Sembra però che in base ad un primo finanziamento all’inizio di anno il gioco non valga la candela. Ha creato forti divisioni tra le ONG, molte delle quali considerano questo finanziamento un cavallo di troia che serve a dividere gli amici proprio sull’idea stessa di essere finanziati dai militari, specie se i soldati portano con sé degli obblighi.
I militari hanno sostenuto che non era tra le loro intenzioni dividere le ONG e che altro denaro era pronto. Lo scopo era di accrescere le capacità delle ONG locali ed instillare idee progressiste tra gruppi come PerMAS, Federazione giovanile degli studenti di Pattani e l’Assemblea della società civile per la Pace, Kor Por Sor che comunque hanno rigettato i fondi.
Si vuole chiedere alle ONG internazionali di lavorare di più con le ONG locali e se possibile con BRN, che controlla i combattenti sul terreno.
Promuovere i concetti della legge umanitaria e della convenzione di Ginevra è l’idea di base, con la speranza, come confidato da fonti militari, che si possa generare una divisione all’interno del BRN tra i duri ed i progressisti.
Comunque non sono affatto chiare le intenzioni dei militari sul rafforzamento delle capacità della società civile. Il generale Udomchai Thamsarorat, nuovo capo negoziatore di pace, ha detto che vorrebbe vedere le ONG locali mettersi insieme e mediare tra governo e BRN.
E’ una speranza triste se si considera che le ONG sono divise sulla questione dei colloqui di pace.
Le fonti del BRN dicono che è una speranza vuota quella di far giocare alle ONG un ruolo di mediatore, se non proprio una strategia cinica di mettere contro BRN e società civile.
I militanti del BRN dicono che per molti versi sono più loro in contatto con la popolazione che non le ONG. Hanno cellule in ogni villaggio che ascoltano e vedono i sentimenti della loro base.
Dicono di aver sempre ascoltato le preoccupazioni della loro popolazione sul come si combatteva la guerra. Gli incendi ai templi e alle scuole, come la mutilazione dei cadaveri dei soldati thai così frequenti nel 2006, hanno lasciato il passo ad “attacchi all’apparato della sicurezza mentre si mostra un certo controllo quando si scelgono occasionalmente obiettivi deboli.
La brutalità degli attacchi del 2006 giunse al termine quando la gente ed i capi religiosi protestarono perché gli attacchi violavano i principi islamici. Il conflitto con lo stato thai è ancora un conflitto di natura etnico religioso, ma si devono ascoltare le voci dei musulmani di base, hanno ammesso i militanti del BRN.
Di contro la gente del posto resta indifferente al problema dei negoziati con lo stato, dicono i militanti.
Per quello che serve, il capo negoziatore generale Udomchai ha detto le cose giuste quando ha detto al governo malese e alle ONG che non si possa costringere il BRN a sedersi al tavolo del negoziato.
Mentre i negoziatori thai non vorrebbero altro che parlare con la guida politica del BRN, il DPP, sono riluttanti a sostenere misure più dure promosse dalla Malesia che potrebbero spingere i capi del BRN ad essere ancor più clandestini. Se il BRN sparisse dal radar di tutti, questo renderebbe ancora più difficile aprire un canale di comunicazione con chi controlla l’insorgenza.
Inoltre Udomchai ha cancellato ogni piano delle famose zone di sicurezza e del cessate il fuoco che ne conseguiva dicendo che quel progetto è morto.
Le fonti del BRN dicono che i negoziati con lo stato Thai non sono una loro priorità. Non aiuta il fatto che MARA Patani, un ombrello di vecchie sigle dell’insorgenza senza controllo dell’insorgenza, siede già al tavolo non è affatto di aiuto.
Le stesse fonti del BRN dicono che vorrebbero comprendere meglio le norme internazionali e rafforzare le loro capacità prima di cominciare a considerare un negoziato con Bangkok.
Per il movimento le varie iniziative di pace finora sono parte di una strategia cinica di spingere i propri capi a comparire e costringerli ad un accordo senza affrontare le richieste storiche della loro gente.
Sempre più militanti del BRN vedono come un obbligo morale innalzare l’asticella della pace ad un livello più alto fino a considerare la piena indipendenza per il profondo meridione thailandese.
Eppure i thailandesi provano con forza a stabilire un canale di comunicazione con DPP sia attraverso la Malesia che attraverso amici e parenti dei capi del BRN.
“Le autorità thai si stanno rivolgendo ad amici e familiari di figure riconosciute del DPP provando ad usarli come intermediari” dice Artef Sohko, un militante di ONG che promuove i diritti dell’autodeterminazione per la gente della regione.
I militanti malay di Patani sono avvicinati dalle autorità di Bangkok per fare da intermediari. Questi militanti sono preoccupati di finire come obiettivi della violenza da parte di chi non crede da entrambe le parti alla pace in base ai propri obiettivi.
Essi ricordano l’omicidio del religioso islamico di Patani Ustaz Waesumae Suden a settembre 2014, come quello del novembre 2012 dell’Imam di Yala Abdullateh Todir, esempi di quello che può accadere ai civili che sono troppo coinvolti nell’iniziativa di pace.
La tristezza è che quasi tutti i rappresentante assegnati nel meridione thailandese, da comandanti militari o da negoziatori, credono di avere l’asso nella manica capace di rompere la situazione di stallo.
Non c’è bisogno di dire che nessun piano ha funzionato, tutti vittime della loro voglia di vedere la situazione risolta durante la loro nomina. Rifiutano di vedere il confitto in termini di generazioni e tutti se ne sono andati a mani vuote alla fine della loro missione.
Don Pathan, Nationmultimedia