Il processo di pace di Patani per la risoluzione del conflitto nelle province più meridionali thai, iniziato il 28 febbraio 2013, non è mai stato facile.
Il processo è suscettibile ad un qualunque cambiamento politico importante ed un piccolo disguido può causare una lunga stagnazione.
La visita del premier malese Mahathir in Thailandia pare che abbia dato un segnale di un promettente nuovo inizio.
Il conflitto era alla sommità dell’agenda nel suo incontro con il primo ministro thailandese. Durante la sua visita è stato da ospite ideale in un paese governato da una giunta sin dal golpe del 2014.
Mahathir ha anche fatto visita al suo vecchio amico, il presidente del Consiglio della Corona, Prem Tinsulanonda. Quasi in modo significativo la sua visita è giunta nell’anniversario del noto massacro di Tak Bai, a Narathiwat, il 25 ottobre 2004 in cui 87 manifestanti furono uccisi senza pietà dalle forze di sicurezza. Mahathir è un diplomatico navigato per evitare di citarlo durante la visita.
Dopo la sua visita ci sono state molte discussioni a Patani sulle prospettive per il processo di pace sia in modo formale che informale, in cui moltissimi hanno visto la visita di Mahathir come un segno di promessa di un considerevole progresso nella pace.
Infatti la visita la si può leggere come il tassello finale di un programma necessario alla giunta per costruzione della pace secondo i loro piani.
Mahathir ha praticamente sostenuto la santisuk, una versione della pace voluta dallo stato thailandese, piuttosto che la santiphap che è la parola thailandese per la pace.
I due termini thai, santiphap e santisuk, possono entrambi significare pace. In origine il processo di pace fu chiamato Processo del dialogo di pace ed il termine usato in Thailandese era Santiphap, non santisuk.
Il cambiamento si ebbe dopo la visita in Malesia di Prayuth all’allora premier Najib Razak. Prayuth chiese ufficialmente a Najib che la Malesia continuasse ad agire da facilitatore del processo del dialogo di pace che lui definì come Santisuk.
Qual’è la differenza tra queste due parole, santisuk e santiphap?
Santiphap significa pace e con essa ci saranno dei cambiamenti nelle strutture politiche, legali o amministrative. Nel caso del Processo del Dialogo di Pace iniziato dal governo civile di Yingluck Shinawatra, questo poteva essere qualcosa che avevano in mente a quel tempo.
Lo scopo era di trovare soluzioni politiche per le cause radicali del conflitto per costruire una pace sostenibile riconoscendo legittimità, identità e domande delle parti che non sono lo stato. Questo tipo di pace la possiamo definire come pace positiva o liberale (NdT, Achara Ashanaghachat la definisce pace e libertà ).
D’altro canto Santisuk è un termine che si usa per risolvere una disputa interna (pace e stabilità per AA). Santisuk non è altro che una condizione in cui no c’è violenza o disturbo.
Perciò qualcosa come un cessate il fuoco temporaneo, armistizio o persino un declino temporaneo della violenza sono considerati pace di per sé senza che siano richiesti cambiamenti strutturali dello stato. In questo quadro un processo di pace è una mera manovra di misure di controinsorgenza. E’ chiamata pace senza libertà o pace negativa.
Ne consegue che l’uso del termine santisuk da parte dei militari è un’affermazione indiretta che il conflitto è un problema interno, non un conflitto armato.
E’ molto probabile che la giunta voglia applicare la combinazione di amnistia parziale o limitata e piani di sviluppo che furono efficaci a reprimere la ribellione comunista nel passato.
Santisuk più che Santiphap si adatta a quello che Mahathir ha in mente come soluzione del problema del meridione. Nel 2005 iniziò colloqui segreti chiamati Processo di Langkawi. Fu firmato un documento chiamato “Pace congiunta e Piano di sviluppo per la Thailandia meridionale” che fu “consegnato all’ex primo ministro Anand Panyarachum che lo diede a Thaksin. Thaksin era troppo occupato con le manifestazioni delle Magliette Gialle che crescevano a Bangkok”.
Nel documento c’erano solo alcune misure per definire la contesa che però non includevano cambiamenti persino nella forma amministrativa.
E’ molto rivelatrice la nomina controversa di Abdul Rahim Noor. L’ex ispettore generale della polizia malese è conosciuto per l’uso del potere contro Anwar Ibrahim durante la sua detenzione per cui poi fu detenuto. La sua nomina è stata totalmente rigettata dalla figlia di Anwar, Nurul Izzah, parlamentare e vice presidente del PKR che ha descritto Rahim Noor come “un brutale assalitore di un uomo innocente” mentre se ne stava bendato e ammanettato e lasciato per giorni senza alcuna cura medica”.
