Il secondo gruppo prendeva il giogo coloniale come un dato di fatto battendosi per una voce più forte nel governo delle isole, mentre il terzo gruppo rigettava il giogo straniero chiedendo indipendenza completa.
Le stesse divisioni riapparvero sotto il giogo coloniale americano. Questi tre gruppi erano chiamati annessionisti, autonomisti e indipendentisti. Il primo voleva una completa integrazione delle isole negli Stati Uniti. Il secondo avocava per un autogoverno sotto il patronato americano, ed il terzo lavorava per la piena indipendenza dal giogo straniero.
Queste categorie ritornano dovunque gli abitanti di un luogo pensano di costituirsi come entità distinta da quelli che detengono il potere su di loro. La differenza percepita si origina tipicamente dalle varie fonti di identità come razza, etnia, religione, lingua, cultura, storia o da una loro generica miscela.
Nel punto in cui eravamo come popolo non tanto tempo fa, lì si trovano i ribelli del MILF oggi. Loro, e chi venne prima di loro, hanno considerato il nostro governo, da tempo, come un’imposizione straniera sulla comunità Bangsamoro. Traggono le loro aspirazioni di emancipazione dagli stessi sentimenti che animarono la rivoluzione americana contro gli Inglesi e quindi le guerre filippine di liberazione contro la Spagna e gli USA.
Le affiliazioni descritte non sono mai naturalmente permanenti. Alcuni cominciano come riformisti e diventano rivoluzionari. Altri iniziano come rivoluzionari per terminare come riformisti. Dopo una lotta lunga e difficile, si persuadono a deporre le armi in cambio di un accordo politico che è meno del loro obiettivo iniziale, ma promette essere migliore dello status quo. Infatti alcuni ritornano all’essere rivoluzionari dopo che le loro speranze sono cancellate da duplicità e tradimenti ricorrenti.
Immagino che esitano oggi le stesse divisioni nella Mindanao Meridionale. Gli annessionisti domandano maggiore attenzione da Manila per la dimenticata Mindanao, ma pensano che questo lo si possa raggiungere da un’integrazione rispettosa delle sue istituzioni in una nazione filippina più inclusiva. A questo gruppo appartiene l’elite tradizionale di Mindanao.
Poi ci sono gli autonomisti. La gran parte di loro hanno originariamente avocato la successione ma, stanchi della guerra, accettano di negoziare un accordo politico che permetta loro un autogoverno significativo all’interno della costituzione filippina. Il MILF è il campione di questo percorso.
All’estremo di questo spettro politico ci sono i gruppi ribelli variegati che chiedono ancora la secessione. Si possono annoverare il cosiddetto BIFF e i tanti Moro idealisti ma senza affiliazione il cui disincanto con i precedenti accordi di pace li ha resi totalmente diffidenti del governo di Manila.
Se passa con successo il processo legislativo con i suoi punti fondamentali intatti, la legge Fondamentale della Regione Autonoma Bangsamoro sarà la misura più comprensiva fatta da una amministrazione filippina per affrontare il problema Moro. Sarebbe un passo forte e gigante in avanti per curare l’ingiustizia storica che fu prodotta da un’annessione unilaterale della Mindanao Musulmana dalla nazione indipendente Filippina.
Una legge Bangsamoro che sia solo un rimaneggiamento di quell’atto del Congresso che creò l’attuale regione Autonoma della Mindanao Musulmana, ARMM, manterrebbe solo le stesse condizioni di sistema che portarono al fallimento dell’esperimento del ARMM. Oso dire che tutti gli accordi di pace di Mindanao, che furono firmati sotto le precedenti amministrazioni, essenzialmente erano un comprare la fedeltà dei capi Moro per mantenere la regione sfruttabile a beneficio degli interessi di tanti tranne che della popolazione di Mindanao.
L’inevitabile fallimento di questa legge porterà a più gente che opterà per la ribellione secessionista.
E’ da sottolineare che i legislatori che vogliono le garanzie che la creazione di una regione autonoma non preludano ad uno stato indipendente sono gli stessi che cercano di togliere al governo della regione autonoma i poteri e le risorse di cui hanno bisogno per rendere possibile l’autonomia genuina. Nel fare così creano soltanto una profezia che si avvererà da sola.
Il messaggio principale della legge che ora è discussa nel Congresso dovrebbe essere: che noi popolo filippino riconoscendo le ingiustizie storiche che le passate generazioni inflissero sulla gente di questa regione, cerchiamo ora di chiudere queste ferite una volta per sempre. Che lo facciamo di comune accordo, non per paura ma solidali con quelli che, come noi, hanno provato la mano opprimente del colonialismo.
Tanto tempo fa, i filippini si consolavano con le parole dello scrittore Mark Twain che sarebbe potuto essere definito traditore dalla sua gente. Era, come diceva lui stesso, un “convinto imperialista”, che non vedeva l’ora di vedere l’aquila americana “distendere le sue ali sulle Filippine… sistemare una miniatura della costituzione americana a largo nel pacifico….”
Nello spiegare come divenne un ardente antimperialista disse: “Ma ci ho pensato un po’ di più da quando … ho visto che non intendiamo liberare ma soggiogare la gente delle Filippine. Siamo andati lì per conquistare non per redimere. Mi sembra che dovrebbe essere un nostro piacere e dovere rendere quel popolo libero e lasciare che trattino a proprio modo le loro questioni interne”
Randy Davids, La Storia si ripete: http://opinion.inquirer.net/85484/history-repeating-itself