Esperti sanitari e politici delusi hanno chiesto il cambiamento della task force che gestisce la pandemia nelle Filippine appena dopo le nuove restrizioni sulla mobilità nel cuore commerciale ed industriale del paese.
Il 21 marzo il presidente Duterte ha autorizzato la chiusura delle frontiere di una “bolla” che prende Metro Manila, la regione della capitale e le province vicine di Laguna, Cavite, Rizal e Bulacan.
Saranno permessi solo i viaggi essenziali di entrata e di uscita alle estremità di un’area che ha una popolazione totale di 26 milioni di persone. Ci sono nuovi divieti ai raduni religiosi ed ad alcune attività imprenditoriali e limiti operativi per altri settori dell’economia.
Duterte spera che le nuove limitazioni riporteranno le infezioni a livelli gestibili per il 4 aprile ed i suoi esperti dicono che mirano a completare la vaccinazione anticovid per tutti i lavoratori della sanità per il prossimo mese.
Ma i suoi critici mettono in guardia contro il fallimento del governo ad istituire cambiamenti fondamentali nel programma di contenimento potrebbe rendere carta straccia la nuova serrata.
Scienziati, politici e militanti di varie tendenze politiche hanno detto che l’assenza di test di massa, il tracciamento cattivo dei contatti, la debole capacità dei sistemi sanitari pubblici e le reti di sicurezza sociale e le linee guida di isolamento diseguali minacciano 110 milioni di filippini.
Il governo ha annunciato nuove restrizioni quando le infezioni giornaliere hanno superato la soglia degli 8000 casi e metà dei grandi ospedali della regione respingevano pazienti perché avevano esaurito i letti e le strutture di cura intensiva.
“Questo è un fallimento di un sistema” ha detto la senatrice Risa Hontiveros. “Con 8000 casi al giorno ci vuole solo un mese per raggiungere 1 milione di casi di COVID-19”
Secondo molti parte del problema è l’incapacità della task force del governo a consultare le parti.
Azioni unilaterali incontrano sempre opposizione; quasi ogni annuncio è seguito da ritrattazioni, aggiustamenti e modifiche e tanto rancore tra tutte le parti della divisione politica del paese.
Resistenza alle nuove restrizioni
Vari vescovi, tra cui il vescovo Broderick Pabillo, amministrazione apostolico di Manila, avevano annunciato serrate per colpire i casi di COVID-19 prima dell’annuncio del governo. Ma i permessi a restare dati aperti a palestre, SPA e internet caffè, hanno fatto scoppiare l’anziano religioso.
Il vescovo Pabillo ha scritto una lettera pastorale in cui diceva che le chiese delle città di Manila, Pasay, Makati, Mandaluyong e San Juan continueranno i loro servizi religiosi alla capacità attuale del 10%.
Il vescovo sul suo giornale Veritas 846 ha detto ai fedeli di lasciar perdere il divieto perché le chiese eseguono i protocolli sanitari che includono una massima capacità del 10%.
Il vescovo Pablo Virgilio David di Caloocan ha buttato fuori la sua rabbia con un post su Facebook scritto in maiuscolo in cui si scaglia sul contrasto tra il divieto dei raduni in chiesa nel momento più sacro dell’anno, quando si permette il 70% di capacità nelle palestre e il 50% dei centri di cura individuale.
Entrambi hanno accusato il governo di imporre nuove restrizioni senza consultare i settori interessati.
Una riunione di Sindaci della Regione della Capitale ha anche rigettato l’operatività continuata di palestre e SPA dicendo che contraddiceva l’obiettivo di abbattere la diffusione del video che ora ha infettato 678mila persone uccidendone quasi 13mila.
Il sindaco Jerry Trenas di Iloilo nel centro del paese ha causato una tempesta virale quando ha promesso di sfidare un ordine a sorpresa della IAFT regionale che restringeva le restrizioni di viaggio nelle Visayas Occidentali e vietava l’entrata di residenti che tornavano dalla bolla di Luzon.
Legami mancanti
Il dispiegamento delle nuove restrizioni ha causato scene caotiche simili a quelle che salutarono i cittadini all’inizio della serrata di marzo 2020 nell’isola di Luzon.
La rabbia sulle contraddizioni del sistema sanitario che alimentò la crescita, e le domande sul programma vaccinale aggravati dal patronato politico hanno acceso richieste di abolire il IAFT o anche il superamento della sua guida fatta interamente da militari.
Il senatore Ralph Recto ha chiesto di cambiare la guida della task force della pandemia e di aggiungere altre persone note per la loro efficienza e precisione che gestiscono grandi “compagnie che muovono milioni di parti”.
