Le conseguenze della sentenza dell’Alta Corte thai con cui si fondono la richiesta di riforma della monarchia alla sedizione e al tradimento del regime democratico thai sono enormi e potenzialmente tragiche.
L’avvocato della difesa dei tre capi del movimento di riforma Krisadang Nutcharut dice ad Al Jazeera a proposito della sentenza, emessa senza ascoltare minimamente le parti interessate e con il solo materiale redatto dalle agenzie dello stato:
“Non è poi esagerato dire che si potrà condannare a morte. Questa sentenza non è solo legata all’articolo 112 di lesa maestà, ma ora definisce questo movimento di riforma come un tentativo di rovesciare il regime, un reato di tradimento che è punibile con la pena di morte o il carcere a vita”
A causa del linguaggio non specifico e largo questa sentenza potrà essere usata contro i partiti di opposizione che nel dibattito in corso avevano espresso la volontà di emendare l’articolo 112 ed il governo sta facendo passi per considerare i due principali partiti di opposizione come una minaccia all’istituzione reale e quindi da sciogliere. Restano però delle incertezze.
“Quando la corte ha ordinato alle “organizzazioni di rete” di non ripetere le stesse azioni, nessuno comprende quanto vasto è questo ordine” dice Yingcheep Atchanont di iLaw. “Non esiste un precedente legale per comprendere come la corte costituzionale possa dare seguito a questa sentenza e chi la possa applicare”
Mentre il movimento ha risposto con proteste immediatamente a ridosso della sentenza e sui media sociali ha condannato vivamente questa sentenza, sono state raccolte 200 mila firme su una petizione che chiede di abolire l’articolo 112 di lesa maestà.
E lo spirito dei tre militanti è alto e non intendono abbassare la testa o rinunciare alle loro battaglie.
“Credo che sono ancora determinati per combattere per la loro causa politica” ha detto l’avvocato della difesa.
La professoressa Tyrell Haberkorn, nota storica della storia thailandese, dice sempre ad Al Jazeera:
“Il fatto che la corte costituzionale abbia fuso la riforma e la rivolta in una stessa azione preoccupa molto. A lungo termine riuscirà lo stato thailandese a sostenere l’equazione tra dissenso pacifico e rivolta? La corte costituzionale ha spiegato che la loro decisione è stata presa per preservare il governo democratico con il re come capo di stato. Non esiste una versione di democrazia che possa esistere in un sistema politico in cui la pacifica espressione delle opinioni è trattata come il tentativo di rovesciare lo stato”
Traduciamo qui un articolo del noto Pravit Rojanaphruk sulle conseguenze di questa nefasta sentenza dell’Alta Corte thai.
Le conseguenze della sentenza dell’Alta Corte thai su chi vuole riformare la monarchia thai.
La sentenza della corte costituzionale thailandese di mercoledì scorso è una sentenza che avrà conseguenze che andranno ben al di là di coloro che sono stati coinvolti direttamente.
In quella giornata l’Alta Corte decretò che i capi del movimento di riforma della monarchia agirono in modo anticostituzionale nell’esercizio dei loro diritti e libertà nel tentativo di rovesciare il sistema democratico con il re come capo di stato, e quindi da tradimento.
Una parte fondamentale degna di essere conosciuta per esteso nella mia traduzione dice:
“Ogni azione che ha l’intento di distruggere o di causare una disintegrazione dell’istituzione monarchica, attraverso discorsi, scritti o altre azioni diverse che causino sovversione, denigrazione o indebolimento della monarchia hanno mostrato l’intento di rovesciare l’istituzione monarchica… Le azioni dei tre denunciati citavano solo diritti e libertà senza considerare i principi di uguaglianza e fraternità… I tre denunciati … hanno violato i diritti alla privacy di altri attraverso l’ingiuria, il disturbo dello spazio personale, incitamento con informazioni distorte. E’ chiaro che le azioni dei tre denunciati coinvolgevano formazioni di gruppi di reti e dell’uso continuo della violenza. In alcuni incidenti, i tre denunciati hanno avuto il ruolo nell’accendere discorsi di incitamento alla violenza nel paese, causando divisioni tra le persone perciò distruggendo i principi di uguaglianza e fraternità. I risultati delle loro azioni portano al rovesciamento del sistema democratico con il re come capo dello stato”.
Sì, ci sono persone nel movimento che sono antimonarchiche e vogliono vedere la Thailandia trasformarsi in una repubblica, sia che lo dicano chiaramente o no, ma ci sono anche coloro che vogliono solo vedere la monarchia thai trasformarsi in una che vedono nel Regno Unito, Giappone o Svezia, dove è garantito il diritto a criticare la monarchia ed il governo eletto come anche la gente può chiedere alla monarchia di rispondere.
La corte ha anche notato giustamente nella sua sentenza che il colore blu che rappresenta la monarchia era stato rimosso dalla bandiera nazionale in alcune manifestazioni, o “i ripetuti atti di vandalismo contro i ritratti del re” ma non significa che sono tutti repubblicani.
Ora la sentenza dell’Alta Corte rischia di raggrupparli tutti come antimonarchici e di non lasciare spazio per richieste genuine di riforma della monarchia.
Non sapremo mai di sicuro se uno o nessuno dei tre denunciati Arnon Nampa, Panusaya “Rung” Sitthijirawattanakun e Panupong “Mike” Jadnok, è repubblicano o meno, dal momento che per la legge thailandese, è un atto di tradimento la richiesta di rovesciamento della monarchia e la trasformazione del regno in repubblica.
Si può dire la stessa cosa sugli altri manifestanti e capi del movimento di riforma della monarchia.
Quello che è chiaro è che la sentenza avrà probabilmente un impatto sulle accuse in corso di lesa maestà contro almeno 154 persone, accusate di aver diffamato la monarchia, che comporta una condanna al carcere di almeno 15 anni.
Comporterà anche alle richieste legali di dissolvere i partiti politici di opposizione Pheu Thai e Move Forward con l’interdizione dei loro politici, dal momento che i partiti e alcuni di loro hanno espresso sostegno o almeno simpatia al movimento di riforma.
Oltre ciò la decisione dell’Alta Corte rischia di approfondire la già fortemente polarizzata divisione politica ed ideologica e da ora in poi fa di ogni possibile richiesta di riforma della monarchia un possibile atto di tradimento.
I manifestanti si sono infuriati ed il sito della corte costituzionale è stato manomesso meno di un giorno dopo della sentenza. Il nome del sito è stato cambiato a “tribunale fantoccio” è collegato ad un video musicale “Ghigliottina” di un gruppo americano Death Grip.
Nello stesso giorno il generale Prayuth ha invitato gli studenti del National Defense College ad avere coraggio e ad alzarsi quando viene suonato l’inno nazionale nei cinema.
L’affermazione trae forza dalla tendenza crescente di chi va a cinema di restare seduti durante l’inno nazionale suonato prima della proiezione come atto simbolico di indifferenza o di disapprovazione.
Queste conseguenze dicono che la Thailandia entra in una nuova fase della lotta ideologica dove sempre più persone si radicalizzeranno e vedranno la situazione come una in cui non c’è nulla da perdere.
Alcuni riformisti seri della monarchia hanno espresso visioni repubblicane sui media sociali avendo perso la fiducia in una riforma pacifica mentre altri ultramonarchici trovano la conferma nell’atto della corte alla loro visione semplicistica da bianco e nero.
Questa nuova fase è persino più precaria e imprevedibile per la Thailandia.
Pravit Rojanaphruk, Khaosodenglish.com