Prima di essere promosso a capo della polizia, Rahim Noor guidò la Branca Speciale SB della polizia che monitora i movimenti dell’insorgenza thailandese in Malesia. Di certo è nella posizione di esercitare la propria influenza per fare pressioni su queste organizzazioni, ma è tutto da discutere se sia la persona adatta come facilitatore del processo che richiede un alto livello di comprensione politica.
Secondo un membro di MARA Patani, c’è stato un incontro delle organizzazioni separatiste, tranne che BRN, con il nuovo facilitatore, il quale ha detto di essere preparato ad usare “misure legali” per il successo del processo del dialogo. Sebbene non siano stati dati dettagli e dato che molti membri delle organizzazioni dell’insorgenza non hanno documenti ufficiali per stare in Malesia, si vuole indicare che potrebbero essere usate azioni contro questi membri come pressione per unirsi al processo.
Rahim Noor ha anche detto nell’incontro che sarebbe rimasto nella posizione di facilitatore per non oltre due anni, quando Anwar Ibrahim, presunto nuovo primo ministro, nominerà un’altra persona per quel lavoro.
C’è moltissima incertezza su questo. Prima cosa, anche se Mahathir lo ha detto chiaramente che sarebbe rimasto primo ministro per uno o due anni, questa è una promessa politiche che potrebbe essere abbandonata. Se la salute glielo permette c’è la possibilità che possa restare anche di più al potere.
Un’altra incertezza è se davvero consegnerà il premierato al suo nemico politico storico. Tutti sanno che la cooperazione tra i due è servita solo alla sconfitta della coalizione di sempre al potere del BN. E molto probabile che la migliore opzione per Mahathir sia di nominare come su successore qualcuno che possa ereditare la sua agenda politica ed economica, ma non Anwar.
Se dovesse succedere questo, il facilitatore la cui nomina è politica sarà la stessa persona di ora.
Mahathir sembra pronto ad aiutare il governo thailandese a sistemare il problema a Patani che confina con la Malesia seguendo la linea del santisuk non il santiphap. A questo scopo ha scelto la persona che può far pressione diretta sull’insorgenza.
Rahim Noor “ha passato molta della sua carriera negli anni 80 a reprimere un’insorgenza comunista lungo la frontiera della Thailandia”.
Mahathir è conosciuto dall’insorgenza come colui che fu responsabile dell’arresto di due importanti membri del PULO di Tha Nam, Haji Ismail e Haji Daud (conosciuti in Thailandia come Sama-ae Thanam and Dao Thanam). Non c’è nulla a dire che non userà lo stesso metodo per fare pressione sul BRN che è stato continuamente restio ad unirsi al processo di pace.
Coloro che sono nazionalisti malay nell’area del conflitto vedono il ruolo malese nel processo di pace come quello di un paese del ASEAN che aiuta un paese amico del ASEAN a risolvere un problema interno piuttosto che un paese di fratelli malay musulmani.
Mahathir e Najib Razak, ex premier malese, hanno almeno due cose in comune. La prima è la nomina di un socio come facilitatore. La nomina di Najib di Ahmad Zamzamin Hashim, ex capo del servizio segreto, non era essenzialmente differente dalla nomina di Mahathir di Rahim Noor.
Seconda cosa anche più importante è che sia Najib che Mahathir sono fortemente contrari all’indipendenza di Patani.
Questa posizione è convincente più per lo stato thai che per l’insorgenza, i suoi sostenitori e simpatizzanti.
Lo stato thailandese si prepara anche da una forma di accordo da santisuk. Nel piano ventennale nazionale non c’è spazio per soluzioni politiche per il conflitto come cambiamenti significativi nell’amministrazione. Il piano essenzialmente vuole mantenere la struttura creata dalla giunta per almeno due decenni. Il problema del meridione è considerato come un problema della sicurezza come lo sono la droga e il crimine. Il piano indica che la soluzione per i disordini nella regione devono essere in termini di pace senza libertà.
E’ stato anche sostituito il capo del pannello di pace per lo stato, Aksara Kerdphol, con Udomchai Thammasaroraj, ex comandante della IV regione meridionale. Aksara non è riuscito a portare il BRN ai colloqui e si conosce bene la sua disputa con il comandante della IV regione Piyawat Nakwanit.
