La democrazia cambogiana se ne sta andando in fumo in un batter d’occhio. Il partito di opposizione CNRP rischia la dissoluzione attraverso una mozione lanciata dal ministro degli interni il 6 ottobre scorso. Sono seguiti poi gli emendamenti alla legge elettorale del 25 ottobre per permettere la redistribuzione dei seggi del CNRP nell’assemblea nazionale e nei consigli comunali.
La dissoluzione prossima el CNRP segue l’arresto a settembre del capo dell’opposizione Kem Sokha, la fuga dal paese dei rappresentanti parlamentari del CNRP e dalla repressione sulla stampa.
Con la promessa del ritorno nei fatti al governo del partito unico, la recente repressione politica è senza dubbio il più grande assalto alla democrazia cambogiana da quando nel 1993 furono reintrodotte le elezioni a più partiti.
Il solo coraggio dell’attuale partito di governo CPP nel invalidare 3 milioni di voti è giunta come una sorpresa. Finora era qualcosa considerata tanto improbabile che ogni tentativo del CPP di indebolire l’opposizione è stata interpretata come un tentativo di ottenere qualche facilitazione piuttosto che un’introduzione alla fine della competizione elettorale.
Ma ora è difficile credere che il CPP non stia infliggendo il suo colpo finale all’opposizione secondo una strategia di lungo corso che si stende su tutto il mandato parlamentare del CPP.
Dopo le proteste post-elettorali del 2013-14, che furono interrotte con la violenza, il CPP ha neutralizzato il CNRP con un anno di Cultura del Dialogo che ha tenuto a freno la dura retorica del CNRP.
Dopo tutto la politica del consenso fu sostituita da attacchi su una opposizione indebolita. Mentre le ultime elezioni locali si ebbero in un periodo di calma relativa, perché forse il CPP voleva valutare la propria forza elettorale, il CPP mette ora in moto la macchina delle misure legali che hanno introdotto in modo attento attraverso cambi legislativi nei due mesi scorsi.
Il cambiamento politico di qualche tipo ha in sé un’aura di inevitabilità dopo le elezioni del 2013, un’aura che il CNRP ha fatto tanto per proiettare e che ora il CPP è riuscito a neutralizzare.
Il CPP scommette molto sulla presunzione che il 44% dei votanti i cui voti sono stati invalidati non farà alcuna azione politica. L’importanza di ciò sta nel fatto che il CNRP ha una forte base di massa tra i due terzi della popolazione che hanno meno di trenta anni.
Mancando i ricordi del regime dei Khmer Rossi, rovesciati da chi poi divenne CPP, i giovani cambogiani sono meno grati al CPP ed hanno meno paura dei loro vecchi. Il CPP mette alla prova questa mancanza di paura e ciò che succederà non si può prevedere.
La mancanza di una forte reazione interna alle misure antidemocratiche messe in campo apre un nuovo campo di possibilità politiche inimmaginabili finora per il ringalluzzito CPP.
Mancando dieci mesi alle future elezioni, si riaffaccia lo scenario prima impensabile del CPP come solo partito principale a partecipare alle elezioni del 2018.
La repressione lascia una finestra aperta per una risoluzione che permetta all’opposizione indebolita di partecipare alle elezioni, forse con nome differente e con una differente guida politica.
Il CPP potrebbe corteggiare elementi della guida del CNRP per dirigere un partito in rovina, in modo simile a come Ung Huot rimpiazzò Ranariddh come primo ministro nel 1997.
Se ritenuta innocua, si potrebbe permettere ad una opposizione senza denti di partecipare alle elezioni e dare una valvola di sfogo all’opposizione ed accrescere la legittimità elettorale del CPP.
La sua imminente messa fuori legge segna il punto finale logico della posizione del CNRP ad obbedire il governo della legge designato dal CPP.
Per continuare ad esistere il CNRP dovrebbe tirarsi indietro di fronte ai suoi doppi limiti: piegarsi al quadro legale definito dal CPP ed evitare la possibilità di scontro violento a tutti i costi.
Per avere una spinta reale al cambiamento di regime attraverso le elezioni piuttosto della inclusione nominale in qualche forma nelle liste elettorali, il CNRP dovrebbe trovare il modo per riconnettersi con l’elettorato nelle strade.
Capitalizzare sulla dissoluzione del partito per creare un momento popolare potrebbe essere un compito difficile ma non impossibile.
L’opposizione è già riuscita a costruirsi con calma un sostegno nel clima di repressione prima delle elezioni del 2013, e poi nella campagna elettorale di quell’anno galvanizzò le energie dell’opposizione con raduni di massa.
Lo scorso anno, due anni e mezzo dopo la fine delle dimostrazioni di massa, circa 2 milioni di persone si presentarono alla processione del funerale del critico governativo Kem Ley.
Il CNRP ha finora posto le proprie speranze nella pressione internazionale crescente. Ma potrebbe essere una speranza inutile con Hun Sen deciso a prendere due picconi con una fava: il CNRP è accusato di cospirare insieme ai governi occidentali e media, cosa che rende le critiche occidentali alle elezioni del 2018 totalmente irrilevanti.
Secondo la prospettiva del governo cambogiano, potrebbe essere ora completa la transizione verso una posizione, sostenuta dalla Cina, di allontanamento dall’occidente.
Si saranno valutate ora se le severe conseguenze economiche e diplomatiche potranno far invvertire il corso delle azioni del CPP.
La logica della situazione costringerà il CPP a mantenere le sue tattiche da maniere forti fino alle elezioni nonostante l’alienazione popolare crescente.
Non c’è una nostalgia autoritaria in Cambogia simile a quella che si può ritrovare nelle Filippine e in Thailandia, e questo rende molto più stonata e più imprevedibile questa repressione rispetto all’opinione pubblica.
Astrid Norén-Nilsson, Lund University