Sono passate le nuove elezioni farsa 2010 in Birmania, dopo che sono trascorsi venti anni dalle ultime elezioni in cui il partito di Aung San Su Kyi, NLD, conquistò la maggioranza assoluta dei seggi senza con questo che fosse riconosciuta la vittoria da parte della giunta al potere.
Mentre la Commissione Elettorale ha annunciato che non era ancora noto quando si sarebbero potuto proclamare i risultati elettorali, come più volte denunciato dallo stesso NLD, queste elezioni sono state una truffa, non sarebbero mai potute essere eque proprio perché non erano inclusive, perché i prigionieri politici non erano stati liberati, perché il costo per iscrivere i candidati erano altissimi e in tantissimi collegi non è stato possibile iscrivere nessun candidato di opposizione, perché in molte regioni di confine le elezioni sono state soppresse, perché ci sono stati numerosissimi brogli, pressioni con armi e denaro sui cittadini, perché nelle regioni sconvolte dal ciclone Giri l’aiuto arrivava solo se si votava per i candidati del partito dei generali, perché dove non ci c’erano abbastanza voti per il partito al governo si sono usate sempre schede elettorali già votate in precedenza. Le denunce di pressioni armate o di compravendita di voti sono tante e i partiti di opposizione che hanno potuto così conquistare pochissimi seggi si apprestano a contestare molte elezioni.
La richiesta fatta dall’ ONU e da vari paesi di accettare la presenza di osservatori stranieri è sempre stata respinta dalla giunta, mentre sono stati cacciati i giornalisti stranieri e ai giornalisti birmani è stata data consegna di stare attenti a ciò che si riprendeva e si scriveva. Un giornalista giapponese che si è recato in Birmania per scrivere delle elezioni è stato arrestato e rilasciato a urne chiuse.
A buon ragione, il ministro degli esteri filippino, Romulo, aveva detto che queste elezioni sarebbero state una farsa.
I responsabili del National Democratic Force, un gruppo nato dalla scissione del NLD dopo l’annuncio dello stesso che avrebbero boicottato le elezioni, hanno denunciato che in acluni collegi le schede già votate rappresentavano quasi la metà di tutti gli iscritti. Lo stesso gruppo ha partecipato alle elezioni in 164 collegi dei 1157 vincendone 16 seggi.
Per la candidata Than Than Nu, figlia del primo premier della Birmania, queste sono state le elzioni più sporche della storia della Birmania.
Mentre tutti i membri dell’attuale governo al potere sono stati eletti incontestati non avendo candidati di opposizione nel collegio elettorale, nelle zone di frontiera con la Thailandia l’esercito ha ripreso l’offensiva contro le etnie di confine, costringendo migliaia di persone ad attraversare la frontiera e a rifugiarsi in Thailandia. Questo è il segno del significato che queste elezioni farsa avranno per le etnie della Birmania.
Nelle zone distrutte dal ciclone Giri, decine di migliaia di persone attendono e nell’attesa degli aiuti stanno morendo di fame.
Mentre Barrack Obama durante il suo viaggio di Indonesia ha denunciato queste elezioni come inique e non libere ed ha richiesto la liberazione del premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, invitando nel contempo il presidente Indonesiano a continuare a fare pressioni sulla giunta birmana, l’ASEAN insieme alla Russia e alla Cina ha salutato queste elezioni come il primo passo per un cammino democratico invitando la Birmania a proseguire sul fronte della riconciliazione e democratizzazione.
Quale futuro attende la Birmania? Dai dati elettorali tutto il governo attuale è stato eletto ed è probabile che l’attuale dittatore Sen-Gen Than Shwe sia eletto presidente della repubblica. La Giunta militare ha ottenuto quella «legittimazione” che andava cercando con questa farsa elettorale. Per molti in Birmnia questa è una sonora lezione data all’occidente, una di quelle che i cittadini birmani hanno imparato da molto sotto gli stivali dei generali.
Fissate per il 7 novembre 2010 le elezioni in Birmania
La giunta birmana ha fissato la data per le nuove elezioni, il 7 novembre 2010 annunciandolo con uno scarno comunicato alla televisione di stato. Tra il 16 ed il 30 di agosto i partiti che sono stati ammessi alla competizione elettorale devono presentare la loro lista dei candidati nelle varie circoscrizioni. I membri del parlamento saranno 440 di cui 110 saranno nominati dai militari, mentre 330 saranno quelli eletti in queste elezioni. Nella camera delle Nazionalità saranno eletti 168 candidati e 56 nominati dai militari.