Di certo Udomchai ha migliori legami con la IV regione dove ha lavorato molti anni. E’ anche un membro della commissione istituita dalla giunta per risolvere il problema nel meridione, e viene nell’area del conflitto molto più spesso del suo predecessore.
Comunque la ragione principale della sua nomina è che è la mente dietro il progetto Portare la Gente a Casa, replica di un progetto usato dallo stato contro l’insorgenza comunista. Questo progetto che è essenzialmente una combinazione di amnistia parziale e progetti di sviluppo, si sposa con il concetto dello stato incarnato nel termine santisuk.
Sotto queste condizioni, quale sarà il futuro del processo attuale del dialogo di pace?
Nell’incontro descritto prima di Rahim Noor con l’insorgenza, il facilitatore malese secondo la fonte di MARA Patani ha detto che si era passato molto tempo a costruire le misure di fiducia. Quindi non ci saranno più discussioni sulla creazione di zone di sicurezza, il piano regionale di cessate il fuoco che non è stato mai realizzato. Rahim Noor sfruttando i propri legami alla polizia e all’intelligence farà pressioni sul BRN perché si unisca al tavolo. Questo lo saprà fare di certo. Cionondimeno quello che non può controllare è il braccio armato che lancia gli scontri violenti nell’area del conflitto.
Parlando ideologicamente tutte le organizzazioni dell’insorgenza, compreso BRN, ha alcune limitazioni nelle loro operazioni secondo i principi umanitari islamici. Quanto questi principi umanitari islamici siano stati assimilati dal braccio armato del BRN è molto discutibile.
Un militante malay del posto ha detto che per chi partecipa alla lotta, che loro credono con forza sia il jihad, diventare un martire, shahid, è una giustificazione sufficiente per unirsi.
Per questa ragione anche se si raggiunge un accordo per santisuk in queste circostanze dopo forti pressioni dal nuovo facilitatore, resta da vedere come può essere di fatto applicato. C’è la possibilità che molti capi dell’insorgenza abbiano già lasciato la Malesia non appena conosciuto il nome del facilitatore.
Si è ad un punto di svolta che deciderà che tipo di pace vedremo in questa area di conflitto nel futuro, se sarà santiphap oppure santisuk.
Per lo stato thailandese, un declino temporaneo nel numero di scontri violenti su un periodo lungo, come quello realizzato da Prem Tinsulanonda attraverso il suo progetto Tai Rom Yen, Meridione al Fresco, è considerato un successo delle misure di controinsorgenza. La visita di Mahathir al suo vecchio amico lo si può interpretare come un messaggio all’area della contesa che seguirà l’idea di Prem nella soluzione dei problemi nel meridione. Non si può negare che durante questo periodo diminuiscono le perdite di vita umana. Comunque finché non si affrontano le cause radicali del conflitto potrebbe ricominciare nel futuro un’altra ondata di violenza.
Lo stato thai non vede l’ora di istituire un quadro per il processo di pace che conduca alla santisuk e chiaramente la Malesia è pronta ad aiutare. L’insorgenza subirà le pressioni del nuovo facilitatore e il progetto potrebbe avere successo.
Cionondimeno il risultato delle prossime elezioni in Thailandia previste per il 24 febbraio 2019 potrebbe cambiare tutto. Se ritorna al potere un governo civile ci potrebbe essere una possibilità per la santiphap.
Qualunque tipo di pace si raggiunga c’è ancora un altro problema da considerare seriamente, l’influenza del jihadismo transnazionale. In questa fase non c’è spazio che questo tipo di estremismo possa infiltrarsi in Thailandia, come dice ICG nel suo rapporto.
Tutte le organizzazioni dell’insorgenza seguono un’ideologia che è essenzialmente etno-nazionalista. L’ideologia si trasforma anche. Per esempio rispetto agli anni 60 la linea attuale dell’insorgenza è molto più islamica.
Sebbene lo stato ed i gruppi dell’insorgenza abbaino differenti visioni condividono almeno una cosa. Nessuno delle due parti vuole vedere sia l’influenza del jihadismo transnazionale né la prossima Marawi a Patani.
La crescente islamofobia in Thailandia è allarmante e lo stato sta ancora cercando un modo appropriato per gestirla.
La radicalizzazione del sentimento antimusulmano potrebbe condurre anche alla radicalizzazione dei musulmani. Misure preventive contro la radicalizzazione delle comunità buddista e musulmana nel meridione le si possono discutere bene solo al tavolo del dialogo.
E’ una questione che deve essere posta nell’agenda del dialogo di pace.
Hara Shintaro, Prachatai.com