Le grandi minacce al fiume Mekong

Le inondazioni eccessive e l’intrusione di acqua salmastra, causati dall’innalzamento del livello del mare dovuto al riscaldamento globale, si presentano come le grandi minacce al Fiume Mekong, della cui riserva di pesce fanno uso circa 60 milioni di persone che vivono lungo le sue rive.

Queste minacce hanno costretto a porre la questione della sicurezza alimentare tra i primi posti delle agende dei governi, ma i duri disaccordi tra vicini e l’incapacità di applicare le proprie leggi designate a proteggere le specie già in via di estinzione pongono dubbi sulla capacità di affrontare dei disastri catastrofici.

Centrale è il ruolo della Commissione del Fiume Mekong, MRC, che ha l’incarico di gestire lo sviluppo sostenibile di questa via d’acqua. Ci si attende che le temperature cresceranno di 0.8 gradi celsius per il 2030 mentre le precipitazioni annuali cresceranno di 200 mm.

Nel lungo termine il campo di temperature dovrebbe crescere tra uno e quattro gradi centigradi per il 2050. La scienza ha ancor bisogno di sostegno ma le grandi minacce al Fiume Mekong sono altrettanto reali quanto lo sono per le piccolissime isole del Pacifico.

Le proteste da parte di chi vive lungo le rive del fiume sono già una grande fonte dei titoli di giornali.

I contadini lamentano per la terra persa alle inondazioni storiche, per il restringimento della produzione di raccolti e dei loro guadagni. Questo era stato già ulteriormente complicato dalla costruzione della diga in Laos che gli interni della MRC accusano di minare la strategia coerente a livello regionale e basata sulla scienza per il Fiume Mekong.

Mentre i paesi a valle come Vietnam e Cambogia hanno tanto da perdere, essi sono costantemente irritati dai burocrati laotiani che operano all’interno del sistema del MRC a causa di una politica chiara di “accettare ed ignorare”, ogni volta che si parla delle tre strategie chiare del MRC: gestione delle risorse idriche, agricoltura e gestione dei disastri naturali.

“La MRC fa un grandissimo lavoro in tanti modi” ha detto uno scienziato del cambiamento globale. “Ma finisce lì e il solo modo che si possono fare le riforme necessarie è dall’interno delle burocrazie e dei governi. Gli ambientalisti possono fare acrobazie e guadagnare il posto sui titoli dei giornali ma quello non colpisce il cambiamento e non funzionerà nel sudestasiatico se non si raggiungono un dialogo genuino e gli accordi su come meglio gestire il Mekong e migliorare la qualità della vita per chi ci vive lungo le sue sponde”.

L’acquacoltura, l’allevamento di pesce e l’agricoltura si troveranno a rischio per l’intrusione di acqua salmastra come pure dalla siccità e dagli allagamenti, con forti conseguenze sulla scarsezza di alimenti e sugli aumenti di prezzo. Un’ulteriore conseguenza porta a grandi spostamenti, non voluti, di popolazioni verso le aree urbane e attraverso le frontiere.

Secondo un ricercatore anziano, i problemi associati con il cambiamento climatico erano semplici come la scomparsa delle magrovie lungo le rive del fiume Mekong e dei suoi affluenti, e un credo comune che persino a livelli record, l’allagamento non avrebbe rotto le rive del fiume in luoghi come Phnom Penh, Cambogia.

“Questo è un non senso” ha detto in condizioni di anonimato. “Infatti con la scomparsa delle mangrovie a monte del fiume che assorbono gran parte dell’acqua e con il riempimento dei corsi d’acqua, potrebbe essere possibile che gli allagamenti a Phnom Penh arrivare a due o tr metri sul livello stradale.”

I danni di una simile calamità sarebbero enormi e forse anche maggiori di quelli causato dall’alluvione del 2011 in Thailandia che fece 815 vittime, quando molti bambini annegarono perché non sapevano nuotare.

Le risorse che si hanno in Thailandia non si hanno in Cambogia che sarebbe incapacitata di reagire con ogni scoppio di malattia che ci si attende dopo un’alluvione.

“Proprio lì è il cuore della questione nel combattere l’impatto dei modelli atmosferici che cambiano” dice il ricercatore.

Gli sforzi sono anche ostacolati dalla corruzione, da una mancaza di trasparenza e tipi di governo che il MRC deve aiutare: stati a patito unico in Vietnam e Laos, giuntam ilitare in Thailandia e Birmania e una democrazia feudale in Cambogia.

Questo non cambierà affatto nel breve periodo e perciò chi lavora nella MRC si lamenta con forza, ma a livello privato, del grande bisogno di una maggiore cooperazione e di una strategia regionale per il futuro del Mekong, un bisogno che non è stato mai così grande.

Luke Hunt, Thediplomat

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ottimizzato da Optimole