In tutto questo periodo prima del 7 novembre 2010 i militari hanno sempre più ristretto gli spazi per la campagna elettorale, mentre i partiti a favore della giunta hanno continuato a comprare voti ed intimidire chiunque dia voce alla propria posizione critica del regime.
Sono state proibite tutte quelle manifestazione che possano dare una cattiva immagine alla nazione.
Il segretario del Partito Democratico, che ha deciso di partecipare alle elezioni, ha protestato alla commissione elettorale per le continue intimidazioni ricevute dalla polizia che testimoniano che le liste dei membri che si erano registrati al partito erano state consegnate alla polizia.
Nel frattempo il leader di un altro partito, Union Democratic Party, ha rassegnato le proprie dimissioni dicendo che non era possibile fare campagna elettorale e che le elezioni si prospettavano non libere ed inique.
Il partito che nel 1990 vinse le elezioni conquistando la maggioranza assoluta, NLD, aveva deciso di boicottare queste elezioni in accordo con l’opinione di Aung San Suu Kyi e denunciandole come elezioni farsa. Alcuni membri del partito decisero invece di lasciare l’organizzazione e presentarsi.
La Aung Saan Suu Kyi, premio Nobel per la pace ed ancora agli arresti domiciliari, uscirà di galera per fine di Novembre. Per lei come per tutti i prigionieri politici birmani la giunta non ha concesso la possibilità di partecipare confermando come queste elezioni non siano inclusive e giuste.
Nel frattempo la giunta continua a rinforzare le proprie finanze portando a compimento con l’ente energetico thailandese un contratto di vendita di gas per 30 anni. L’esportazione di gas ha portato nelle finanze birmane 2,5 miliardi di dollari nel 2008. Si stima che il 55 % di questo sia fornito dalle esportazioni di gas in Thailandia.
Nonostante le sanzioni, molto spesso evase con triangolazioni attraverso Banche di Singapore, come testimoniato da MizzimaNews nel caso della compagnia mineraria a compartecipazione canadese Ivanhoe Moniwa, nonostante le forti critiche internazionali, il regime dei generali birmani sembra poco toccato, secondo qualcuno, gode di un certo periodo di forma, grazie anche ai favori che comincia a trovare anche nella vicina India oltre che nelle vicine nazioni dell’Asean.
Le Elezioni Birmane nel 2010
In Birmania, la Giunta Militare al potere, nel quadro di una evoluzione verso “una democrazia disciplinata” della nazione, ha promulgato la legge elettorale per le prossime elezioni birmane da tenere nel 2010, senza però fissare ancora una data.
In compenso ha posto, però, le condizioni perché un’organizzazione politica possa esistere e partecipare alle prossime elezioni birmane, ha stabilito quanti rappresentanti possono essere eletti e quanti invece vengono eletti dai militari fissando inoltre i costi per la registrazione dei candidati e dei partiti.
La data entro cui deve avvenire la registrazione è il 7 maggio. Già i costi della registrazione diventano astronomici: i partiti devono pagare 300 dollari mentre i candidati devono versare 500 dollari, in una nazione che ha il reddito pro-capite tra i più bassi al mondo, facendo sì che solo i “ricchi” possono partecipare.
Ma ad indicare che nulla è cambiato sono altre cose.
Prima di tutto, i partiti che intendano partecipare alle elezioni birmane devono accettare la costituzione del 2008 promulgata dai militari e, a detta di molti analisti, rinunciare alla possibilità di modificarla.
Non possono partecipare alle elezioni quei candidati che si trovano in prigione o che siano stati condannati. Aung San Suy Kyi, nobel per la pace agli arresti domiciliari, quindi non potrà partecipare alle elezioni, come chiunque altro dei 2100 prigionieri politici che si trovi nelle medesime condizioni. Non solo.
Un partito, inoltre, per poter partecipare alle elezioni, non può avere nella sua dirigenza e tra i suoi membri nessun prigioniero. Perciò la NLD, la lega nazionale per la democrazia, di cui Sui Kyi è presidente, per poter partecipare alle elezioni deve espellere il suo presidente e qualunque altro militante che si trovi nelle carceri birmane. Se un partito non accetta queste condizioni e non può partecipare alle elezioni, è considerato illegale e perciò sciolto.
Un’altra condizione è che i candidati non devono avere legami con elementi che non vivono in Birmania e che non devono ricevere finanziamenti dall’estero. Il tutto sembra fatto per impedire a San Suy Kyi e agli altri prigionieri politici o esuli la partecipazione alle elezioni.
