al senato difenda con vigore non solo uno di loro, ma l’istituzione e il mandato.
Ci sarà qualcuno a farlo?
L’assalto vergognoso contro la De Lima segnala alcune cose:
Il presidente è così dentro questa guerra alla droga che non riconsidererà la sua strategia da terra bruciata, le preoccupazioni per i diritti umani e il giusto processo.
E’ la ricompensa per la De Lima i cui periodi precedenti, come presidente della Commissione dei Diritti umani e poi ministro della giustizia, lo avevano attaccato particolarmente con la presunta ossessione di collegarlo alle Squadre della Morte.
Duterte attaccherà con tutte le forze chiunque oserà di collegarlo alla questione degli omicidi extragiudiziali.
Quello che è chiaro è che questo presidente calpesterà qualunque persona o entità che frapporrà per l’onore. La corte suprema aveva segnalato la propria complicità con la guerra alla droga, ma anche dove si rifiuterà di piegarsi e concedere potere. Abbiamo tutti un lavoro da fare, come l’ha messa Duterte stesso, e allora buona fortuna, ma noi facciamo il nostro dovere, ha detto la Lourdes Sereno.
Sebbene non spettasse a lei farlo, De Lima ha sottolineato che l’inchiesta vicina del Senato sugli omicidi extragiudiziali sarà equa ed imparziale. Non c’è maggiore espressione di rispetto, come i residenti delle comunità confinate a Paranaque e Alabang possono dire, come quando diversamente da chiunque altro, ti è dato un avviso di un’indagine in arrivo, cosicché la gente interessata possa provvedere.
Eppure, per tutta la cortesia, De Lima è diventata se non la più triste delle dimostrazioni di un segno fondamentale di questa amministrazione: un istinto a sparare prima di domandare … non fate più domande.
Non è la prima volta che il presidente ha pubblicamente attaccato persone con resoconti di “indagini” che deve qualificare se non li ha prima esaminati. Peggio alcuni passati attacchi furiosi sono stati lanciati pieni di domande nel giro della giornata, come ciechi pezzi nei tabloid, essenzialmente inutili se non come mangime per aggressori e provocatori del cyberspazio.
Si pensa che dovrebbero cadere teste perché il presidente è stato zittito per rapporti pieni di errori. Si pensa, se solo affidabilità e responsabilità fossero parte dell’agenda. Ma ancora una volta l’obiettivo sembra non essere il rapporto dato al pubblico, ma di averli con la schiuma alla bocca. E’ la giustizia non legata al processo ma alla persecuzione. Processi per pubblicità e per dicerie.
De Lima ha fatto bene a non degnare quei doppi sensi data la credenza, la vita e il potere di distruzione di niente meno che Il Capo dell’Esecutivo della Repubblica delle Filippine. Non daremo dignità facendone una menzione.
Per la storia comunque, questo è legittimo: che il governo esamini le accuse, fatte prima dal Presidente, che l’autista di un ex ministro della giustizia raccoglieva mazzette dai signori della droga a Munitlupa. Uno dei crimini più detestabili se vero. E tuttavia l’amministrazione Duterte lascia ancora una volta la gente a grattarsi la testa, lasciati alle loro proprie domande che iniziano, crescono a spirale, e circolano con affermazioni:
Allora perché non lo denunciano? Se ci sono le prove perché ancora libero? Se la polizi lo sapeva da tanto tempo perché non l’hanno arrestato? …
Domande sul giusto processo. Ogni giorno viene ricordato alla gente non solo dello zelo e della sincerità dell’amministrazione nello sradicare un male, ma anche dei problemi che ha la polizia nelle Filippine.
Anche ammettendo, come Duterte ed il capo della polizia filippina De La Rosa insistono nel dire “che la maggioranza delle morti non spiegate nella guerra alla droga non sono state causate da agenti dello stato”, “che alcuni omicidi possano essere stati azione di vigilanti”, “che i sindacati della droga si stiano uccidendo l’un l’altro insieme alla loro rete di piccoli spacciatori..”..
Ammettendo tutto questo, il rifiuto di parlare del giusto processo e dei diritti umani è la loro accusa. Sugli omicidi extragiudiziali che hanno reso un governo tosto così sensibile, c’è una linea sottile che separa la passività dalla complicità.
De Lima non ha assolutamente, alcuna qualifica nel chiedere un’inchiesta del senato su questa materia. Che è la ragione per cui l’attacco malevolo sulla sua persona deve essere condannato per quello che è: un avviso che il presidente non tollera alcuna critica della sua guerra sulle droghe illegali. Non dalle nazioni unite, dai governi occidentali e ONG, e più certamente non dai due rami scritti nella Costituzione col compito più importante di mantenere sempre la Repubblica in un fragile bilancio.
A seguito di quanto il presidente ha ricordato “io faccio il mio lavoro, voi fate il vostro” chiunque crede che dobbiamo mantenere la democrazia si alzi a parlare. “Per favore fa il tuo lavoro” o come De Lima chiede: “Non sono io il nemico qui”
Tutti i settori devono sostenere l’inchiesta del Senato come certamente ogni dichiarazione sulla politica pubblica deve avere la prefazione di una preghiera: “Ad essere assolutamente chiari, prima di tutto, per essere assolutamente chiari … SOSTENIAMO LA GUERRA ALLA DROGA E AL CRIMINE DEL PRESIDENTE DUTERTE”. Amen. Il signore ci perdoni per quello che facciamo.
Tutti i settori e istituzioni devono alzare la voce su come questa guerra che vorrebbe salvarci non deve essere permessa che diventi una che ci consumerà ed ucciderà i valori su cui si basa questa società.
Il colpo basso di Duterte ha lasciato tutti senza parole non per il contenuto delle accuse, ma per il semplice immenso potere dell’uomo che le diceva.
Comprensibilmente scossa la De Lima è rimasta a domandarsi: “Come ci si difende quando chi attacca è immune dalla diffamazione e ha il sostegno del potere esecutivo a sostenerlo nel suo attacco personale?”
Qualunque nazione con un po’ di senso resterebbe scioccata. La senatrice ha aggiunto:
“Non è meno di un abuso e uso improprio del potere esecutivo”
Chi oserà dire la verità al potere? I media ci provano. La Chiesa si è espressa. Gli studenti, i giovani hanno trovato la loro voce. La Corte Suprema ha stabilito il confine da non oltrepassare. Ci è voluto di sicuro abbastanza tempo, ma persino la sinistra non tollera più l’impunità per cui gli omicidi extragiudiziali sono diventati parte della vita.
Speriamo che ci sarà abbastanza coraggio e guida politica nel congresso nel riconoscere e denunciare quello che è volato sulla testa della De Lima: un preavviso.
Finora non si è sentito nulla da Koko Pimentel, niente da Alan Cayetano, i due rivali nella camera alta che in modo separato legano le loro fortune a Duterte. Ma neanche nulla dagli altri senatori. Il Partito Liberale di De Lima ha emesso una dichiarazione di sostegno. Ma ascoltiamolo da Drillon, nel senato stesso, dove il partito liberale decimato ha scelto di allinearsi con la maggioranza piuttosto che essere una minoranza significativa.
De Lima dell’attacco di Duterte ha detto: “Non credo che la costituzione abbia mai contemplato tale abuso di potere su tale scala dal momento che assume che ogni presidente so comporti in modo adatto al compito che detiene”.
Né la costituzione contempla come fare, quando i controlli sono dichiarati e istituzionalizzati, con chi detiene il potere di controllo e bilancio non alza un dito per l’onore del proprio mandato.
Parliamo di immoralità.