Resilienza dei gruppi jihadisti in Indonesia e il COVID-19

L’Indonesia con i suoi 47800 casi conclamati si conferma come un paese fortemente colpito dal COVID-19 ed ha fatto appena 1,4 test per mille abitanti, mentre i morti sono oltre 2400, i due terzi di tutto il Sudestasiatico ed inferiore a quelle reali che si stimano essere tre volte quelle ufficiali.

Eppure l’Indonesia è in corsa per riaprire l’economia del paese anche di fronte alla crescita continua dei casi con una media di 1000 nuovi casi al giorno nei primi 18 giorni di giugno, mentre l’epicentro si sposta da Giacarta per tutta Giava.

AFP PHOTO / FILES / Bay ISMOYO

E’ evidente dopo settimane in cui si è prima negata la pandemia, si sono fatte politiche opposte con l’uso parziale dei militari che il governo ha gestito malissimo la risposta alla pandemia con possibili conseguenze politiche su un presidente che comunque ebbe un mandato chiaro.

Quali sono le implicazioni sulla sicurezza? Come il Coronavirus impatterà sul terrorismo indonesiano e quali gruppi eventualmente ne beneficeranno e perché?

Jamaah Ansharut Daulah, JAD

Il primo di giugno un militante del califfato islamico armato di spada ha ucciso un poliziotto ferendone un altro nel Calimantano meridionale prima di essere ucciso nel primo attacco del JAD durante la pandemia in uno stile molto amatoriale.

L’attacco ha le caratteristiche del JAD che fu l’organizzazione ombrello per i gruppi fedeli allo stato islamico per poi diventare la principale organizzazione terroristica. Alcuni dei suoi attacchi sono stati complessi, spettacolari e letali come quello del 2018 a

Ma in senso più largo gli attacchi del JAD si sono fatti meno professionali, meno pianificati e letali con una tendenza marcata di attacchi di lupi solitari tra cui l’attacco di metà 2019 con un coltello contro il

La qualità differente degli attacchi del JAD sono legati alla natura orizzontale del IS nella regione e in Indonesia in particolare. La struttura del JAD è decentralizzata e manca di una unità di addestramento impedendo una distribuzione e trasferimento di conoscenze ed esperienze tra le cellule. Sebbene IS centrale inspiri e finanzi varie cellule, non ha mai diretto attacchi come avvenuto in Francia o Belgio, ma ha agito da motivatore per orchestrare attacchi per lupi solitari o cellule indipendenti.

Questa caratteristica organizzativa è presente anche nella risposta al COVID-19 del JAD. La pandemia è un’opportunità che il JAD non è riuscita a sfruttare. Per la sua struttura organizzativa orizzontale decentrata, ogni cellula varia in intenzione e capacità di rispondere al virus. Anche se ci fosse una strategia centralizzata, questa non la si potrebbe applicare nella regione.

Nel JAD ci sono state differenti teorie su come rispondere. Alcuni percepiscono la pandemia come una pestilenza già scritta nei hadiths e danno un contesto religioso ed alcuni membri restano fermi. Altri la vedono come un segno della fine del mondo, un evento che giunge prima dell’arrivo del messia islamico. Mentre ci sono alcuni che echeggiano le considerazioni del IS centrale che considera la pandemia come un’opportunità per attaccare, sono in pochi a provare.

Il JAD non sta fermo comunque ma sono più attenti alle questioni interne. I canali di finanziamento del JAD vanno a sostenere i costi operativi e le famiglie dei mujahideen più che tentare di allargare la base con aiuti medici o umanitari, in accordo con la tendenza esistente: la gran parte delle opere di carità come Mal Ummah e RIS Al Amin lavorano a sostenere le famiglie di militanti arrestati.

Mujahideen Indonesia Timur (MIT)

Nel 2016 dopo la morte di Santoso il MIT era quasi scomparso. Dalle montagne dense di foreste di Poso il gruppo fu il primo in Indonesia a dichiarare fedeltà al IS.

Il MIT è importante per due ragioni. La prima è che il gruppo si formò all’indomani dei sanguinosi scontri settari a Maluku e Sulawesi Centrali fatti da Jemaah Islamiyah dopo la caduta di Suharto nel 1998. A Poso si creò la Qoidah Aminah, una base dove governava la legge islamica. Da allora Poso fu il cuore della narrazione dei gruppi jihadisti in Indonesia.

