Eppure nonostante l’intenso indottrinamento monarchico dell’era di Bhumibol, sarebbe ingenuo immaginare che nessun politico abbia tratto ispirazione dalla lunga tradizione repubblicana del paese.
La visione tipica che si ha della Thailandia è quella di un paese profondamente monarchico, governato da un re profondamente riverito.
L’immagine del Re è dovunque. La capitale Bangkok è cosparsa di monumenti dedicati ai re del passato. Innumerevoli strade, ponti, dighe, università, scuole, basi delle forze armate, ospedali portano un nome legato alla monarchia. Il calendario è anche pieno di feste dedicate ai reali. La Thailandia ha anche una delle leggi di Lesa Maestà più dure che vieta la critica al re e alla famiglia reale.
Potrebbe perciò sembrare sorprendente che la tradizione repubblicana sia una tradizione politica radicata nel paese. La Thailandia ha una delle tradizioni repubblicane più antiche in Asia.
La prima proposta di limitare il potere assoluto del monarca venne con una petizione al re risalente al 1885. Fu scritta non dalle potenze coloniali europee ma da un gruppo di principi. Per quanto priva di successo, fu il primo di una serie di tentativi locali di limitare il potere monarchico in Asia.
Nel 1912, un anno dopo che la rivoluzione cinese pose fine a 2000 anni di monarchia imperiale, le autorità Thai sventarono un complotto con il coinvolgimento di migliaia di persone di abbattere la monarchia siamese. Si era detto che in tanti erano stati portati ad assassinare Re Rama VI. Tra di loro vi erano repubblicani e monarchici costituzionali.
Come ha mostrato Copeland, la stampa siamese del tempo si prendeva gioco della monarchia e dell’aristocrazia in un modo inconcepibile per i giorni nostri.
Il Partito del Popolo infine riuscì a porre termine alla monarchia assoluta con un golpe senza spargimento di sangue il 24 giugno del 1932.
Quello che non è ben riconosciuto è l’influenza del potere repubblicano sul pensiero del Partito del Popolo, la forza intellettuale dietro il movimento, Pridi Phanomyong che studiò in Francia. Questo è evidente nell’Annuncio Numero 1, che si dice sia stato scritto da Pridi:
Sulla questione del capo dello stato, il Partito del Popolo non desidera prendere il trono. Inviterà il re attuale a continuare ad essere il re, ma deve essere posto sotto la legge della costituzione che governo questo paese. Non potrà agire di sua sola intenzione senza ricevere l’approvazione del Parlamento. Il partito del popolo ha informato il re e attendiamo la sua risposta. Se il re rifiuta l’invito o non risponde alla scadenza data, credendo egoisticamente che il suo potere sia stato diminuito, allora sarà giudicato come un traditore della nazione. Sarà necessario governare il paese come una repubblica (prachathipatai); vale a dire che il capo dello stato sarà un cittadino comune nominato dal Parlamento per un periodo determinato.
La storiografia monarchica che domina l’interpretazione ufficiale degli eventi del 1932 sminuisce il ruolo del Partito del Popolo dando credito invece a Re Rama VII per il dono della democrazia alla popolazione thai.
Ma come mostra l’Annuncio, il termine prachathipatai, tradotto normalmente come democrazia, in origine indicava il termine di repubblica.
Infatti, come sottolineato da Nakharin, nella bozza originale del 1932 dell’Annuncio per eliminare ogni dubbio la parola thai prachathipatai era seguita dalla traduzione inglese repubblica.
Prima del 1932, Pridi stesso avva insegnato ai suoi studenti di legge che c’erano due tipi di “democrazia”, prachathipatai: un paese col president come capo dello stato come in Francia, oppure un governo in cui il potere esecutivo lo ha un comitato come in Unione Sovietica.
Quindi la storia democratica thailandese ha una radice distintamente repubblicana.
Per quella ragione i monarchici crearono la frase “prachathipatai an mi phra maha kasat song pen pramuk” per descrivere il sistema politico della Thailandia. La frase è tradotta ufficialmente come monarchia costituzionale ma la sua tradizione letterale è “democrazia con il grande sacro re come capo di stato”. Lo scopo è di cancellare l’associazione originale repubblicana a Prachathipatai. E’ stata sacrificata persino la parola costituzione poiché porre il re sotto la costituzione viola le norma spaziali buddiste sul ruolo appropriato al re.
Dopo la fallita ribellione Boworadet del 1933 i monarchici furono sradicati. Re Prajadhipok andò in esilio e alla fine abdicò. Gli altri principi scapparono dal paese o furono messi in prigione. L’erede al trono fuggì in Svizzera. Non ci furono re per un decennio in Thailandia. Lo stesso uomo forte Maresciallo Phibun Songkhram di tendenze repubblicane governò come un presidente virtuale. Fu il periodo più vicino alla repubblica che ha vissuto la Thailandia.
In precedenza si è parlato della restaurazione della monarchia dopo la II guerra mondiale. Culmina con i golpe di Sarit Thanarat nel 1957 e 1958 in seguito ai quali la monarchia, col sostegno USA, divenne la punta di una dittatura militare fortemente anticomunista. Come ha già detto Somsak, per i monarchici la minaccia del comunismo e del repubblicanesimo erano una sola cosa.”
Da questo periodo la monarchia in Thailandia divenne qualcosa di più di una istituzione: legittimò un’ideologia della sottomissione e del servilismo che vive ancora oggi.
Sotto questo regime militare monarchico fu completata la rimozione della tradizione repubblicana dalla storia ufficiale.
In seguito all’eliminazione del Partito Comunista della Thailandia e alla fine della Guerra Fredda furono sradicate le ultime tracce del pensiero politico repubblicano. Di conseguenza una intera generazione di thailandesi è estranea alla tradizione repubblicana del paese.
Il conflitto politico che scoppiò nel 2005 tra Thaksin ed il palazzo è ora nel suo undicesimo anno, senza che se ne veda una soluzione. I monarchici accusano in modo ripetuto le forze di Thaksin di cercare di “abbattere la monarchia”. A dispetto di tutto ciò o forse prorpio per questo, i partiti di Thaksin hanno vinto ripetutamente tutte le elezioni libere.
Le forze principali legate a Thaksin hanno sempre negato di avere un’agenda repubblicana per l’ovvia ragione che monitorare le simpatie in Thailandia è praticamente impossibile.
Eppure nonostante l’intenso indottrinamento monarchico dell’era di Bhumibol, sarebbe ingenuo immaginare che nessun politico abbia tratto ispirazione dalla lunga tradizione repubblicana del paese.
Patrick Jory, New Mandala