Una legge contro le fake news da tanto tempo attesa a Singapore è stata presentata nel parlamento dal premier Lee Hsieng Loong allo scopo di rafforzare l’approccio da pugno di ferro della città stato nel trattare con la disinformazione online nonostante i timori di chi sostiene la libertà di espressione.
Tra le misure previste ci sono sentenze di carcere fino a dieci anni e multe da un milione di dollari di Singapore peri casi più gravi di diffusione di fake news.
L’azione legale sarà intrapresa quando “la deliberata falsità online” risponde a due criteri: quando c’è la disseminazione di una falsa dichiarazione di fatti e quando tale azione è valutata nell’interesse pubblico. Lo sostiene il ministro della giustizia.
Come esempio il ministro ha citato ad esempio di falsa dichiarazione di fatti una dichiarazione falsa che il governo ha dichiarato guerra al proprio vicino. La legge, a suo dire, non prendeva di mira il pensiero, la critica, la satira o la parodia.
L’introduzione della legge contro le fake news, chiamata Legge di Protezione dalle falsità online e della manipolazione, ha seguito delle rare audizioni pubbliche sulla minaccia di fake news.
Le audizioni di otto giorni del comitato speciale parlamentare si trovò davanti a critiche per il modo in qualcuno era sembrato troppo attento a fare approvare la nuova legislazione anche se alcuni esperti avevano testimoniato che non sarebbe stata la cura definitiva al problema.
La legge proposta accresce i poteri attuali del governo per obbligare chi produce notizie a mostrare correzioni e clausole di responsabilità sulle falsità nei contenuti pubblici.
La legge nel frattempo permette anche al governo di spremere i portali finanziariamente se essi diventano dei trasgressori seriali.
Agli operatori digitali di pubblicità può anche essere chiesto di togliere la pubblicità da quei portali.
Il primo ministro ha detto che le misure erano necessarie per proteggere “le durature linee di faglia” della multiculturale città stato dall’essere distrutte.
“Se non ci proteggiamo le parti ostili troveranno un modo semplice per far scontrare differenti gruppi e causare disordine nella nostra società” ha detto il premier di Singapore Lee Hsieng Loong.
Il governo di Singapore è emerso come uno dei governi critici più forti in Asia per il suo ruolo nella diffusione di notizie false.
Lo scorso anno il forte ministro degli interni e della giustizia Kasiviswanathan Shanmugam si chiese se i giganti dei media sociali fossero capaci di regolarsi.
Simon Milner, vice presidente di Facebook per l’Asia Pacifico, a sua volta affermò in quelle audizioni che Singapore appariva voler correre nell’emanare le nuove leggi.
A novembre le autorità si scontrarono di nuovo con Facebook che si era rifiutato di togliere un articolo online che conteneva notizie ritenute false di un legame tra le banche di Singapore e lo scandalo finanziario 1MDB.
Le schermaglie sono giunta nonostante i forti investimenti di Facebook nella città stato. Il quartier generale della compagnia per l’Asia Pacifico è a Singapore e sta costruendo un differente centro dati nel paese da 1 miliardo di dollari.
La legge introdotta, se da un lato è diretta ad individui e siti coinvolti nella diffusione di Fake News, dall’altro include articoli per le compagnie di media sociali che devono aderire ad un vincolante “codice di pratica”.
In una dichiarazione ministeriale sullo sforzo del governo per trattare i discorsi di odio, Shanmugam ha detto che la legge contro le notizie false era “un passo” nel trattare con i problemi sui media sociali. “Considereremo qualcos’altro” avrebbe detto a Channel NewsAsia.
In quelle audizioni pubbliche i militanti dei diritti dissero ai parlamentari che il governo gode già di ampi poteri nelle leggi attuali per trattare con le fake news. Invece di nuove leggi si chiedeva di migliorare la conoscenza dei media ed emanare una legge di Libertà di informazione.
Se il parlamento approva la legge, Singapore si unirà ad un piccolo numero di paesi che hanno promosso leggi specifiche sulle fake news, misure che potrebbero essere usate o abusate dai governi per silenziare il dissenso legittimo.
Bavhan Jaipragas, SMCP