Mentre il governo militare thai inizia ad aprire le Zone Economiche Speciali, SEZ, lungo le frontiere per dare agli investitori lavoro a poco prezzo e ambiente deregolamentato, gli abitanti di villaggi della calma provincia di Nakhon Phanom lungo il fiume Mekong saranno sfrattati dalle loro case.
E’ inizio ottobre e il suono vivo dei pali di bambù che si urtano lo si può udire sulla riva del Mekong in una piccola cittadina di Nakhon Phanom, come se fosse invasa da tanti picchi. Lungo le rive un centinaio di persone si arrampicano su centinaia di migliaia di pali di bambù, alcuni dei quali più alti di una costruzione di dieci piani sullo sfondo di una montagna del Laos dall’altro lato.
La gente è di un tono allegro perché la provincia si appresta a celebrare il Festival della Barca di Fuoco in cui ogni cittadina della provincia compete a creare la figura di luce più bella su strutture di Bambù che galleggiano sul Mekong alla fine del Mese Buddista. Non lontano dal fiume l’ambiente di solito molto vivace del festival è rannuvolato da centinaia di abitanti che hanno ricevuto l’ordine di sfratto dalle case da parte delle autorità.
Per scuotere l’economia thai in letargo il generale Prayuth capo della giunta NCPO, ha invocato la propria autorità secondo l’articolo 44 della costituzione provvisoria per annunciare l’ordine 17 del 2015. L’ordine 17 del 2015 comanda di cambiare vaste aree nelle province di confine di Tak, Mukdahan, Nong Khai, Sa Kaeo e Trat in zone economiche speciali, dove si offrono agli investitori la deregolamentazione dell’industria e il taglio delle tasse. Altre ai progetti pilata delle cinque province, saranno creati altri progetti SEZ in alte cinque province di Chiang Mai, Nakhon Phanom, Kanchanaburi e Narathiwat, dove saranno espropriati e ripuliti i suoli per le zone economiche esclusive.
Nel promuovere la sua visione per la Comunità Economica dell’ASEAN nel gennaio 2015, Prayuth in uno dei suoi programmi del venerdì “Ridar la felicità alla gente”, disse che i progetti SEZ che richiedono in una fase iniziale oltre 10 miliardi di baht di investimento, promuoveranno l’integrazione economica regionale e lo sviluppo su base sostenibile, aggiungendo che l’investimento ed il commercio nelle tredici regioni di frontiera in Thailandia attualmente sommano ad 80 miliardi di Baht. Per le comunità locali, specialmente per chi sarà cacciato dalle aree da destinare alle SEZ, i benefici economici promessi dal governo potrebbero non essere sufficienti a compensare le perdite se devono diventare dei senza casa per il piano.
Khok Phu Kratae e Phai Lom sono due villaggi della provincia di Nakhon Phanom separata dal Laos per il solo fiume color rame Mekong, dove 400 famiglie sono per essere cacciate dal progetto SEZ.
La famiglia di Kritiya Hongsamanud, che convive con la famiglia della sorella ed altri cinque a condivider neanche un ettaro di terra, vive nell’incertezza non sapendo quando la sua famiglia e tutte le altre perderanno la casa mentre il piano di costruzione del SEZ va avanti. Appena dopo il colpo di stato del 2014 lei ed altri 33 abitanti furono accusati di essersi appropriati di suolo pubblico. Quasi tutti gli accusati posseggono il Certificato di Utilizzazione della terra (NS2 eNS3) e i certificati di Reclamo della Terra (SK1) per appezzamenti minori di 1.6 ettari che condividono con altre famiglie.
“Secondo il nostro certificato della casa, viviamo qui dal 1993, ma in realtà viviamo in questa area almeno da tre generazioni” dice Kritiya mentre guarda il nipote che dorme nella calura di mezzogiorno in piena innocenza. “Se saremo davvero cacciati, non sapremmo dove andare.” Dice che il 29 luglio 2014 vennero a casa sua molti poliziotti e soldati per informarla che è stata accusata di appropriazione di terra e portarla alla stazione locale della polizia per interrogarla.
Dopo aver saputo che poteva essere cacciata, Kritiya chiuse il negozietto di che aveva aperto di fronte alla casa con sua sorella e sopravvive dai suoi piccoli guadagni mentre suo marito fa qualunque lavoro gli capiti ogni giorno.
Raccontando l’audizione del caso il 24 agosto 2015, la sorella di Kritiya,Simmara Hongsamanud, ha detto che “il governatore ha scritto una lettera alla corte quel giorno dicendo che dovevamo andarcene da qualche altra parte e trovarci un lavoro. Ma chi ci vuole prendere? Non abbiamo scuola e conoscenze”. Secondo Thai Lawyers for Human Rights (TLHR), mentre molti dei 33 cittadini attendevano come testimoni gli amministratori provinciali per giungere alla corte provinciale per negoziare, gli amministratori contattarono la corte dicendo che non avrebbero negoziato con gli abitanti dei villaggi.
