In questa atmosfera il 2015 vedrà la prima elezione per il rinnovo del parlamento e del presidente.
Nonostante Aung San Suu Kyi abbia chiesto a più riprese e da tempo una riforma costituzionale che le permettesse di partecipare alla contesa, il parlamento ed il presidente Thein Sein hanno negato questa possibilità di modifica di riforma costituzionale.
Suu Kyi, o la Signora come è chiamata dai cittadini birmani, ha rilasciato un’intervista alla Reuters dove dice che il suo partito NLD è pronto a governare, ma che il presidente Thein Sein si è dimostrato non sincero sulla riforma e potrebbe provare a posticipare le elezioni. Una possibilità per il suo partito sarebbe anche quella di boicottare le elezioni se permangono le disposizioni costituzionali che le impediscono di partecipare.
“Non crediamo che il boicottaggio sia la scelta migliore, ma non lo escludiamo affatto. Lasciamo l’opzione aperta” ha detto nell’intervista alla Reuters, ammettendo però che queste elezioni erano davvero un test per il processo di riforma del paese “se siamo o meno sul percorso verso la democrazia”.
Il boicottaggio fu la strategia usata da Aung San Suu Kyi e NLD per le elezioni del 2010 all’indomani del passaggio verso un governo sotto sembianze civili. Suu Kyi aveva vinto a furor di popolo le elezioni del 1990 che furono rigettate dai militari.
Dopo una serie di aperture politiche ed economiche, ci fu un riavvicinamento di Suu Kyi, che aveva finito a novembre 2010 di scontare gli arresti domiciliari lunghi 13 anni, e Thein Sein che si mostrò sincero sul processo di riforma, sincerità che ora Suu Kyi non vede più.
“Perché se fosse stato davvero sincero sulle riforme, allora saremmo molto più avanti di ora nel processo” dice Suu Kyi che aggiunge che Thein Sein potrebbe usare i colloqui con i ribelli delle varie etnie birmane per giustificare lo spostamento delle elezioni.
Si ricorderà che Suu Kyi ed altri 42 parlamentari del NLD furono eletti, dopo una modifica costituzionale, nelle elezioni suppletive del 2012. La sua statura politica ora è posta anche sotto osservazione, perché secondo i suoi critici avrebbe dato troppo dato credito ad un governo discutibile senza avere per altro molto di ritorno. La condizione della popolazione birmana, circa 53 milioni di persone, non è poi cambiata di molto mentre le riforme democratiche languono.
La costituzione, che garantisce un quarto dei seggi ai militari e quindi il potere di veto al cambiamento della costituzione, non permette ad un candidato presidenziale di essere sposato ad uno straniero o di avere figli da esso. Ma per Suu Kyi le costituzioni non sono permanenti, anche se il loro cambio dipendono dalla volontà di un governo descritto come un regime di “estremisti”.
“Non hanno alcun interesse in negoziati o in cambiamenti costituzionali o in considerare davvero la volontà popolare .difficile chiamarli moderati” dice Suu Kyi che si domanda anche del rapporto tra il governo birmano e quelli occidentali, USA in testa, che elogiando il governo di Thein Sein rischiano di renderlo compiacente ma non lo incoraggia a fare di più.
“Gli USA e l’Occidente sono in generale troppo ottimistici e un po’ di sano scetticismo aiuterebbe tutti moltissimo”. Nella sua seconda visita di Obama in Birmania, gli USA non citarono i cambiamenti costituzionali per poter mantenere l’influenza sul governo.
Un altro punto di critica su Suu Kyi è il rapporto con i militari con i quali lei ha sostenuto la necessità assoluta di cambiare le relazioni perché “Non si può avere un paese diviso tra militri e resto della gente”. Per questo fu accusata di avere un debole per loro per il solo fatto che suo padre Aung San ne fu il fondatore.
“Abbiamo sempre saputo che non avrebbero facilmente abbandonato i loro privilegi” dice Aung San Suu Kyi rigettando l’accusa di essere stata imbrogliata da loro “C’è un momento in cui dobbiamo alzarci a difendere i nostri principi ed un tempo quando uno dei principi deve essere la conciliazione nazionale piuttosto che andare a scavare nel passato”.
Sulla questione Rohingya, la minoranza musulmana dell’occidente Birmano che vive in condizioni inumane e soggetta a persecuzione con violenze e discriminazioni, la Suu Kyi è stata attaccata fortemente perché non avrebbe preso posizione.
“Quando parlavo del governo della legge e del fatto che condannavamo tutte le forme di violenza nessuno era interessato. Non fu una notizia” dice Suu Kyi. Prendere una posizione secondo la Suu Kyi non avrebbe fatto bene a risolvere la situazione rischiando di inasprire altresì il conflitto.
(http://www.irrawaddy.org/burma/suu-kyi-says-boycott-of-burma-election-an-option.html)