La seconda ragione è che solo il MIT, a differenza degli altri gruppi e cellule, è riuscito a controllare fisicamente un territorio. Poso rappresenta il solo luogo dove è possibile in Indonesia, mentre il luogo più vicino sono le Filippine meridionali.

Queste sono le ragioni per cui le forze di sicurezza indonesiane sono molto attente al MIT e l’attuale spinta dei militari per accrescere il proprio ruolo legale nell’antiterrorismo nasce nell’operazione Tinombala nel 2016 quando lanciò la guerra nella giungla per smantellare il MIT.

Nonostante abbia pochissimi militanti rispetto al 2016, che i suoi capi siano stati uccisi e che il governo si vanti della sua scomparsa, il MIT è rimasto intento a riprendersi cominciando un nuovo reclutamento alla fine del 2017. La polizia arresto agli inizi del 2020 17 nuovi adepti.

Mentre il ruolo di capi dei generi di Santoso aiutano a dare al MIT una continuità, la sua resilienza la si può attribuire alla capacità del gruppo a ricollegarsi alla narrativa locale di Poso restando attento a combattere il nemico vicino o locale che crede siano informatori.

In questo quadro l’isolamento geografico del MIT è sia un vantaggio che un ostacolo, tenendoli legati alle Sulawesi centrali dove hanno ampie opportunità di usare le reti della comunità. Usando i membri della famiglia estesa di Santoso ed una rete di religiosi locali, il gruppo riceve fondi da fuori Poso mentre recluta menti nelle Sulawesi e Giava specie tra i prigionieri.

Un altro fattore di resilienza del MIT è la capacità di usare disastri naturali come piattaforme di reclutamento. I gruppi ed individui legati al MIT furono coinvolti nella risposta al devastante terremoto di Palu che fece 4500 morti. Il MIT non solo usò il disastro per fare leva sulla disperazione della gente senza casa per gli sforzi lenti di riabilitazione della città, ma anche per portare reclute a Poso sotto la guisa di lavoro umanitario.

Il MIT ha tratto benefici dalla pandemia perché è rimasto legato alla sua comunità locale. E’ stato il primo gruppo indonesiano a portare un attacco durante la pandemia e ne ha fatto quattro anche se con perdite di militanti. Mentre il JAD ha sviluppato diversi discorsi sul COVID-19 il MIT npn ha avuto equivoci: la pandemia è una opportunità per attaccare lo stato.

In breve il MIT è stato resiliente in modo determinato da quando il governo ne dichiarò la distruzione a metà 2016 e la pandemia ha favorito la sua resilienza. Come ha detto il capo del MIT Ali Kalora ai suoi sostenitori: “I tiranni cadranno a causa del Coronavirus e della guerra nel prossimo futuro”. Ha anche minacciato rappresaglie contro gli abitanti dei villaggi che sostengono gli sforzi sanitari e di sicurezza del governo.

La resilienza di Jemaah Islamiyah (JI)

Tra tutti i gruppi estremisti indonesiani, quello destinato ad avvantaggiarsi maggiormente della pandemia e della recessione economica conseguente è Jemaah Islamiyah, JI, affiliata di Al Qaeda e responsabile delle bombe di Bali del 2002 e degli attacchi terroristici nel 2009.

Dopo le bombe di Bali del 2002, JI fu colpita dalle campagne concertate di antiterrorismo e di dispute interne sulla strategia e la tattica. Nel 2008 il comando centrale del gruppo preferì il proselitismo alla violenza e per il 2011 il gruppo smise di funzionare come organizzazione militante, senza per questo cessare di operare del tutto.

Sin dal 1993 JI ha cercato sostegno sociale vasto. Vedeva l’importanza del popolo nel creare il califfato islamico ed investì pesantemente nello sviluppare le scuole islamiche al servizio della società in connessione con la causa di JI. Sebbene tra il 1999 ed i 2002 le notizie sul JI siano state sui loro attacchi, le altre sue attività le diedero la resilienza.

Per il 2004, JI si stava trasformando in gruppo che dava attivamente servizi sociali al di là della sua rete di gruppi. Durante lo tsunami del 2004 ad Aceh e nel terremoto di Giava del 2006, JI era coinvolta apertamente nei programmi di assistenza umanitaria attraverso una rete di organizzazioni di carità e gruppi paramilitari riorientati.

