La risposta internazionale al golpe illegale militare birmano che dopo un anno e mezzo ha portato il paese verso il baratro, è rimasta notevolmente assente.
Invece di coinvolgersi sempre di più nel risolvere questa catastrofe in essere, l’ONU, gli USA ed i suoi alleati, e persino la Cina, hanno permesso all’ASEAN di porsi alla guida nell’affrontare la situazione nel Myanmar.
Comunque gli osservatori più attenti dicono che la sola iniziativa dell’ASEAN, il consenso in 5 punti, anche 5PC, è morto e sepolto da quando fu formulato ad aprile dello scorso anno.
Per comprendere meglio i limiti di questo approccio e l’incapacità della comunità internazionale nel prendere una posizione più attiva, Myanmar Now ha intervistato di recente il Professor Zachary Abuza del National War College in Washington, D.C. Attento alle questioni politiche e di sicurezza del Sud Est Asiatico.
Il prof. Abuza ha discusso le carenze negli sforzi di coinvolgere il Consiglio di Amministrazione dello Stato, SAC, come la giunta militare si definisce, ed il Governo di Unità nazionale civile NUG, formato dai parlamentari eletti estromessi dal golpe dello scorso anno. L’analista ha indicato i modi in cui il NUG può attrarre il sostegno per i propri sforzi di raggiungere l’obiettivo di lungo termine di creare un sistema democratico federale nel Myanmar.
Myanmar Now: Come valuta il consenso in 5 punti dell’ASEAN come modo per affrontare la crisi nel Myanmar?
Prof Zachary Abuza: La comunità internazionale ha chiaramente deluso la gente del Myanmar permettendo che il consenso in 5 punti servisse da fondamento per affrontare il SAC. Ha permesso che la comunità internazionale si accodasse all’ASEAN, sia nel caso di un successo che nel caso contrario. E’ stato naturalmente un errore spaventoso, perché il SAC ha sottoscritto il 5PC senza avere neanche la minima intenzione di applicarlo. La giunta ha creduto che il movimento di disobbedienza civile si sarebbe esaurito e che il NUG non sarebbe stato capace di sostenere operazioni militari, e che quindi avrebbero potuto implementare, a malincuore, parti di quell’agenda in cinque punti per dare un minimo di soddisfazioni all’ASEAN.
In modo simile il calcolo dell’ASEAN era che il golpe sarebbe stato un dato di fatto e che si sarebbe dovuto convivere con le conseguenze. Quando non è andato così, la giunta ha assunto che l’ASEAN sarebbe scesa sul loro tradizionale principio di non interferenza e presa di decisione con il consenso, specialmente sotto la presidenza di turno della Cambogia. E a questo punto il SAC ha praticamente affermato che non è affare dell’ASEAN richiedere l’applicazione del 5PC.
MN: L’ASEAN ha il potere di affrontare la crisi nel Myanmar? Nel caso contrario perché la comunità internazionale lascia questo compito solo ad esso?
ZA: L’ASEAN non ha alcun potere di affrontare la crisi nel Myanmar. Strutturalmente la presa di decisione basata sul consenso, sulla presidenza a rotazione e la ferma politica di non interferenza assicurano che resterà debole ed inefficace. Nessun paese ha posto sulla giunta un costo finanziario, sebbene questo stia cambiando con Singapore. Non è che siano totalmente inefficaci. Si ricordi che l’ASEAN trovò che la giunta non aveva soddisfatto alcun requisito nell’applicazione dei cinque punti e che questa fu la giustificazione per cancellare l’invito al summit di Min Aung Hlaing, un grande affronto. Tuttavia la giunta ha anche beneficiato del fatto di non provare un minimo di vergogna di essere disposti ad andarsene da soli.
La comunità internazionale tra cui USA, UE e Giappone sono stati molto contenti che fosse l’ASEAN a guidare nei problemi dell’ASEAN. Ma ancora, non avevano alcuna altra politica reale nel caso di un fallimento dell’iniziativa cosa che era quasi certa. E questo fa apparire la risposta internazionale al golpe debole e caotica.
MN: E’ un argomento che deve essere gestito dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU che ha il potere di intraprendere azioni verso uno stato membro se è una minaccia alla pace e stabilità regionale ed internazionale?
ZA: No, il consiglio di sicurezza non sarà un corpo che favorisce perché Russia e Cina useranno i loro veto per assicurare che non ci saranno azioni contro il dispotico regime di Min Aung Hlaing persino sul divieto di vendita di armi.
MN: La rivoluzione di primavera del Myanmar del Myanmar non vuole riportare la situazione a prima del golpe, ma muoversi a creare un nuovo sistema democratico federale che rifletta le aspirazioni genuine del popolo birmano. Crede che la comunità internazionale non abbia bene valutato quello che il NUG prova ad ottenere?
ZA: Il NUG rappresenta la sola via possibile per il paese che è in guerra contro se stesso dalla sua fondazione. La sola soluzione fattibile per il Myanmar è un sistema democratico federale con autonomia politica ed economica notevole. Questa è chiaramente l’aspirazione del popolo birmano.
Non voglio così sminuire le difficoltà che ha di fronte il NUG per raggiungere il suo fine, ma è una visione positiva migliore di qualunque altra soluzione presentata nel passato per ottenere un certo grado di pace e sicurezza umana.
La visione che ha il SAC del Myanmar è una regressione sia economica che politica e culturale di 60 anni a cui nessuno, se non i generali, aspirano. La loro visione di un futuro del Myanmar è un sistema controllato dai militari, largamente basato sul modello thai dopo il 2014, con tattiche prolungate di divide et impera contro le organizzazioni rivoluzionarie etniche e con azioni militari per giustificare la sua presa politica con la scusa di tenere insieme il paese.
