Ragazzina thailandese di 13 anni è stata salvata da una ONG di Chiang Rai da un matrimonio forzato con un uomo di 50 anni, organizzato dalla sua famiglia, dopo aver ricevuto un avviso dalla stessa ragazzina a marzo scorso.
La presidentessa della ONG di Chiang Rai Center for Girls, Chitraporn Vanaspong, ha scritto su Facebook di aver ricevuto da una ragazzina thailandese, che stava finendo il sesto anno di scuola, un bigliettino in cui chiede aiuto ad uscire da un matrimonio combinato dalla sua famiglia con un uomo di 50 anni.
“Non voglio ancora sposarmi, voglio continuare ad andare a scuola” dice la ragazzina thailandese Nu Na, nome di fantasia della ragazzina. “Mia madre mi vuole costringermi a sposarmi ma io non voglio. Voglio una borsa di studio per continuare la scuola. Aiutatemi. Voglio andare a scuola”
Ad aiutare Nu Na è stata una sua amica che aveva partecipato ad una riunione del Center dove parlarono di matrimoni di bambini come violazione dei diritti. Secondo Chitraporn l’amica di Nu Na la convinse a cercare aiuto consegnando anche la sua lettera. E’ anche la dimostrazione di ciò che può fare un’educazione sui diritti dei fanciulli.
La famiglia di Nu Na aveva problemi economici e doveva restituire all’uomo una certa somma. Forse l’uomo deve aver detto ai genitori che se non potevano ripagarlo, gli avrebbero potuto dare la figlia in cambio. Questa potrebbe essere la ragione del matrimonio forzato di Nu Na, secondo Nunnaree Luangmoi del Center For Girls.
Il Center for Girls non aveva alcuna autorità di separare la ragazzina thailandese dalla famiglia e la polizia diceva di non poter intervenire in quanto non era accaduto nulla. Un gruppo della ONG andò a parlare con l’uomo che vive in un altro distretto e che aveva già fatto dei regali a Nu Na. La madre aveva invitato l’uomo a portarla fuori.
Il gruppo della ONG andò dall’uomo insieme ad un poliziotto ed un rappresentante del Consultorio familiare a cui spiegarono i rischi legali a cui andava incontro se avesse sposato la ragazzina. L’uomo negò tutto dicendo che le aveva regalato un telefonino solo perché era una brava studentessa.
Nu Na aveva solo 13 anni, al di sotto dell’età del consenso. Secondo il codice penale Thailandese, chiunque porti via un bambino che ha meno di 15 anni rischia da tre a 15 anni di carcere oltre ad una forte multa.
Un altro articolo vieta atti “indecenti” su minori di 15 anni, che sia consenziente o meno, col rischio di sentenze di carcere a non meno di dieci anni o a sanzioni pecuniarie.
Un altro articolo prevede pene di carcere da 4 a venti anni per chi ha un atto sessuale con una minore di 15 anni a cui non è sposato, consenziente o meno. Se la ragazzina ha meno di 13 anni si rischia anche il carcere a vita.
Chitraporn dice che una sorella più grande di Nu Na era stata già data in sposa e che la famiglia era violenta contro i figli. Secondo i genitori Nu Na era loro figlia e la ONG non poteva fare nulla per lei.
Infine Nu Na scappa dalla casa per andare ad un campo di volontariato organizzato dal Center dicendo loro di non voler tornare più a casa. Nu Na fu portata al Center prima di essere portata ad un rifugio e di parlare di nuovo ai genitori.
Dopo molte difficoltà il Center riesce a far sì che Nu Na viva in un rifugio e vada a scuola. Nu Na dice che dopo la scuola obbligatoria non vuol conseguire titoli superiori e vuole trovare un lavoro per dare soldi alla sua famiglia.
Nu Na non è né la prima né l’ultima ragazzina thailandese ad essere costretta in un matrimonio forzato.
A luglio 2018 comparve la notizia di una bambina di 11 anni di Narathiwat, Ayu, costretta a sposare un malese di 41 anni, notizia che accese un pubblico dibattito ed un grido di ripulsa in Malesia, dopo che una delle mogli dell’uomo lo denunciò alla polizia rendendo pubblica la notizia.
