Anche le Filippine entrano nella lunga lista di paesi dove i prestiti e gli investimenti cinesi sono condannati dai critici come trappola del debito capaci di erodere la sovranità nazionale.
In una presentazione molto pubblicizzata di questa settimana, il giudice anziano della Corte Suprema Antonio Carpio ha messo in guardia sulla confisca potenziale di territorio e di risorse filippine con il progetto di Irrigazione a pompa del fiume Chico.
Il giudice Carpio ha affermato che ci si attende che l’accordo serva da modello per i piani cinesi di investimento miliardari nelle Filippine tra i quali grandi progetti infrastrutturali con l’iniziativa cinese miliardaria BRI, la nuova via della seta.
La Cina ha offerto fino a 26 miliardi di aiuti, prestiti ed investimenti per alimentare la foga costruttiva di infrastrutture di Duterte conosciuta come “costruire, costruire costruire”. Queste costose promesse furono reiterate nella visita del presidente Xi Jinping a novembre scorso a Manila.
Tra i dieci costosi progetti infrastrutturali cinesi solo uno finora ha raggiunto lo stadio preliminare dell’implementazione.
Tuttavia i critici credono che la promessa manna degli investimenti cinesi giunga come uno scambio tranquillo per la strategica accettazione di Duterte nel mare cinese meridionale, dove i due paesi hanno rivendicazioni in opposizione e la Cina militarizza le proprie caratteristiche fisiche da essa controllate.
Gli avvisi di Carpio trovarono un eco immediato nei titoloni furenti dei media principali delle Filippine che hanno assunto un punto di vista molto critico delle relazioni di Duterte come apertamente accoglienti verso Pechino.
Il governo filippino ha cercato di sminuire le preoccupazioni poste dal magistrato definendole “pura ipotetica” paranoia.
I rappresentanti del governo affermano che l’accordo di contratto fatto conoscere era una pratica “normale” e che il paese è più che capace di pagare i propri debiti verso la Cina ed altri.
La Cina dovrebbe finanziare fino all’ 85% del progetto da 80 milioni di dollari, uno dei dieci progetti costosi proposti da Pechino.
L’accordo di prestito giunge con un tasso di interesse relativamente basso al 2% sotto il tasso commerciale del 3-5%, una commissione di impegno del 0.3% annuo e 186260 dollari di commissione di gestione.
Le Filippine hanno 20 anni, inclusi un periodo di sette anni di periodo di tolleranza, per ripagare il prestito. Nel caso di un default nel ripagare il debito, la Cina può prendersi, per soddisfare ogni premio arbitrale in suo favore, “risorse patrimoniali e risorse dedicate ad uso commerciale” del governo Filippino” ha detto il magistrato Carpio citando il linguaggio dell’accordo di prestito.
L’accordo richiede anche alle Filippine di rinunciare a qualunque immunità sulla base della sovranità o altro riguardo alle proprietà nazionali definite come collaterali se dovesse emergere una disputa sul pagamento per il progetto di irrigazione.
Carpio ha avvisato che ogni disputa di accordo di debito favorirebbe automaticamente la Cina perché la Commissione internazionale di Arbitrato economico e commerciale della Cina di stanza a Pechino aggiudicherà qualunque caso.
Ha anche illustrato la clausola controversa di confidenzialità dell’accordo di prestito che chiaramente viola gli articoli della costituzione filippina sul bisogno di consultazione con le altre branche dello stato e le parti importanti in tali materie.
La minaccia ultima secondo Carpio è la possibilità che la Cina chieda il controllo del disputato Reed Bank, area ricca del mare cinese meridionale, come parte di ogni altro accordo di debito imposto da Pechino.
Lo scorso mese, il parlamentare veterano e candidato al Senato Neri Colmenares ha anche attaccato l’accordo di prestito come asimmetrico ed “oneroso”.
“L’accordo di prestito per il progetto di irrigazione a pompa del fiume Chico è oneroso e favorisce fortemente la Cina. E’ un disastro per le Filippine” ha detto Colmenares il quale nota che altri progetti cinesi potrebbero avere termini e condizioni simili.
“Questo progetto da 80 milioni di dollari potrebbe essere uno dei tanti accordi segreti tra Cina e Filippine del valore di migliaia di miliardi”
I rappresentanti del governo hanno subito minimizzato respingendo le preoccupazioni della trappola del debito.
Secondo il ministero delle Finanze, tutti gli accordi con la Cina passano un’indagine rigorosa per assicurare l’adesione ai regolamenti e protocolli nazionali sulla trasparenza e gli standard di buon governo.
“Hanno sottolineato l’attrattiva dei prestiti cinesi. Il tasso dei nostri prestiti è agevolato. Significa che è ancora minore dell’accedere ai fondi dal mercato privato o dalle banche di sviluppo multilaterale” ha detto il portavoce del ministero Lambino.
“Credo che stiamo saltando alle conclusioni. Ci troviamo molto prima di quello che potrà accadere. Credo che non abbiamo molto da preoccuparci” ha detto il ministro della giustizia Guevarra. “Secondo il ministero delle finanze, non c’è nulla di insolito in questo contratto. E’ un modello che è stato usato in così tanti altri accordi di prestito. Ci stiamo preoccupando troppo”
Il portavoce presidenziale Salvador Panelo si è spinto oltre nel giustificare l’accordo di prestito quando ha detto:
“E’ naturale che loro facciano così per assicurarsi che non perderanno cosa ci hanno prestato”
Ha anche assicurato che il Reed Bank non farà parte di ogni accordo di definizione del debito anche se come ha mostrato Carpio è considerato una ricchezza patrimoniale nazionale.
Ma queste rassicurazioni ufficiali non sono riuscite a dileguare lo scetticismo pubblico sui termini reali e le condizioni degli accordi ricchi di Duterte con la Cina.
Richard Heydarian, Asiatime.com