Uno dei problemi del Myanmar è la complessità estrema del paese che dà a tanti paesi la ragione per non coinvolgersi. Per esempio, c’è sempre una molteplicità di attori che hanno interessi e visione in competizione senza che esisti una sola organizzazione a rappresentare gli interessi delle minoranze nelle regioni di confine.
C’è bisogno che la politica statunitense verso le organizzazioni etniche rivoluzionarie in particolare cambi. La politica USA di non riconoscimento si basa sul fatto che alcuni, come certi attori nello stato Shan, sono profondamente coinvolti nella produzione e traffico di grandi quantità di narcotici illegali. Non lo fanno tutte le organizzazioni etniche, ma sfortunatamente la situazione complessa e fluida permette agli USA e agli altri di trovare un modo per non coinvolgersi. Questa è una visione totalmente miope dal momento che le organizzazioni rivoluzionarie etniche giocheranno un ruolo fondamentale nella rivoluzione di primavera e avranno un posto al tavolo nella Birmania del dopo giunta.
MN: Perché USA e alleati sono particolarmente riluttanti a riconoscere ed intrattenere rapporti completi con il NUG come governo legittimo e rappresentativo del popolo del Myanmar?
ZA: E’ una cosa particolarmente frustrante per me. Il governo USA dice che il NUG è il legale rappresentante del popolo del Myanmar e che il SAC ha usurpato il potere illegalmente da un governo eletto democraticamente ma deve ancora dare il riconoscimento ufficiale al NUG, sebbene abbia intrapreso azioni contro il SAC di quasi tutti gli altri stati. Gli USA trattano col NUG ad alti livelli seppure continui a non riconoscerlo diplomaticamente in modo formale.
Secondo il mio parere personale ci sono varie cosa che gli USA possono e devono fare immediatamente incluso il riconoscimento formale del NUG. Fa ridere pensare che il SAC abbia interesse, nella forma attuale, a cercare una risoluzione negoziata della crisi. Allora perché dobbiamo continuare ad affrontarli a livello diplomatico?
Gli USA hanno congelato un miliardo di dollari di proprietà del Myanmar; dovrebbe permettere al NUG di prenderli in prestito oppure usare questi fondi come base per la loro banca centrale. Gli USA devono imporre nuove sanzioni che prendano di mira le arterie vitali finanziarie della giunta, quali Myanma Oil and Gas Enterprise ed altre banche fondamentali. L’economia è davvero il suo tallone di Achille, e gli USA devono condurre degli sforzi concertati per colpirla economicamente.
Molti chiedono agli USA di fornire assistenza letale al NUG, ma questo è molto improbabile. Mentre io penso che sia giustificato, queste richieste possono portare a false speranze da parte della gente del Myanmar. Ci sono però molti spazi di assistenza non letale che gli USA possono e devono dare. E’ triste ma non vedo un impegno di alto livello da parte della guida politica americana a prendere queste decisioni e costruire il sostegno internazionale. Molta della politica americana proprio ora è stata dettata dalla Legge di Autorizzazione della Difesa Nazionale del 2022 che è legge del Congresso. La legge del 2023 potrebbe vedere il congresso avere un maggior peso per la amministrazione Biden.
MN: Cosa possono fare coloro che appoggiano la rivoluzione di primavera birmana per avere l’attenzione internazionale e il sostegno pratico che la guerra in Ucraina ha attratto?
ZA: La crisi del Myanmar è in larga parte una questione interna, che mai si solleverà allo stesso livello di minaccia alla legge internazionale e ad un ordine basato su regole, come quella che si pone contro la sicurezza europea da parte di uno stato ribelle armato di armi nucleari. Non credo che ci sia molto che il NUG possa fare per far crescere il proprio profilo agli occhi di una comunità internazionale distratta. Ma non si deve perdere la speranza perché dopo oltre 18 mesi dal golpe il SAC non marcia verso la vittoria.
Ecco cosa, a mio parere, la guida politica del NUG deve fare: prima cosa consolidare le proprie conquiste. Insieme alle organizzazioni etniche controllano circa il 50% del paese. Hanno bisogno di accrescere l’amministrazione civile e provare che sono un’alternativa fattibile basata su una repubblica federale democratica.
Come seconda cosa, mentre l’offensiva militare contro le forze della giunta sono andate meglio delle previsioni ed hanno portato ad un graduale indebolimento della forza militare, la vulnerabilità fondamentale del SAC è la loro assoluta incompetenza economica. Hanno portato l’economia al punto di un collasso. Il NUG deve iniziare un’offensiva economica variegata per portare in bancarotta il regime.
Terza cosa, hanno bisogno di costruire sulla rabbia nell’ASEAN contro le esecuzioni di Ko Jimmy e Phyo Zeya Thaw e gli altri due. Non si può permettere che l’ASEAN torni indietro alle loro posizioni solite. Il NUG deve trarre vantaggio dalla crescente inquietudine nell’ASEAN per i tantissimi rifugiati e le droghe illecite che cambiano le attitudini nelle capitali ASEAN.
Infine, il NUG deve continuare a contrapporsi all’incompetente, rapace, corrotto e brutale SAC. Il suo governo deve continuare a esaltare i valori democratici, la trasparenza, la competenza e la guida etica che è legata al servizio pubblico. Hanno fatto finora un lavoro superbo ma devono continuare a sviluppare la loro visione positiva e progressista del paese.