La condanna di Thanathorn ed il possibile futuro politico thailandese

Sebbene la condanna di Thanathorn, leader del FFP thailandese , sembrasse essere in arrivo sin da quando la Commissione Elettorale accolse l’accusa a maggio, ha comunque scioccato tutti quando è stata annunciata.

Bangkopost

In una scena che è fin troppo familiare per il paese, la Corte Costituzionale ha deciso che un capo di un altro partito importante che si è opposto ai golpe militari e al loro ruolo nella politica è colpevole di aver violato una legge delle elezioni che vieta a candidati al parlamento di possedere azioni in una compagnia dei media.

Mentre il verdetto di condanna di Thanathorn gli strappa il suo ruolo di parlamentare, sembrano chiare altre conseguenze.

La prima, mentre lui è comunque sprezzante, è che il suo orizzonte politico si stende sotto nuvole cupe. Questa ultima condanna di un politico importante, senza una conta pubblicizzata dei voti tra i giudici che sono nella maggioranza un retaggio delle ere militari dopo i golpe del 2006 e 2014, potrebbe portare ad una causa penale contro Thanathorn. Il suo stesso partito FFP si trova ora di fronte ad una maggiore indagine dopo la condanna del suo presidente.

Non importa che Thanathorn abbia addotto altre prove di aver trasferito le azioni dalla compagnia V-Luck Media a sua madre prima di diventare candidato, né che un altro gruppo di altri parlamentari ricadano nella sua stessa categoria, dal momento che loro non si oppongono, come fa invece il capo del FFP, al governo militare autoritario mascherato.

In aggiunta, ci sono molti casi di domande costituzionali e di questioni legate alle elezioni di un pugno di legislatori e membri del parlamento che sono stati perseguiti leggermente, se non lasciati andare del tutto, dagli orologi costosi e dubbie proprietà del suolo a sentenze di carcere per reati penali.

La vera colpa di Thanathorn è che si è espresso contro i centri di potere stabiliti, guidati dai militari ed i loro organi e tentacoli nominati.

Inoltre, Thanathorn è riuscito a mettere insieme un gruppo di altri rappresentanti con la sua stessa testa dell’elettorato thailandese che condividono credi e valori. Insieme sono riusciti a portare a casa una bella vittoria come terzo partito con 82 parlamentari su 500, anche se non avevano alcuna esperienza nella politica delle elezioni e senza parlamentari di rango nelle loro fila.

Per qualche ragione oltre 6 milioni di elettori hanno sostenuto il FFP di Thanathorn.

Hanno anche avuto l’audacia di chiedere, tra le riforme proposte per l’economia e la politica thailandesi, l’abolizione della leva obbligatoria, la modifica della costituzione dell’era militare del 2017, la redistribuzione delle entrate, la promozione delle piccole imprese in opposizione ai conglomerati oligopolistici.

Nel sistema socio-politico thailandese attuale che comprende militari, corona e burocrazia, uscito fuori dalle esigenze della guerra fredda, Thanathorn e i suoi amici sono gli ultimi arrivati ed eretici che non solo non sono irregimentati, ma lanciano una sfida centrale ai metodi e mezzi della gerarchia del potere thailandese.

Sotto questa luce, la condanna di Thanathorn fa parte del gioco.

Nei precedenti giochi di poteri negli ultimi 15 anni, Thaksin Shinawatra, sua sorella, il suo clan e amici, posero una sfida simile per il fatto di essere eleggibile e popolare per la gran parte dell’elettorato. Anche se forse non volevano andare contro i centri del potere, Thaksin e gli altri inevitabilmente divennero una minaccia a chi deteneva il potere ed ai mediatori, i quali in ultima analisi si liberarono di loro. Nel provare a diventare il nuovo potere, il campo di Thaksin fu cacciato dal vecchio potere, una campagna e crociata facilitate dai conflitti di interessi ed abuso di potere di Thaksin.

Thanathorn è una minaccia simile che proviene da una fonte differente. Viene certo da una famiglia che lavora nel campo dei ricambi di automobile, certo. Ma la sua sfida non è quella di nuovi gruppi capitalistici e politici populisti che provano a catturare le masse per lanciare un nuovo paradigma politico sulla salute ed il microcredito rurale, per mettere ad un lato e sostituire i vecchi detentori del potere.

Thanathorn ed il suo FFP invece vogliono rifare la Thailandia e renderla compatibile con le domande e richieste di questo secolo, cominciando con riforme dentro i militari per espellerli dai processi politici.

La posizione politica del FFP è quella di una Thailandia responsabile ed elettorale con tratti caratteristi sufficienti di una riconoscibile democrazia in una monarchia costituzionale.

Certamente la perdita dello status parlamentare di Thanathorn è improbabile che scuoti il FFP. Qualche parlamentare di zone isolate potrebbe essere acquisito tra i partiti legati ai militari, ma la massa resterà fedele alla causa. E’ stato chiaro quando 70 parlamentari del FFP votarono contro un recente decreto che trasferiva alcune unità dell’esercito sotto il comando della sicurezza reale. Questa posizione risoluta e salda, presa in base ad una mancanza di responsabilità pubblica, ha scosso i corridoi del potere della Thailandia.

A causa di questa presa di posizione, il FFP potrebbe andare incontro allo stesso destino di Thanathorn. La sua dissoluzione sarebbe la quarta per partiti opposti ai militari che sono stati tagliati fuori negli scorsi 15 anni.

Rafforzerebbe i numeri del governo in parlamento e scompiglierebbe il blocco dell’opposizione in quanto resterebbe incerto lo status dei parlamentari del FFP. Forse il barometro per misurare cosa accade ora a Thanathorn e FFP è il ivello e l’intensità della loro sfida.

Ci potrebbe essere una correlazione tra sprezzo e incriminazione.

Quello che conta in quel momento saranno le voci crescenti e le fila dei sostenitori del FFP, molti dei quali fanno parte della demografia del dopo Guerra Fredda, rafforzati da altri che sono diventati disincantati a causa di un governo senza meriti dopo l’ultimo golpe.

Di fronte ad una manipolazione costituzionale e legale e alle intimidazioni, sostenute da misure di forza e coercitive, questi sostenitori potrebbero anche rassegnarsi e lasciar andare, come lo hanno fatto per anni. Oppure potrebbero, quando il troppo è troppo, dire pane al pane e vino al vino.

Thinitan Pongsudhirak, BangkokPost

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