In seguito al golpe di maggio dello scorso anno la crisi politica thailandese si è approfondita.
I militari affermarono che il loro scopo era impedire che la Thailandia scivolasse in un nuovo giro di violenze dopo mesi di proteste contro il governo di Yingluck Shinawatra. In realtà cercava il controllo sulla politica nel crepuscolo del regno di Re Bhumibol Adulyadevi che dura da quasi settanta anni.
La monarchia ed i militari, da decenni, cooperano strettamente per creare un ambiente politico in cui i governi devono essere mantenuti deboli e vulnerabili. Se il governo si fa minaccioso o esigente, come lo fu per Thaksin Shinawatra, devono essere abbattuti con un golpe.
Ma l’era autorevole di Re Bhumibol giunge a termine. La sua possibile scomparsa ha accresciuto l’ansia tra le elite di potere tradizionali, di cui i militari fanno parte, costringendoli ad entrare in politica in questo periodo critico. Ha lo scopo di assicurare che l’infrastruttura politica che si lascia dietro possa essere usata per mantener la posizione politica dei militari.
Con questo processo i militari sponsorizzano la stesura della nuova costituzione della Thailandia che è stata disegnata per dare alle istituzioni extraparlamentari, come il senato e le organizzazioni indipendente, un potere sui futuri governi eletti. La costituzione della giunta stipulerà che i futuri primi ministri non dovranno per forza essere eletti, aprendo perciò la strada ad un esterno prescelto dai militari.
In questo modo il capo della giunta ed auto-nominato primo ministro, generale Prayuth, potrà ritornare ad essere primo ministro dopo le elezioni. I membri futuri del parlamento possono anche essere candidati indipendenti proprio allo scopo di interrompere il dominio della politica da parte dei potenti partirti politici. Ad emergere dalle prossime elezioni potrebbe essere un governo di coalizione debole e frantumato.
Da questo punto di vista, le prossime elezioni non risolveranno la crisi politica.
Infatti è probabile che spingeranno la Thailandia di nuovo nel circolo vizioso in cui le elite tradizionali si facevano schermo della voce della maggioranza dell’elettorato. I militari hanno annunciato che non vogliono alcun referendum, e quindi si annuncia che nel periodo post elettorale un’odnata di proteste contro la nuova struttura politica potrebbe colpire le strade della capitale.
Un clima di incertezza potrebbe colpire il paese mentre i militari proteggono con forza lo status quo. Secondo la legge della successione il solo erede al trono ad essere incoronato è il Principe Reale Maha Vajiralongkorn, il quale potrebbe trovare il percorso verso il trono alquanto sdrucciolevole, non essendo molto amato dai Thailandesi, né rispettato nell’ambito della corte.
Mentre i militari e chi appartiene a quella Rete della Monarchia hanno mantenuto la loro ambiguità sul futuro della Thailandia sotto Vajiralongkorn, hanno continuato a usare il Re malato Bhumibol al fine della propria legittimazione.
Sia Re Bhumibol che la Regina Sirikit, si sono spostati al loro palazzo sul mare di Hua Hin il 10 maggio. L’evento fu celebrato dai militari per puntellare il sostegno popolare per il loro ruolo come difensori della monarchia.
Ma il continuo richiamo dei militari al Re e alla Regina, impedirà ulteriormente a Vajiralongkorn dall’emergere come un successore credibile.
Ai Thailandesi manca il ricordo di una successione reale normale. L’ultima volta che si ebbe fu quasi un secolo fa nel 1925. Da allora due Re, Prajadhipok e Ananda Mahidol, abbandonarono il trono sotto circostanze inusuali.
Mentre Re Prajadhipok abdicò, Re Ananda Mahidol, fratello più grande di Re Bhumibol, fu ucciso nella sua camera da letto. Questa mancanza di un precedente ha alimentato le paure pubbliche di una successione imprevedibile particolarmente in una nuova era senza il carismatico Bhumibol.
La situazione getterà il paese in una fase molto rischiosa che avrà un impatto negativo sulla regione. Per tanti anni, il successo economico thailandese ha permesso al paese di avere un grande ruolo nel sudest asiatico.
Il paese è un cento di interessi fondamentali che sono integrati inesorabilmente con la catena di rifornimento globale. Ma l’instabilità politica, sin dal golpe 2006, ha accresciuto la stanchezza tra gli investitori stranieri. Alcune multinazionali giapponesi hanno ricollocato parte dei propri investimenti in paesi come Indonesia e Vietnam.
Gli attuali golpisti hanno fatto di tutto per restaurare la fiducia degli investitori esteri nell’economia della Thailandia, cercando anche l’approvazione del proprio regime militare. La stabilità economica serve come un fatto fondamentale per la sopravvivenza della giunta.
Il gioco della politica internazionale si presenta come un ostacolo ed un vantaggio per il goveno militare. Usando le relazioni strette con i paesi vicini come l’ASEAN e la Cina per contrastare le sanzioni dei paesi occidentali, la giunta ha con successo diversificato le prorpie opzioni di politica estera.
Così l’estensione di legittimazione della giunta militare da parte dei suoi vicini potrebbe aiutare a prolungarne la vita, ma non darà un contributo positivo alla situazione politica thailandese nel lungo corso.
Pavin Chachavalpongpun, Centre for South-east Asian Studies presso Kyoto University’s , AFR.COM