Gli attacchi coordinati del 13 novembre a Parigi, che hanno causato la morte di 129 persone, hanno ravvivato le paure di una diffusione dell’ ISIS nel sud est asiatico tra le guide politiche indonesiana e malese.
ISIS è una minaccia per la regione ma resta gestibile. Mentre i governi della regione non si possono permettere alcuna compiacenza verso l’ISIS, lo stesso l’allarmismo potrebbe rivelarsi controproducente.
Sarebbero tra 800 e 1000 le persone che dalla regione hanno viaggiato in Siria ed Iraq, ma non sono tutti combattenti. Alcuni sono familiari di membri e dipendenti di chi ha sottoscritto di combattere con l”ISIS; c’è già a Raqqa in Siria una scuola in lingua indonesiana. Quel numero contiene anche i detenuti delle autorità turche e deportate nella regione, come pure quelli che sono stati uccisi. Mentre molti militanti della regione portano con sé la propria famiglia, si può assumere che non tutti vorranno tornare nel sudest asiatico, ma intendono combatter fino alla battaglia apocalittica in Siria. Molti di chi ritorna, però, pongono un problema alla sicurezza nei paesi di origine.
Ci sono sei ragioni per cui la crescita dell’ISIS interessa al Sud Est Asiatico
La prima, ha rivitalizzato la rete terroristica della Jemmah Islamiya, JI, decimata sin dal 2012. Se non fosse per l’ISIS non si parlerebbe di terrorismo qui. Jammat Ansharut Tauhid, un gruppo distaccatosi dalla JI condotto dal sospettato terrorista e religioso indonesiani Abu Bakar Bashir, ha promesso fedeltà all’ISIS, come anche Mujihideen Indnesia Timur, il gruppo più pericoloso della JI. ISIS ha dato a questi gruppi un nuovo significato.
La seconda ragione, mentre il reclutamento del JI avveniva su basi molto strette legate alla rete delle scuole islamiche e alle parentele, il reclutamento dell’ISIS, fatto online e su un periodo di tempo più concentrato, rappresenta tutto lo spettro socio economico oltre alla rete tradizionale del JI. Si deve notare che le donne spesso giocano un ruolo chiave nel processo di reclutamento dell’ISIS e nelle reti logistiche.
La terza ragione, la propaganda dell’ISIS è molto viscida, ben prodotta e sul messaggio ad un target demografico, crea un senso di trionfo. E’ disegnato per piattaforme mobili presenti dovunque. E sempre più a misura per il reclutamento nel sud est asiatico. Questa strategia sembra aver avuto già un’influenza: l’organizzazione terroristica di Abu Sayaff nelle Filippine meridionali conosciute per i loro truci rapimenti estorsivi, ha di recente rilasciato due video legati all’ISIS.
Quarta ragione, ci sono attualmente persone del sud est asiatico a sufficienza nella regione per comporre una compagnia di terroristi di lingua indonesiana. Sebbene non tutti torneranno nella regione, hanno creato una rete transnazionale.
Quinta ragione, l’ISIS è incredibilmente violenta. Le autorità malesi hanno già sventato due attacchi mortali da chi è tornato dalla Siria che erano ben oltre la fase di ideazione. E dobbiamo ricordare che la Malesia fu risparmiata dalla violenza durante il regno del terrore della JI. Mentre c’erano molti aspiranti suicidi indonesiani per JI, ci sono già tre membri dell’ISIS malesi di ritorno. A Giacarta i militanti di ritorno provarono a detonare una bomba al cloro nel grande magazzino di Giacarta a febbraio.
Quello però porta alla preoccupazione finale: Le forze di sicurezza sono troppo preoccupate sula possibilità che scoppiano delle bombe. La realtà è che la maggioranza dei militanti della regione dell’ISIS sono stati usati come carne da macello. Sono militanti ma non terroristi addestrati. E quella è a ragione per cui Parigi è di grande preoccupazione per le forze della sicurezza nazionale: attacchi in stile barricate richiedono poco addestramento, investimento o risorse, ed hanno una grandissima probabilità di causare perdite di massa guadagnandosi l’attenzione globale. JI ha iniziato ad adottare queste tattiche nel 2010.