Ayu era una ragazzina thailandese che viveva con i genitori in Malesia. Che Abdul Karim Che Hamid era un commerciante di caucciù che sposò Ayu come terza moglie in Thailandia in una cerimonia musulmana, illegale secondo le leggi thai e malese. L’uomo aveva già due mogli e sei bambini e pretese che il matrimonio fosse legale ed approvato dai genitori.
Secondo la vice primo ministro Wan Azizah Wan Ismail il matrimonio era illegale perché non approvato da una corte della Sharia, oltre ad un’indagine ufficiale per capire se ad aver spinto i genitori di Ayu al matrimonio fosse stata la sua povertà.
Nonostante la richiesta della madre e le promesse dell’uomo all’Imam che celebrò il matrimonio di non consumare il matrimonio fino a che la ragazza non avesse 16 anni, le analisi mediche dissero il contrario.
Secondo UNFPA, matrimoni bambini, unioni anticipate e nascite da minori continuano a crescere nel Sudestasiatico, e sono una sfida notevole ai diritti dei giovani e agli obiettivi di sviluppo sostenibile che i governi e società civile cercano di affrontare insieme con le agenzie ONU.
UNFPA diceva che la percentuale di donne tra 20 e 24 che si erano sposate o avevano un’unione prima dei 18 anni varia dal 35,4% del Laos al 11,5% del Vietnam.
In una indagine ufficiale UNICEF e NSO in Thailandia nel 2017 su 14 province, si trova che il 4% delle donne thai sono sposate a 15 anni ed il 23% per i 18 anni. Le donne, secondo l’indagine, è più probabile che si sposano tra 15 e 18 anni degli uomini.
Secondo Nunnaree del Center For Girls vari fattori portano al matrimonio di bambini. Alcune famiglie hanno spesso molti bambini perché possano aiutarli col lavoro in casa e fuori. Talvolta questi genitori non possono permettersi di mandare i figli a scuola dopo sei anni di scuola, perché in molti casi le scuole superiori sono lontane e le famiglie non hanno soldi per il trasporto o per farli mangiare a scuola.
Vari rapporti dicono che il matrimonio forzato impedisce lo sviluppo della ragazzina e dei suoi eventuali figli.
Ragazze che si sposano presto sono a maggior rischio di violenza o abuso, a rischio di povertà e vulnerabili a problemi di salute riproduttiva e sessuale, come alle complicazioni della gravidanza o alla nascita. Sono più prone a subire violenza domestica o relazioni sessuali costrette oltre a mancare opportunità di studio e di lavoro.
“Nella regione del Nord” racconta Nunnaree a Prachatai “ci sono molti fattori che costringono i genitori o la famiglia a farlo. Loro non lo vorrebbero. Ma ci sono credenze e una forma mentale che dice che sarebbe bene se la ragazzina sposasse un buon uomo, o uno più grande se ricco, o così aiuterebbe la famiglia. Ci sono questo tipo di idee”
“Non facciamo statistiche. Solo raccogliamo informazioni quando qualcuno chiede aiuto. Anche se non è comune, se accade ad un bambino, è ancora una grave violazione”
Ci sono molti meccanismi legali da invocare per invalidare un matrimonio di bambini e vari articoli di legge richiede dei passaggi da completare.
L’articolo 1448 specifica che l’età minima del matrimonio è 17 anni; l’articolo 1507 afferma che un matrimonio è annullabile se il matrimonio è stato causato da uno stato di durezze economiche tali che non sarebbe stato fatto se queste durezze non ci fossero state. L’articolo 1509 richiede il consenso dei genitori per i minori, mentre il 1458 stabilisce che l’accordo a diventare moglie e marito deve essere dichiarato pubblicamente davanti ad un ufficiale che lo deve registrare.
Secondo il Bangkok Post, la ragazzina thailandese Ayu fu mandata in Thailandia dalla Malesia ad agosto 2018 e si trova sotto la custodia del Ministero dello Sviluppo Sociale.
