La cultura delle armi in Thailandia

La Thailandia, conosciuta come una destinazione turistica accogliente, è anche il paese inondato da armi da fuoco a portata di tutti, presentando anche uno dei tassi di omicidio più alti in Asia. In questo articolo di Deutche Welle si esamina perché resta così forte la proprietà delle armi

La Thailandia ha il più alto tasso riportato di morti per arma da fuoco nel sudestasiatico superando del 50% il numero di omicidi da arma da fuoco quello delle Filippine. Con 7.48 morti violente da arma da fuoco ogni 100 mila abitanti, supera persino il tasso degli USA che avevano 3.55 morti ogni 100 mila abitanti nello stesso anno, secondo i dati raccolti nel 2013 dalla University of Washington’s Institute for Health and Metric Evaluation.

L’ufficio della sicurezza diplomatica del Dipartimento di Stato USA scrisse nel 2013 un rapporto di sicurezza per il personale oltremare in cui si dice: “La Thailandia ha una fervente cultura delle armi simile a quella degli USA ed è diventata un paese capofila mondiale per gli omicidi da arma da fuoco”.

Ma non è tutto. La Thailandia ha anche un alto rapporto arma per proprietario. Secondo il ministero dell’interno thai, ci sono oltre 6 milioni di armi registrate in un paese di 66.7 milioni di abitanti, una persona ogni dieci detiene legalmente un’arma.

Il numero totale delle armi da fuoco in circolazione si crede che sia molto superiore una volta che si includono le tante armi vendute illegalmente al mercato nero, ha detto Paul Chambers direttore del ISAA di Chiang Mai.

Alla luce di ciò il sito gunpolicy.org, gestito dalla University of Sydney’s School of Public Health, stima che il numero di armi lecite ed illecite tenuto dai cittadini thai si aggiri attorno a 10 milioni.

Una ragione della discrepanza dei dati è che il ministero degli interni non conosce le armi tenute dall’insorgenza nel profondo meridione del paese. Alla radice del conflitto ci sono vecchie richieste separatiste di decenni delle popolazioni locali malay musulmane, nelle province di Pattani, Yala e Narathiwat, che chiedono ad una nazione a maggioranza buddista almeno l’autonomia locale.

Non è però la sola ragione. Come fa notare l’esperto di terrorismo Tomas Olivier, il governo thai ha anche fatto la sua parte nell’esacerbare il problema delle armi. “Per decenni, Bangkok ha contribuito alla crescita dell’ammontare totale di armi rifornendo in segreto civili in queste province di armi per rafforzare la sua campagna strategica di controinsorgenza”

L’esperto di sicurezza della National War College di Washington, Zachary Abuza, è d’accordo ed indica che in molti casi le armi da fuoco sono fornite dal governo o dai militari ai “volontari della difesa”. Di conseguenza questo ha portato alla creazione di quelli che gli esperti descrivono come un “mercato fiorente illegale di armi”

Il possesso di armi in Thailandia è legale sin dal 1947. Ma solo proprietari di armi con regolare licenza possono legalmente acquistare, possedere o trasferir un’arma o le munizioni. E la legge permette solo alle persone di ottenere la licenza di proprietà di un’arma a scopo di autodifesa, protezione della proprietà, sport o caccia. Chi chiede la licenza deve avere almeno 20 anni e deve essere esaminato nella sua condotta personale, condizioni di vita, entrate e storia penale.

E’ necessaria la licenza anche per chi possiede le armi per ricordo. Tali licenze costano una ventina di euro a persona. Per il prezzo reale di un’arma, gli esperti dicono che costi 600 dollari. “E’ una bella cifra ma non è insormontabile per una persona media” dice John Brandon di The Asia Foundation’s Regional Cooperation programs.

Comunque non tutti i thailandesi seguono i canali legali per mettere mano ad una pistola. “Nonostante queste regole, è alquanto acile acquistare un’arma in Thailandia. Specialmente nei negozi lungo le frontiere con la Birmania e la Cambogia si possono trovare facilmente” dice Chambers.

Siegfried Herzog della fondazione tedesca Friedrich-Naumann-Stiftung a Bangkok la pensa in modo simile: “Le armi sono facilmente trovabili in Thailandia e tantissime persone ne possiedono illegalmente. Alcune sono contrabbandate attraverso la frontiera. Altre erano importate per la polizia o i militari ma poi hanno trovato la strada per finire nelle mani di privati.” Gli esperti affermano che non solo militari, polizia e paramilitari hanno facile accesso a tali armi ma si sa bene che vendono queste a gente non dello stato.

Ma chi è responsabile per questo alto tasso di omicidi? Il governo thai non fornisce una resoconto dettagliato di omicidi e atti violenti legati alle armi, ma alcuni esperti indicano l’insorgenza malay musulmana nel profondo meridione, come pure la mafia nel paese, come gruppi significativi che portano armi.

Altri analisti come Herzog, comunque, dicono che tanta violenza è fatta da individui se si considera che dispute in affari, furti, passione, vendetta personale e perdita della faccia sono spesso nominati come ragioni principali per le morte legate alle armi.

E poi c’è la questione degli omicidi su richiesta. “In Thailandia il numero di sicari è relativamente alto rispetto ad altri paesi sebbene non ci siano stime ottenibili. Il prezzo iniziale per un “colpo” è di 1400 dollari. I sicari sono facilmente rintracciabili e ragionevolmente economici.

Nessuno si assume la responsabilità

Per quanto riguarda la gestione che lo stato fa della situazione, gli esperti indicano che ha occasionalmente ordinato la resa di pistole e fucili minacciando azioni legali, sottolineando però che questi ordini non sono mai stati applicati in modo consistente su tutto il paese.

Inoltre le morti legate alle armi sono esaminate caso per caso e non come una questione sociale più vasta. “Sembra esserci apatia tra i rappresentanti dello stato sul cambiare la politica delle armi” dice Chambers il quale crede che la soluzione sia proibire ai civili di possedere armi.

“Nessuno si è preso la responsabilità, nessuno ha mai posto il problema” dice Kasit Piromya, ex ministro degli esteri, che secondo la AFT, chiede un controllo maggiore sulle armi come pure un’amnistia sulle armi illegali.

La posizione di Bangkok

L’analista della sicurezza Olivier dice che l’opinione generale anche nel governo thailandese, è che oltre ad un dibattito più vasto sul controllo delle armi, c’è un bisogno urgente di misure di “impatto veloce” immediate per affrontare la cultura tradizionale delle armi.

Per esempio Olivier sostiene che migliorare le leggi di registrazione delle armi, introducendo i dati balistici dell’arma e un sistema più pervasivo di lotta a crimine organizzato specialmente nella provincia centrale di Uthai Thani, è una misura essenziale per affrontare seriamente la questione.

Ma sembra che sia più facile da dire che da fare. Come sostiene Herzog, gli ostacoli principali sono le difficoltà continue a reprimere seriamente le armi illegali.

Rafforzare la capacità delle autorità rispettive insieme ad ulteriori passi verso una maggiore trasparenza e procedere con lo sviluppo di un forte governo della legge sarebbe perciò cruciale per affrontare le questioni.”

Gabriel Dominguez, DW

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