Sotto la patina di pace, le Filippine restano in guerra con se stesse. L’incidente di Mamasapano del 25 gennaio 2015, che ha visto la morte di 44 dei migliori poliziotti del paese in uno scontro con i ribelli separatisti, è un brutto ricordo di questa storia mortale.
Immagini dei corpi macellati dei poliziotti in seguito ad una battaglia notturna che è scoppiata nella provincia di Maguindanao tra membri della Forza di Azione Speciale, SAF, e militanti del MILF e della sua fazione fuoriuscita del BIFF, hanno innescato richieste emotive di una grande vendetta.
Il gruppo del SAF che comprendeva circa 50 poliziotti cristiani e musulmani, potrebbe essere un’icona di come le Filippine, una tigre economica in ascesa dell’Asia, possono funzionare attraverso le sue divisioni etniche.
Ora emergono le richieste di vendetta o di “ una guerra totale ” mentre le circostanze inquiete che circondano l’operazione e le immagini sanguinanti dei corpi sfigurati del poliziotti si diffondono sui media sociali.
I giovani poliziotti, meglio conosciuti come SAF44, facevano parte di un gruppo messo insieme per arrestare il presunto costruttore di bombe malese Zulkifli Bin Hir,Marwan, che si nascondeva dove MILF e BIFF occasionalmente si scontrano in scontri mortali per il territorio. I resoconti di quello che è successo restano torbidi.
Né il capo delle forze armate filippine né il capo del ministero dell’interno avevano conoscenza dell’operazione. Alcuni speculano che il presidente Aquino provasse a emulare il Barack Obama che aveva autorizzato un’operazione di copertura che uccise Osama Bin Laden.
Il fiasco di Mamasapano è diventato un imbarazzo grande per Aquino che, fino a poco tempo fa, era accreditato per aver sistemato l’economia del paese su un percorso di crescita e per aver innalzato le entrate da record sulla spinta decisa alla trasparenza.
La cosa minima che possa accadere è che l’incidente del SAF44 potrà respingere indietro l’accordo Bangsamoro per un tempo indefinito. Secondo questo accordo, firmato a marzo 2014 in Malesia, i separatisti consegnerebbero le proprie armi ad una terza parte stabilita dalle parti in guerra.
MILF ha accettato di disarmare il suo braccio armato e a sua volta Manila deve creare una regione Bangsamoro autonoma attraverso una legge del Congresso con poteri e garanzie di condivisione di entrate.
Ma alla luce dell’incidente alcuni legislatori hanno già ritirato il sostegno legislativo alla proposta legge fondamentale di Bangsamoro mentre alcuni membri dell’opposizione chiedono ad Aquino di dimettersi. La sua presidenza terminerà a metà del 2016. Se l’accordo viene fatto naufragare, potrebbe benissimo significare altro ancora.
Nella nebbia della guerra totale è facile perdere di vista il contesto. L’intera operazione SAF per prendere Marwan è stata una commedia tragica degli errori in un quadro molto complesso.
Fino al 25 gennaio era conosciuto solo da Aquino e pochi altri.
Aquino è un uomo buono afferrato in una posizione dura. Ma permettendo ad un capo di polizia caduto in disgrazia, ora sospeso, Alan Purisssima, di gestire l’operazione, ha esposto la mancanza di risolutezza di Aquino con un capo poliziotto che era allora già sottoposto ad una indagine di corruzione.
Era coinvolta la CIA dal momento che ci sono 6000 soldati americani a Mindanao? Era una questione di soldi considerato che Marwan, il terrorista più ricercato del Lontano Oriente, aveva una taglia di 5 milioni di dollari sul capo? La verità potrebbe non venire mai fuori.
Mentre si conoscono ulteriori brutti dettagli della storia, crescono le richieste di giustizia, da occhio per occhio. Ci sono paure che potrebbe crescere nella spirale della vendetta.
Se accade ciò, sarà solo la storia che si ripete. A settembre 1974 un battaglione della fanteria dell’esercito filippino, nel suo zelo repressivo della ribellione Moro, massacrò 1776 persone che pregavano presso la moschea di Tacbil a Sultan Kudarat.
Sei anni prima nel 1968, i soldati sotto il comando dell’allora dittatore Ferdinando Marcos uccisero 68 cadetti militari filippini musulmani a Corregidor nel famoso “massacro di Jabidah” che il padre dell’attuale presidente lottò tantissimo per denunciare.
Oltre 120 mila persone sono già morte direttamente come risultato della ribellione Moro dagli anni 60, una delle ore più oscure del paese.
Guardando il lato positivo l’economia di Manila oggi sta andando a tutto gas con i settori manifatturiero e i mercati azionari che sono i migliori in Asia. Riserve record in moneta pregiata, maggiori di quelle di economie sviluppate come Canada, Olanda e Svezia, significano tassi di interesse più bassi e maggiore liquidità.
La ripresa sotto Aquino non è andata avanti senza essere notata dalla gran parte delle agenzie di rating internazionale che hanno valutato il paese qualcosa in più del gradi di investimento.
Da essere un paese che chiede prestito Manila ha iniziato a prestare ad altri paesi e le rimesse della diaspora degli emigrati filippini nel mondo sono stimate attorno ai 24 miliardi di dollari nel 2014.
Trattare con la ricaduta dell’umiliazione dell’operazione SAF44 richiede una guida forte ma non una alla Rambo. Aquino potrebbe essere quella guida sebbene sulla sua testa si accavallino ostacoli maggiori. E la sua presidenza terminerà nel giro di 18 mesi.
Mindanao, la cosiddetta Terra delle Promesse, è come una ferita aperta da troppo tempo. Ma come ha mostrato l’accordo del Venerdì santo del 1998 per l’Irlanda del Nord, c’è bisogno di una dose realistica di autocontrollo e l’abilità di vedere il mondo al di là dei titoli esagerati dei giornali per tutte le parti per poter guarire l’infezione che marcisce.
Solo una risoluzione a fare duri compromessi può portare la fine alla brutta guerra di Mindanao. Quello è l’inizio della vera guarigione e le Filippine potranno crescere alla loro potenzialità completa.
Jay B. Hilotin, GulfNews