Non è che JI abbia rinunciato alla violenza. Come detto dall’ex capo Abu Rusdab: “JI sarà pacifica fino ad un certo punto”. Restavano tranquilli per ricostruire la loro rete. Infatti nel 2013 varie notizie denunciarono che JI inviò in Siria sei suoi membri per addestramento, mentre nel 2019 la polizia scopriva nuove prove di addestramento militante con nuovi manuali e finanziamenti per addestramento all’estero.

Con l’ascesa del IS nel 2014 e con suoi elementi importanti promettere fedeltà ad Abu Bakar al-Baghdadi, tra cui il fondatore Abu Bakar Baashir, molti di JI furono felici di lasciare che gruppi proISIS portassero avanti la violenza e fossero al centro delle operazioni antiterrorismo.

Preoccupati col JAD le forze di sicurezza indonesiani diedero essenzialmente a JI “il semaforo verde per operare in libertà”.

Per il 2019, JI era più forte di quanto lo era sin dal suo declino nel 2011, gestendo una vasta rete di predicatori, corporazioni, moschee e piantagioni. Nel giugno 2019 le forze di sicurezza catturarono il capo del JI, Para Wijayanto, e furono sorpresi per la vastità istituzionale dell’organizzazione e le risorse finanziarie che erano sufficienti a pagare salari e sostenere le famiglie dei detenuti.

Mentre JI è silenziosa pubblicamente, sono nella posizione migliore per trarre vantaggi dalla pandemia per la semplice ragione che JI rimane una organizzazione gerarchica e molto più centralizzata. Sebbene non sia chiaro chi guidi il gruppo dopo l’arresto di Wijayanto, JI è governato da un consiglio, shura, che agisce su una costituzioni di strutture organizzative ben definite. Sebbene le divisioni di JI non siano così ben specializzate o ben connesse come negli anni 2000, la catena di comando generale resta la stessa.

Se si esamina la divisione di istruzione della JI, la catena di comando dell’organizzazione resta centralizzata. Un rapporto di polizia della fine 2013 diceva che la divisione di istruzione aveva 24 coordinatori in tutto il paese che rispondono a sette capi di sezione che aggregano rapporti di finanziamento e performance ad un corpo centrale. Da questo solo rapporto vediamo che la documentazione ancora ascende e le risorse scendono verso il basso.

Mentre il JAD soffre di discordia nell’organizzazione e mancanza di logistica tra le cellule e di distribuzione di abilità, la struttura di JI è più resiliente e meglio abile ad applicare una risposta alla pandemia.

Oltre a sostenere la propria gente, JI ha anche più esperienza ed infrastruttura istituzionale per sostenere gruppi esterni, per allargare la propria base e sfruttare i punti deboli del governo. Agli inizi del 2000 lo fecero usando KOMPAK ed una organizzazione umanitaria chiamata HASI durante il conflitto siriano. Se le crisi umanitarie ci possono aiutare JI forse rende prioritario gli sforzi umanitari durante la pandemia.

Mentre molte organizzazioni umanitarie del JI sono state disciolte dopo l’arresto di Wijayanto, alcune forse si sono riorganizzate ed altre che hanno operato all’estero, come a Gaza, Lembaga Kemanusiaan One Care, sembrano ancora funzionanti. Persino senza strutture legali, nel mezzo di una recessione, pochi saranno molto preoccupati della fonte dell’aiuto necessario.

Conclusione

Alla fine non sappiamo se qualche gruppo trarrà beneficio a parte la veloce propaganda di sentimenti anticinesi o di lamentele sull’incapacità del governo. Una capacità di un gruppo di sfruttare la pandemia è confinata dalla loro struttura e resilienza.

La resilienza del JI sta nelle sue risorse, nella capacità organizzativa centralizzata e nell’esperienza di dare servizi sociali al di là della propria rete di militanti quando è definita improduttiva una campagna armata contro lo stato. Per i gruppi legati al ISIS come JAD e MIT, uccidere è la loro ragion d’essere. Senza una lotta armata contro lo stato hanno poco da offrire nel mercato delle ideologie.

Attualmente gli indonesiani soffrono già il doppio colpo dell’epidemia irrefrenabile e della recessione.

Il governo ha sia poche risorse finanziarie da gestire a propria disposizione ed è indaffarata ad aprire l’economia. Dato che qualunque attacco che ostacoli la crescita economica o il ritorno del turismo alienerebbe una popolazione sofferente, ci si può attendere che gli attacchi resteranno per il momento concentrati sulle forze di sicurezza.

Zachary Abuza e Alif Satria, TheDiplomat

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