La senatrice Hontiveros ha spinto per la sostituzione dei generali in pensione del IAFT come anche di quelli alla guida della Task Force con degli specialisti sanitari.
L’ufficio di Duterte ha rifiutato la richiesta sostenendo che la Task Force aveva i migliori pianificatori logistici per il loro retroterra militare.
Le Filippine hanno il record della serrata più lunga al mondo ma anche il secondo maggior numero di casi di COVID-19 nel Sudestasiatico. Il 24 marzo ci sono stati 91700 casi attivi con altri 6666 casi nuovi.
35 dei 75 ospedali della capitale con strutture di reparti intensivi hanno raggiunto livelli critici di occupazione di letti ed ora i centri maggiori stanno rigettato nuovi casi.
Non è solo questione di letti. Hanno inondato i media sociali le immagini di lavoratori della sanità affaticati, sofferenti, e le associazioni sanitari hanno denunciato che un migliaio di lavoratori si sono infettati dall’inizio dell’anno. Mentre altri sono in quarantena, il personale ha esteso i turni di lavoro dal momento che i pazienti in lista di attesa fuoriescono dalle porte degli ospedali.
Siamo di nuovo ai primi del 2020. La curva di apprendimento del paese sta lì e more lì. I grandi rappresentanti continuano ad ignorare il consiglio degli esperti che hanno avuto successo, come il Vietnam, dove le infezioni restano basse.
“IAFT ha sempre e con fiducia camminato lungo la direzione sbagliata, indietro, indipendentemente da quante volte gli è stato fatto notare” dice la Hontiveros.
La vicepresidente Leni Robredo ha detto che i vecchi obiettivi di 30 o 40 mila test al giorno non possono più funzionare con la crescita attuale.
Renato Reyes della sinistra filippina del Bayan Muna ha anche fatto notare che le raccomandazioni loro del 2020 erano di 120 mila test al giorno. Ha anche notato il bisogno di ripulire il lavoro arretrato, di migliorare la capacità del sistema di cura e dare aiuto ai settori colpiti.
Le autorità di Quezon City, dove sta il più alto tasso di infezioni nella regione della capitale, ha detto che il personale per il tracciamento non è neanche la metà del necessario per coprire 3 milioni di residenti.
Il Dottor Rolly Cruz, che guida l’unità di sorveglianza epidemiologica CESU, ha detto a LiCAS.news di aver chiesto al Ministero degli Interni di ridare 800 lavoratori per il tracciamento dei contatti persi quando il ministero decise di non rinnovare i contratti.
Il rapporto ideale per il tracciamento dei contatti è di un caso per 37 contatti. L’attuale capacità sarebbe di 1:8. Mentre la città sta anche acquisendo nuove assunzioni locali, ha anche chiesto al ministero e all’autorità di Sviluppo di Metro Manila di aumentare la forza con altri 2000 lavoratori.
Tutte le città hanno richiesto simili rinforzi. Il ministero comunque insiste che le attuali 255mila unità sono più che sufficienti per soddisfare il rapporto standard di 1:800 della sanità.
Differenze
Il dottor Antonio Leachon, sostenitore di serrate più dure, ha detto a LiCAS.news che questo rallentamento deve essere usato per inserire i pezzi mancanti del puzzle della pandemia.
“Ci sono così tante regole ma non affrontano le radici del problema.” dice Leachon. “Ma il governo non ha una storia di successo. Nessuno risponde a nessuno. Non c’è ricerca di dati ed un piano di azione contro i fattori fondamentali che causano gli scoppi”
Il ministero insiste ancora che si devono fare i test solo a chi ha i sintomi dell’infezione, mentre chi non mostra sintomi si deve pagare il test.
I governi locali chiedono a gran forza un aiuto nazionale per raddoppiare o triplicare gli sforzi di tracciamento esistenti.
Il prete domenicano Nicanor Austriaco, professore di biologia e ricercatore della OCTA, ha detto che i test di massa devono farsi a centinaia di blocchi differenti di comunità ora chiuse a causa degli alti tassi di infezione.
Ha anche chiesto al governo di sostituire un insieme di quadri temporali, tra quattro e 14 giorno, con un periodo uniforme. Ha raccomandato una serrata di dieci giorni in cui si fa il test di massa dopo l’ottavo giorno. Senza test le autorità rischiano un rischio del 10% di fallimento nell’individuazione. Una serrata più corta anche con test di massa potrebbe portare a ritrovare falsi negativi in 4 su cento persone.
Il governo istituì gli ultimi due corpi legati alla pandemia composti del governo di Duterte ed un gruppo di generali in pensione che condividono la sua modalità da segui senza fare domande.
