Il governo laotiano ha dato il via libera alla ditta costruttrice thailandese, CH Karnchang, di riprendere i lavori di costruzione della diga di Xayaburi sul corso del fiume Mekong, dimostrando così che il Laos non rispetta gli impegni internazionali sulla diga sul Mekong.
Ad aprile scorso, le quattro nazioni facenti parte della MRC e riunite in una Commissione Congiunta di Consultazione (Vietnam, Thailandia, Laos e Vietnam) si fossero accordate sulla sospensione di lavori, sul portare la vicenda a livello dei ministeri ed il Laos si fosse offerto di fare una migliore valutazione di impatto ambientale, facendo seguito alle forti critiche degli altri stati.
La nuova data di incontro della Commissione sarebbe dovuta essere ad ottobre 2011.
Nessun ulteriore studio è stato prodotto per riprendere i lavori e il Laos sostiene che sia nei suoi diritti riprendere il processo.
La notizia è stata fatta trapelare dal gruppo International Rivers che è rimasto di ghiaccio quando ha appreso, da una lettera trapelata alcuni giorni fa, che il Laos era deciso ad andare avanti a pieno ritmo con la costruzione della diga immensa sul corso principale del Mekong. Il Laos ha violato con «una grande rottura di fiducia» un accordo fatto con le nazioni vicine Cambogia, Thailandia e Vietnam con cui si ritardava la costruzione della diga fino a che non si avessero ulteriori studi e discussione, come sostiene Ame Trandem di International Rivers.
Il progetto controverso della diga di Xayaburi ha visto ambientalisti e popolazione locale per mesi in lotta. Ad ottobre una Valutazione Ambientale Strategica fatta da un gruppo di 25 scienziati di tante nazioni ha chiarito che una qualunque diga sul corso del fiume Mekong rappresenterebbe «una perdita globale» per la sua biodiversità e metterebbe in pericolo il sostentamento alimentare ed economico di quasi trenta milioni di persone che vivono nelle dieci miglia dai margini più bassi del fiume.
Quasi certamente la diga porterà alla completa estinzione specie di pesci, come il pesce gatto gigante, già a rischio. Il ciclo annuale delle inondazioni e dei nutrienti sarà «distrutto alle sue fondamenta» con un forte impatto sul regime dei raccolti e grande danno per la migrazione e la crescita dei pesci.
Nella lettera trapelata, scritta dal governo laotiano alla Xayaburi Power Company di base in Laos, si legge che il governo Laotiano «in uno spirito di cooperazione e lavorando insieme alle parti importanti» crede crede che si sia fatto tutto quanto necessario per dare il via al progetto. Si dà così il via libera essenzialmente alla compagnia perché vada avanti, sostiene International Rivers. In un’altra lettera la Xayaburi Power Company scrive all’ente elettrico Thailandese, EGAT, che dal momento che il processo di consultazione è completato vorrebbero dare inizio alla costruzione.
Il fiume ebbe un attimo di respiro ad Aprile nell’incontro delle quattro nazioni del bacino del Mekong che si incontrarono per valutare gli impatti positivi e negativi del progetto. Alla consultazione fecero sentire la propria presenza 230 ONG che si opponevano al piano. Le nazioni a valle che, molto probabilmente, porteranno le conseguenze ecologiche della diga, Vietnam e Cambogia, «hanno espresso molto chiaramente il dubbio che siano necessari più ricerche e più consultazioni». Il più forte ad esprimere il proprio dissenso fu il Vietnam che chiedeva una moratoria di dieci anni su tutti i progetti idroelettrici (il Laos ha proposto un totale di undici progetti idroelettrici). Tutte le nazioni si dissero d’accordo nel raffreddare questo progetto fino a che non si facesse un incontro a livello ministeriale previsto per novembre.
Le quattro nazioni della Commissione del Fiume Mekong sono legate da un accordo che li costringe a consultarsi reciprocamente sui progetti che possono cambiare il volto del fiume e che possono avere effetti transfrontalieri, senza però avere un valore vincolante esplicito.
La posizione del Laos del «furfante» viola gli obblighi internazionali e c’è bisogno dell’impegno dei governi vietnamita, cambogiano e thailandese per far sì che il governo Laotiano rispetti le decisioni prese collegialmente. Altra pressione potrebbero farla gli stati che sostengono finanziariamente la Commissione del Fiume Mekong e le popolazioni che subiranno gli impatti nefasti della costruzione della diga.
Nel frattempo il governo laotiano ha ribadito che il suo programma di costruzione di 11 dighe nella nazione deve essere completato nel giro di cinque anni e diventare così il «generatore» del sud est asiatico
MEKONG: Scienziati Vietnamiti e le dighe sul Mekong
Ambientalisti e scienziati vietnamiti hanno sollevato molte preoccupazioni sulle minacce di vario tipo che si pongono con la costruzione di una centrale idroelettrica lungo il fiume Mekong in Laos.
Le preoccupazioni sulla centrale in questione, che è sempre quella di 1,260 Megawatts a Xayaburi su cui si è già scritto in questo sito, sono state poste durante la conferenza consultiva della Commissione del Fiume Mekong tenuta ad Halong in Vietnam il 22 febbraio scorso.
Allora sia gruppi di ambientalisti e scienziati vietnamiti hanno affermato che una centrale così in quella posizione non solo avrà ripercussioni irreversibili sull’ambiente acquatico e sulla popolazione dei pesci del fiume, ma anche sulle risorse acquifere, sulla sicurezza alimentare perle popolazioni che vivono attorno al Mekong e sulle terre alluvionali a valle del fiume in Cambogia e Vietnam che nei periodi dei monsoni si allagano con grandi benefici in termini di pesca e di raccolti.
Ricordiamo brevemente che questa fase decisionale è iniziata prima che fosse consegnata alla Commissione del Fiume Mekong il rapporto sull’impatto totale della diga sul fiume e sul suo bacino.
In questo rapporto si invita a guardare più in là nel tempo sugli impatti e a non considerare soltanto i benefici economici che potranno derivare dalla produzione di energia idroelettrica e della sua vendita alla Thailandia.
Va detto, inoltre, che al momento non si conoscono ancora i progetti specifici.
L’inizio dei lavori per la centrale idroelettrica (diga) di Xayabury è prevista per aprile 2011 con un invaso e diga alta 810 metri. Il costo si aggira attorno ai 3,5 miliardi di dollari ed i lavori dureranno otto anni.
Il costo umano è che almeno 2100 persone devono essere ricollocate mentre altre 200 mila persone risentiranno degli effetti socio economici della diga stessa, di fronte al 6% di fabbisogno di energia elettrica fornita nella regione per il 2030.
Ma non saranno solo gli abitanti attorno alla diga ad essere danneggiati. Il ministro vietnamita per l’agricoltura, infatti, fa notare che verranno a mancare 7 milioni di tonnellate di terra alluvionale all’anno nella zona del delta del fiume con la costruzione della diga dei 26 totali che attualmente giungono.
Questo comporterà effetti notevoli sulla produzione agricola nel Delta e nelle zone alluvionali di Tonle Sap in Cambogia.
Finora mentre ci sono state voci critiche tra gli esperti cambogiani e thailandesi oltre che internazionali nei confronti della diga, non si è avuto alcun parere ufficiale delle nazioni coinvolte nella Commissione per il Fiume Mekong, Thailandia, Cambogia, Laos e Vietnam.
Questa non è la sola diga in questione, ma fa parte di un progetto complessivo nel basso bacino del Mekong, oltre cinque dighe che i cinesi vogliono costruire nell’alto bacino del fiume in territorio cinese.