A 300 metri da Kritiya sarà cacciato dalla propria casa Son Samonrit di 78 anni insieme alla sua famiglia estesa sempre per far spazio alla SEZ. Son che è il più anziano dei 33 abitanti incriminati, ha un titolo SK1 per un suolo appena più grande di due campi di calcio che detiene sin dal 1948. Da matriarca della sua famiglia condivide quel suolo con altre 14 famiglie di parenti. “Nacqui qui come i miei genitori e progenitori” dice Son. Quando gli si chiede dove potrebbe andar insieme alla grande famiglia con occhi preoccupati dice: “Ne stiamo parlando, ma non sappiamo dove andare. Non abbiamo terra e tutti i miei nipoti lavorano a Bangkok nelle costruzioni”.
Sebbene la maggioranza degli abitanti di Khok Phu Kratae e Phai Lom vivino lì da almeno 3 generazioni, pochissimi possiedono titoli di possesso mentre il resto si affida a certificati di utilizzo che possono essere revocati dallo stato.
Secondo Jirawit Chimmanukul del gruppo Dao Din dell’università di Kohn Kaen, la cauda fondamentale dei problemi dei suoli risalgono al 1940. Il giovane che segue la problematica dice che nel 1940 le autorità thai dichiararono circa 960 ettari di terra del distretto At Samat come terra pubblica nonostante la presenza di tante famiglie che si erano sistemate sull’area, senza che fosse comunicato loro che la terra era stata dichiarata pubblica fino al 1978.
Quando fu annunciata nel 1978 l’estensione della terra pubblica, fu ridotta la dimensione fino a 453 ettari poiché si accorsero che nell’area c’erano gia famiglie con case costruite. Inoltre tra il 1940 e il 1978 le amministrazioni locali emisero dei documenti di utilizzo dei suoli agli abitanti.
Attualmente l’area totale pubblica si è ridotta a 380 ettari perché parte della terra è stata data ad un ospedale psichiatrico e alla polizia. “Con il governo militare di ora, è difficile parlare della questione dei suoli. La piccola gente diventa sempre più piccola e le loro voci sono ridotte a bisbigli.” dice Jirawit.
Per Navin Sophaphum, ricercatore del Ministero della salute, lo sfratto attuale degli abitanti per la costruzione delle SEZ riflette un grande problema di diritti alla terra e risorse nel paese. In un forum pubblico a Bangkok presso la Kasetsart University, ha detto che lo stato tende ad assumere la proprietà sulle aree di foresta degradate dove molte famiglie vivono già da almeno 70 80 anni. Le autorità dello stato tendono a rifiutare e ritardare il processo di emissione di titoli di proprietà a chi ci vive indipendentemente dal fatto che molte comunità esistono da varie generazioni in quel luogo. “Gli abitanti ora sono preoccupati che questo porterà ad un vecchio problema ella società thai dove la terra è portata loro via e data agli investitori. Non sono thai gli abitanti? Per rispondere ai bisogni di investimento dei thai, si deve discuter come si può utilizzare l’area per portar al massimo beneficio” disse Navin nel forum.
Un altro membro della comunità di Khok Phu Kratae, Phiromphon Kamyot, che fa parte dell’unità amministrativa locale e che si trova di fronte allo stesso problema insieme agli altri 33, ha detto che la sua famiglia vive sulla quella terra da almeno tre generazioni. “Non è che non vogliamo lo sviluppo. Lo vogliamo. Ma se dobbiamo davvero andarcene altrove, dobbiamo aver un risarcimento sufficiente per poter sopravvivere o aver della terra dove andare”.
Phiromphon ha detto che lo scorso anno alcuni erano stati ingannati firmando un accordo, dicendo che si sarebbero mossi senza condizioni. “Ci fu un forum pubblico sul SEZ lo scorso anno. Arrivai un po’ tardi e già 14 cittadini erano stati truffati a firmare un documento senza sapere che era un accordo in cui dicevano che se ne sarebbero andati.” Poi ha aggiunto che a dicembre 2014 quando discusse dei problemi con le autorità, il vice governatore della provincia le disse che dovevano solo andarsene senza risarcimenti poiché il governo non aveva una voce di budget per questo. “Disse che è proprietà publica e se tu batti una mano contro al muro, ti farai solo male” ha detto Phiromphon.