Resta comunque il problema del silenzio che circonda il matrimonio di bambini in Thailandia.
“Il problema maggiore del matrimonio di bambini in Thailandia è che nessuno vuole parlarne, né il Consiglio Islamico, né gli Imam né il governo”.
Wannakanok Pohitaedaoh, che fu costretta a sposarsi a 13 anni un uomo violento e ora gestisce un rifugio di Narathiwat, ha raccontato: “E’ sempre stato sepolto sotto il tappeto che è il posto dove vogliono che rimanga”
Secondo Anchana Heemmina il governo thai non vuole affrontare la questione che rispedisce ai Consigli Islamici provinciali.
“Non vogliono provocare le comunità” ha detto Anchana al Guardian ed aggiunge che la loro riluttanza si radica nella sensibilità per l’autodeterminazione delle comunità islamiche nel profondo meridione thailandese, secondo cui ogni politica del governo di Bangkok può essere causa di attrito.
Nel dicembre 2018 il Consiglio Islamico Centrale della Thailandia ha emesso un nuovo regolamento che vieta ai bambini sotto i 17 anni di sposarsi. Le moschee locali non possono dare il permesso del matrimonio che coinvolga un minore di 17 anni, se una corte islamica non dà permesso o i genitori non firmino ufficialmente il permesso di matrimonio davanti ad un comitato islamico provinciale o una stazione di polizia.
A Chiang Rai il caso di Nu Na è considerato un caso risoltosi bene, ma comunque la ONG non ha avuto sostegno nel tentativo di aiutare la ragazzina. Secondo Chitraporn, il servizio di protezione provinciale non voleva portare Nu Na via dalla famiglia quanto piuttosto che la ONG seguisse la situazione. Il servizio operava in base al principio che era più facile allontanare la ragazza “se fosse stata già stuprata”.
Poiché la ONG non poteva accettare questa idea e l’uomo andava ancora in visita da Nu Na, scrisse una lettera al Direttore Generale del Dipartimento del Bambino e dei Giovani di Bangkok, il quale rigirò la lettera all’ufficio provinciale con l’ordine di assumere il caso.
Il servizio di protezione provinciale fece delle rimostranze per essere stato bypassato invece di discuterlo “nella nostra provincia”. Secondo la ONG quello che poteva fare il governo centrale è limitato anche perché i lavoratori sono assunti a livello provinciale.
Anche la famiglia secondo Chitraporn non capiva perché l’ONG si “immischiava in affari familiari”, quando la ONG si recò a parlare con la famiglia affinché permettesse alla ragazzina thailandese di vivere altrove e andare a scuola.
La madre fu tanto arrabbiata che i rappresentanti locali della comunità se ne andarono lasciando la ONG e polizia a parlare con i genitori di Nu Na davanti la porta della casa.
Secondo Chitraporn, i rappresentanti locali, nonostante fossero d’accordo con il tentativo della ONG, si mantenevano a distanza perché comunque pensavano di non poter interferire negli affari di famiglia e che i genitori potevano fare di tutto ai loro figli, non esercitando di fatto alcuna tutela come rappresentanti della protezione dei bambini.
Nel frattempo l’uomo che Nu Na avrebbe dovuto sposare andò a parlare con il capo del sottodistretto dopo aver incontrato la ONG per lamentarsi di un loro “immischiarsi nei suoi affari”.
Per Chitraporn un fattore importante del successo fu proprio la forza di Nu Na che aveva già una chiara idea di cosa volesse per la sua vita. Anche se all’inizio si era sentita colpevole ed ingrata verso i genitori, dopo aver ascoltato il gruppo della ONG Nu Na comprese e non si è più tirata indietro.
La storia di Nu Na secondo Chitraporn è un grande caso perché riuscirono a salvarla prima che succedesse qualcosa mostrando così che la loro ONG aveva avuto una strategia di prevenzione e monitoraggio giusta.
Se la ragazzina thailandese fosse stata già stuprata, ci sarebbero voluti soldi e tempo per il processo di guarigione e la ripresa della ragazza.
Anna Lawattanatrakul , Prachatai.com