Il generale in pensione Carlito Galvez, che ha l’incarico del programma vaccinale nazionale, ha detto che 408,995 lavoratori sanitari, un quarto dei 1,7 milioni del paese hanno ricevuto la loro puntura. Per la fine di marzo altre 2,3 milioni di dosi di vaccino, secondo lui, permetteranno l’inizio delle vaccinazioni per filippini vecchi e indigenti.
Ma ad accendere la rabbia sono quei politici che saltano la fila delle vaccinazioni per i lavoratori della sanità oltre alle proteste contro così tanti personaggi ufficiali che violano le linee guida sanitarie senza ricevere sanzioni.
Il circolo chiuso del potere
Il più grande blocco alla ripresa è, comunque, lo stile di governo sempre più chiuso del capo irascibile e cronicamente malato delle Filippine.
La storia di un anno di gestione della pandemia mostra una tendenza ad usare la forza per risolvere un’emergenza sanitaria. Le Filippine non hanno altre componenti usate in paesi come il Vietnam che hanno contenuto il virus.
Da quando la pandemia è giunta nel paese attraverso i visitatori cinesi agli inizi del 2020, le politiche del governo hanno avvolto 110 milioni di filippini con un carosello impressionante di razionalizzazioni
Alcuni dicono che molte delle regole di Duterte mostrano un’abdicazione delle responsabilità verso i cittadini vulnerabili.
Il presidente ha rigettato un’altra dura serrata perché avrebbe devastato un’economia già appesantita dalla perdita del 10% del PIL. Ha detto anche che 4 milioni di filippini che persero il lavoro per la pandemia hanno bisogno di ritrovare il lavoro.
Ma il suo governo ha rigettato l’aiuto ai lavoratori e alle piccole imprese che potrebbero soffrire per le nuove restrizioni. I gruppi del Lavoro dicono che senza aiuti le nuove misure cancelleranno 300 mila posti di lavoro ritrovati da ottobre e gennaio.
Il caos della Regione della Capitale Nazionale ha messo in mostra quanto una gestione non funzionante mette in pericolo l’obiettivo di bilanciare i bisogni sanitari con quelli economici.
Nell’annuncio delle nuove restrizioni, le autorità nazionali e locali hanno riassicurato la gente nervosa che il movimento degli adulti all’interno della bolla di Manila, persino tra le varie città, non sarebbero stato tagliato se non per il coprifuoco tra le dieci di sera e le 5 del mattino. A rientrare nel divieto di spostamento sono i minorenni e gli ultra-sessantacinquenni.
La polizia ha imposto le proprie regole. In alcuni confini di Metro Manila le file ai posti di blocco si allungano per un chilometro perché domandano la prova di un lavoro essenziale da parte dei cittadini. Hanno mandato indietro tantissimi lavoratori che non avevano un documento che esiste solo nella mente della polizia.
Nelle ore necessarie per sbrogliare la matassa, le imprese sono corse da tutte le parti per l’improvviso trambusto nelle ore di lavoro e i gruppi del lavoro avvisavano delle trattenute per l’assenza o i ritardi.
Il centro della bolla di Manila ha una popolazione di giorno che sale dai 13 ai 15 milioni di persone e la maggioranza dei lavoratori proviene dai distretti suburbani.
Il governo ora limita ristoranti e caffè ai servizi di consegna a domicilio e asporto, o al pranzo all’esterno, con una capacità dimezzata, oltre ad ulteriori controlli amministrativi e ingegneristici.
Avendo a disposizione solo una notte per adeguarsi alle regole, molte imprese di servizio hanno chiuso temporaneamente per ricalibrare le operazioni o ricollocare i tavoli nei corridoi all’aperto dei centri commerciali.
Molti centri appena riaperti hanno arrancato ed hanno mandato a casa lavoratori che già soffrivano la perdita di entrate per i turni bloccati. Ora si domandano come sopravvivere le prossime due settimane nella prevalente politica senza lavoro niente paga che ha colpito persino le forza lavoro regolare.
Le nuove restrizioni giungono anche con messaggi molto confusi. Il governo ha permesso “le vacanze a casa” all’interno della bolla. Ma il 23 marzo il sottosegretario al commercio Ruth Castelo ha detto in un forum che scoraggiavano questa attività.
Il professor Ronald Mendoza, preside de Ateneo School of Governance, ha detto che un sistema giusto di testa-traccia-tratta permetterebbe al governo di aprire e proteggere i propri cittadini.
Quello che il paese non si può permettere, ha detto, è l’incompetenza del governo e una politica né qui né là.
Inday Espina-Varona LiCAS.news