Inoltre sarà la Commissione Elettorale i cui membri saranno designati dalla Giunta Militare a decidere quale partito può partecipare e quali candidati presentare.
A senso unico le posizioni internazionali. Il primo ministro britannico Gordon Brown dichiara:
“La Birmania ha ignorato le richieste del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, del Segretario Generale dell’Onu, degli USA e della Comunità Europea nonché dei paesi suoi vicini imponendo termini restrittivi e ingiusti sulle elezioni. E’ oltremodo vendicativo e insensibile prendere Aung San Suu Kyi e il partito NLD come obiettivi della propria legge. Ho chiesto al Segretario Generale dell’ONU di convocare un incontro urgente a New York per discutere questi sviluppi. Cercheremo anche un appoggio internazionale per imporre un embargo internazionale sulle armi. La popolazione Birmana sta chiedendo libertà politica e economica e la comunità internazionale deve essere dalla loro parte.”
L’ASEAN, l’organizzazione degli stati del Sudest Asiatico, ha da tempo invitato la Giunta Birmana ad intraprendere un percorso democratico, inclusivo e giusto. Nonostante il suo approccio sia stato sempre molto debole, in considerazione degli gli affari che molti stati fanno con la Birmania in termini di riserve naturali e di fornitura di armamenti, ed in considerazione del basso livello di democrazia e degli attacchi ai diritti umani in tutta l’area, delusione è stata espressa dai ministri degli esteri delle Filippine e dell’Indonesia.
Il ministro degli esteri filippino, Alberto Romulo, sostiene: “Se non mettono in libertà Aung San Suu Kyi e non le permettono insieme al suo partito di partecipare alle elezioni, si tratta di una farsa, contraria perciò ad un percorso verso la democrazia”. Mentre il governo di Singapore non dice nulla, molte critiche compaiono sui giornali e media filogovernativi come Straits Time:
“Una delle leggi elettorali sembra che sia mirata direttamente al leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi. Richiede al suo partito, NLD, la sua espulsione poiché la donna sta scontando una sentenza sospesa agli arresti domiciliari. Senza di lei, il voto non può avere molta credibilità. … né si possono considerare queste elezioni inclusive se gli altri 2000 prigionieri politici non possono partecipare alle elezioni. Senza di loro, la scelta dei votanti è drasticamente limitata, se non predeterminata.”.
Se si aggiunge che 5 membri della commissione elettorale sono nominati ai militari, si capisce che fine facciano onestà e trasparenza, conclude il giornale di Singapore.
Una posizione più energica e dura è stata espressa da un fronte di 150 organizzazioni birmane tra cui NLD, gruppi delle minoranze etniche e rifugiati politici all’estero. Essi chiedono alla comunità internazionale di denunciare queste elezioni come una farsa e di rifiutarsi di riconoscere i risultati elettorali.
A quanti in Birmania vogliono partecipare alle elezioni, compresi gruppi delle minoranze non birmane presenti, l’opposizione ricorda: “I partiti non possono fare campagna elettorale o partecipare quando la legge li obbliga, in anticipo, a buttare fuori i loro dirigenti o molti dei propri membri importanti. Con più di 2100 prigionieri politici, molti attivisti saranno esclusi sebbene siano sorte molte domande se la legge impedisca a chi è stato in carcere di restare in un partito politico.”
L’opposizione perciò chiede il rilascio dei prigionieri politici, un dialogo sulla costituzione e la fine delle atrocità sulle minoranze di frontiera come prerequisiti per poter parlare di elezioni libere ed inclusive. Alle minoranze etniche che stanno schierandosi col regime, l’opposizione chiede loro “di rifiutare la costituzione del 2008 del regime e le elezioni del 2010. Il regime sta cercando la divisione tra NLD e le minoranze etniche.”
E la divisione c’è, considerato che non esiste finora alcuna posizione comune, nessun fronte unitario al momento. La forza che ha reso possibile una grande vittoria nelle elezioni del 1990 ora sembra essere in pericolo: la forte repressione militare, le atrocità commesse nei confronti delle popolazioni di frontiera e delle minoranze etniche, la corruzione possibile grazie al ricavato della vendita di risorse naturali alle nazioni vicine (Singapore, Thailandia, Cina, Giappone…) stanno minando le forze di opposizione e rafforzando i gruppi paramilitari e politici vicini alla Giunta.