La situazione non è tutta cattiva. I governi non negano o non sono azzoppati come lo erano nel dopo 11 settembre. I capi del governo indonesiano e malese hanno individuato immediatamente l’ISIS come un grosso pericolo dando alla sicurezza le risorse adeguate. I governi malese ed indonesiano sono stai inusualmente attivi. Per esempio la sola ragione per cui non ci sono più indonesiani o malesi ad unirsi all’ISIS è un risultato dell’arretrato logistico causato dalla difficoltà nel recarsi lì a causa dell’intenso monitoraggio delle autorità. Si valuta che almeno 300 indonesiani siano bloccati in seguito all’arresto ad aprile di un grosso finanziatore e operatore logistico.
Secondo, il fascino dell’ISIS nel sud est asiaticoe è ancora limitato. Un recente sondaggio trovava che solo il 4% degli indonesiani sostenevano l’ISIS. Avrà sempre fascino su un certo settore della popolazione ed in alcune comunità in paricolare, restando però una minoranza distinta. Le organizzazioni robuste dela società civile possono assicurare che l’ISI non si diffonderà mai.
Terza cosa, la cooperazione della sicurezza con partner esterni come USA, Europa, Giappone e Australia non sono mai state migliori. La minaccia ha anche creato nuove vie di cooperazione con la Turchia ed altri governi.
I governi capiscono la necessità della cooperazione internazionale per combattere l’ISIS nel Sud Est asiatico
Cosa c’è da fare di più?
Se vietare la propaganda dell’ISIS non porta a nulla, gli sforzi per contrastare il messaggio saranno importanti. La Malesia sta stabilendo un centro online contro l’estremismo violento CVE a Kuala Lumpur con l’assistenza americana, che sarà seguito dall’Indonesia.
Il problema indonesiano è che non esiste consenso su quale agenzia dello stato deve controllare l’operazione: l’agenzia nazionale contro il terrorismo BNPT, l’agenzia dell’Intelligence statale BIN, la squadra antiterroristica della Densus 88 o il ministero degli interni?
L’Indonesia, seconda cosa, deve spendere di più nel combattere il reclutamento dell’ISIS nelle prigioni. Questo finanziamento resta ad hoc. Sono stati ventilati dei piani per stabilire una sola prigione per i sospettati di terrorismo per tenerli lontano dalla popolazione delle prigioni, ma restano non applicati. La mancanza di un sistema di controllo per chi esce per libertà condizionata o per fine pena, per quasi 90 sospettati terroristi rilasciati annualmente ha portato ad una recidiva del 10%.
Terzo, i governi hanno creato un contesto che permette all’ideologia dell’ISIS di fiorire specialmente per il modo di trattare legalmente le sette musulmane sciite, Ahmadi ed altri. La politica che considera devianti le sette etichettate come non sunnite minano la cultura dell’inclusività che sono l’arma più forte che Malesia e Indonesia hanno contro l’ISIS e che negli ultimi anni è stata poco alla volta erosa.
Quarta cosa, la cooperazione regionale, sebbene molti cresciuta dal 2002, necessita di un aggiornamento. Le reclute dell’ISIS di un paese passeranno e forse sosteranno in uno stato vicino. La condivisione delle informazioni è essenziale compreso con gli altri stati regionali come la Thailandia, Filippine e Vietnam.
Ci sono richieste di vietare l’ISIS nel Sud Est asiatico e di criminalizzare chiunque lotti col gruppo. Sono cattive idee che probabilmente non funzioneranno.
Se i governi seguiranno questo percorso, perderanno una grandissima opportunità. Ci sono esempi di gente che ritorna disillusi della loro esperienza e che credono di esser stati circuiti nell’aderire all’ISIS ed usati come carne da macello in condizioni sconcertanti. A questa gente va data una piattaforma. Nessuno meglio di loro può contrastare l’ideologia dell’ISIS. I governi e i servii di sicurezza hanno bisogno di raggiungere questi individui ed usarli come fondamento del loro programma contro il terrorismo violento. Per ora non sono riusciti a farlo.
I governi hanno mezzi e risorse enormi. Altri strumenti, come la legge di prevenzione del terrorismo malese, sono alla fine controproducenti e ed alimenteranno il discorso dell’ISIS di regimi apostati che impediscono lo sviluppo dello stato islamico. I governi nella regione hanno da molto abusato dei poteri della sicurezza per scopi politici minando l’uso giusto di queste leggi della sicurezza.
Infine non può esserci compiacenza. La minaccia reale posta dall’ ISIS nel sud est asiatico verrà negli anni prossimi quando comincerà a formarsi una massa critica di militanti che ritornano nella regione.
ZACHARY ABUZA, Cogitasia.com