Secondo Parittan Kamdee, capo villaggio di Khok Phu Kratae, quando fu costruito il terzo ponte dell’amicizia Thai Laos nel 2009, gli abitanti che dovettero spostare le loro case ricevettero un risarcimento ragionevole. “Molti abitanti non hanno problemi con il progetto SEZ se si dà loro un giusto risarcimento. Non so perché le autorità questa volta non hanno messo da parte del denaro per la gente” dice Parittan “Gran parte delle famiglie sono qui da anche prima che nascessi e non hanno dove andare”
Thongsuk Plengsap di Khok Phu Kratae che ha fatto una lunga lotta per i diritti del suolo, ha detto: “Le autorità non si sono consultate con gli abitanti per la Sez per prima cosa. Hanno detto che nel 1978 era stato detto che la terra era pubblica ma molti sono lì da prima ancora.” Sebbene non sia tra i 33 da sfrattare, l’anziano uomo ha aggiunto che gli abitanti di Khok Phu Kratae hanno provato ad ottener i certificati di proprietà per salvaguardare la casa sin dagli inizi anni 70. “Sotto Thaksin presentammo una lettera al governo per ottenere i titoli di proprietà. Alloa c’era grande speranza, che poi fu repressa con il golpe del 2006. Sotto l’amministrazione civile di Yingluck facemmo la stessa petizione ma poi tutto si fermò di nuovo con il golpe del 2014”.
Prachati ha richiesto un’intervista ai rappresentanti del distretto sugli sfratti e la SEZ che, però, hanno rifiutato chiedendo di inviare una lettera alle autorità. La richiesta probabilmente non sarebbe stata data considerando la natura sensibile della questione.
La politica neoliberale delle Zone economiche speciali della giunta è destinata a fallire?
Nonostante le promesse del capo della giunta e dell’agenzia BOI, che ha stilato gli incentivi economici per le zone economiche speciali, che le SEZ serviranno come una porta aperta per l’integrazione economica dell’ASEAN, molti esperti indicavano che il piano dei SEZ della giunta è destinato al fallimento.
Chainarong Sretthachau dell’Università di Mahasarakham ha parlato della politica del SEZ, in u nforum pubblico, come di una politica economica neoliberale che fu introdotta agli inizi del 2000 con governo Thaksin e resuscitato sotto la giunta. “Sotto questo governo è anche peggiore poiché hanno invocato l’articolo 44 per spingere la politica del SEZ.” Ha aggiunto che la politica attuale del SEZ avrà un impatto negativo localmente perché porterà al degrado ambientale e al furto di risorse naturali del paese.
In aggiunta Chainarong ha messo in guardia che questa politica del SEZ che mira a sfruttare il lavoro a basso costo dei paesi vicini potrebbe esasperare il nazionalismo economico della società thailandese. “Date un solo sguardo, è una politica che mira ad accogliere le risorse del lavoro della migrazione” dice Chainarong. “Significa che per la crescita economica del paese bene sfruttare il lavoro dei paesi vicini come Laos, Birmania o Vietnam.”
Secondo Decharat Sukkumnoed della Kasetkart University, esperto in sviluppo rurale ed economia agricola, la versione della giunta del SEZ non è adatta allo sviluppo economico del paese, se lo scopo primario è dare agli investitori lavoro a basso costo e deregolamentazione industriale. “La Thailandia si è già allontanata dalle industrie ad alta intensità di lavoro. Perciò la versione di Prayuth del SEZ non porterà molti benefici per l’economia nazionale”.
Ha aggiunto che non è chiaro leggendo le carte come ne beneficerebbe l’economia locale dalla sostenibilità del SEZ. Cionondimeno l’esperto di sviluppo rurale ha detto che il “modello a cluster di SEZ” del ministro dell’economia Somkid Jatusripitak di fare della SEZ in ogni provincia un centro dove si può trattare e trasportare il prodotto locale può accrescere la crescita economica nazionale e regionale su basi sostenibili. Ha aggiunto che non è ancora chiaro quale modello di SEZ prevarrà.
Indipendentemente da quali politica del SEZ sarà applicata, Jirawit del gruppo Dao Din ha concluso che “nessuno vuole rigettare sviluppo e progresso economico, ma dobbiamo chiederci chi ne trarrà realmente i benefici da questi progetti.”
Il 21 ottobre del 2015 il portavoce del primo ministro, Generale Sansern Kaewkamnerd, annuciava che il piano di Zona Economica Speciale era stato formulato per creare “i benefici economici massimi alla nazione”. Parlando degli sfratti degli abitanti a Mae Sot nella provincia di Tak prima della costruzione del SEZ, ha promesso che gli abitanti avrebbero ricevuto pacchetti di risarcimento ed ha invitato gli abitanti a non esser egoisti e pensare alla nazione prima che a se stessi.
Per il momento questa dichiarazione è un sollievo per la mente di alcune famiglie di Khok Phu Kratae, mentre per molti altri il destino ancora sconosciuto ha lo stesso colore oscuro del Mekong.
Kongpob Adeerat, Prachatai English