Le tanto attese elezioni generali in Birmania, definite largamente come storiche da diplomatici, esperti e media, sono destinate a fallire come le precedenti?
Questa settimana è apparsa una proposta a sorpresa da parte della Commissione Elettorale dell’Unione, UEC, di posporre le elezioni del 8 novembre ha fatto sorgere domande imbarazzanti sull’impegno del governo quasi civile sostenuto dai militari al processo elettorale e ha fatto suonare l’allarme nelle capitali occidentali che hanno investito in una transizione democratica attraverso l’urna elettorale.
Il 13 ottobre Tin Aye presidente del UEC e veterano militare, ha suggerito in un incontro con i partiti politici di posporre le elezioni o a livello nazionale o in circoscrizioni definite, a causa degli allagamenti e smottamenti indotti dalle piogge monsoniche.
UEC poi si è tirata indietro in seguito alle resistenze forti del partito di Aung San Suu Kyi, NLD, il partito principale di sfida al USDP sostenuto dai militari, la cui proposta rispetto al dilazionamento del voto non era chiara.
La commissione in seguito ha riconosciuto in una dichiarazione che il ritardo avrebbe potuto causare alcune conseguenze ed ha promesso di aderire alla data originaria del 8 novembre. Gli analisti politici hanno notato immediatamente che nel 2008 i militari non esitarono nel mantenere un referendum nazionale sulla nuova costituzione stilata dai militari una settimana dopo la distruzione, le morti straordinarie e dislocazione portata dal ciclone Nargiso. Quel ciclone omicida fu il disastro maggiore della Birmania che comportò 138 mila morti e colpì 1.5 milioni di persone.
Lo spostamento di data proposto per un disastro di dimensioni minore ha fatto sorgere speculazioni sui possibili reali motivi. La proposta della UEC ha coinciso con il fallimento di Thein Sein di riuscire ad assicurare un cessate il fuoco nazionale prima delle elezioni, nonostante due anni di negoziati e un forte sostegno occidentale. L’accordo limitato, firmato il 15 ottobre, includeva solo otto dei sedici gruppi proposti ed escludeva forze in combattimento attivo come la KIA Kachin, Ta’ang national Liberation Army e i gruppi armati del Kokang.
In un risultato elettorale dove né USDP né NLD conquista una maggioranza chiara, i partiti politici etnici potrebbero avere la chiave per formare una coalizione di governo. Gli analisti di Rangoon credono che Thein Sein abbia bisogno di un vero accordo nazionale di cessate il fuoco per convincere i capi dei partiti etnici che un governo USDP con rappresentanza delle minoranze etniche sarebbe la loro miglior speranza per raggiungere un accordo di pace che garantisca un’autonomia. Segno della disperazione di Thein Sein, i suoi negoziatori avevano recentemente accettato la richiesta dei gruppi etnici di futuri colloqui sulla questione antica del federalismo. Nella campagna elettorale Suu Kyi ha suggerito che un governo a guida NLD avrebbe offerto un accordo migliore.
Senza una tregua comprensiva e con offensive nuove del governo contro i gruppi non firmatari, la UEC si è mossa per circoscrivere il voto etnico per ragioni di sicurezza. Un giorno prima alla cerimonia ufficiale della firma del cessate il fuoco a Naypyidaw, UEC ha cancellato le elezioni in quasi 600 aree di villaggi, per lo più negli stati Shan e kachin dove i ribelli sono più attivi.
Persino col nuovo cessate il fuoco in piedi le cancellazioni erano molto maggiori di quelle ordinate nelle aree di conflitto durante le elezioni farsa del 2010 che consegnarono il potere dalla precedente giunta militare al USDP. Il giornale Myanmar Times prediceva che le cancellazioni del UEC avrebbero impedito a milioni di elettori etnici di votare. Quasi un milione di Rohingya sono stati privati del diritto di voto sotto la pressione dei buddisti nazionalisti all’inizio dell’anno.
Mentre cresce la controversia sulla lista degli elettori fatta dalla UEC, che minaccia di privar del diritto di voto oltre 10 milioni di votanti, secondo alcuni analisti, la UEC potrebbe ripresentare la sua proposta citando varie ragioni come gli allagamenti, minacce di sicurezza, tensioni settarie e problemi di registrazione degli elettori. Ogni ritardo riflette una comprensione crescente del USDP che i loro candidati sono destinati a perdere senza un diffuso e sistematico broglio che, differentemente dalle passate elezioni 2010 e referendum 2008, saranno tenute d’occhio da oltre un migliaio persone giunte per monitorare.
Le preoccupazione della comunità internazionale crescono sulla fattibilità delle elezioni. Il 22 settembre l’ONU emanò un direttiva che restringeva il viaggio del personale non importante del monitoraggio in Birmania a causa dell’atteso disturbo collegato alle elezioni tra giorno del voto e annuncio dei risultati del 22 novembre. Le grandi ONG internazionali a Rangoon hanno approntato piani per evacuare il loro personale in caso di violenza elettorale rampante. Mercoledì la Casa Bianca ha detto che avrebbe inviato il consigliere della sicurezza USA Ben Rhodes per “discutere preparativi e attese degli USA” delle elezioni. Potrebbe doversi a dover ricevere le spiegazioni reciproche del UEC delle ragioni del possibile spostamento delle data delle elezioni.
Shawn Crispin, Thediplomat