Ci si attende che l’assemblea legislativa nazionale approvi la legge della sicurezza cibernetica alla sua terza lettura di domani, il passo finale che permetterà al governo militare di controllare la sfera digitale thailandese.
Questo passo ha causato rabbia e disappunto non solo nei gruppi della società civile ma anche nel settore degli affari. L’assemblea legislativa nazionale approvò la legge della sicurezza cibernetica nella seconda lettura all’inizio del mese tra le preoccupazioni del numero limitato di audizioni.
All’inizio i gruppi civici sperarono che la legge avrebbe cambiato le problematiche della legge di sicurezza informatica messa in essere dal precedente governo golpista. Rimasero però delusi.
E’ diventata una misura di intimidazione perché permetterà la sorveglianza di massa delle attività e piattaforme online.
Le organizzazioni della società civile sono critiche della mentalità delle autorità da “papà sa bene cosa fare” che applicherebbero al controllo del mondo di internet, dove privacy e sicurezza del sistema sono della più grande importanza.
Ora l’assemblea creata dai militari porrà in essere un altro meccanismo repressivo mentre si muove verso le elezioni generali in cui il governo eletto assumerà l’amministrazione.
Ci sono alcuni punti preoccupanti.
Per prima cosa, se la legge della sicurezza cibernetica entra in vigore, un nuovo organismo, un comitato della sicurezza cibernetica, avrà il compito di scoprire quello che è una minaccia online alla moralità sociale, alla sicurezza e stabilità nazionali e all’economia.
La definizione di minaccia è troppo vasta perché questo organismo di controllo segni il contenuto indesiderabile da bloccare.
Sebbene il blocco del sito richieda alla fine il sostegno di un tribunale, chi al potere potrebbe chiedere agli operatori che trattano con quasi nove milioni di indirizzi IP nel paese di chiudere i siti offensivi.
La legge inoltre non risolve gli aspetti problematici della legge di sicurezza informatica che rende colpevoli sia chi produce i dati illegali che gli operatori dl sito web. Se qualcuno vede le dichiarazioni illecite, anche se per sole due ore, dà le basi per la pena.
Si deve notare che questo comitato di controllo condivide la stessa segreteria con un altro organismo del “Comitato di protezione dei dati personali”.
Questo fa sorgere una grande domanda: come mai un comitato che si suppone proteggere i diritti delle persone e le libertà abbia un membro in comune con l’organismo il cui obiettivo è proprio l’opposto?
Da quando i militari hanno preso il potere il 22 maggio 2014 le restrizioni alla stampa, ad internet ed i media sociali sono cosa comune.
Il settore delle imprese che non vuole di solito aver a che fare col governo ha espresso il proprio sconforto per la legge.
Nel frattempo i fornitori di accesso internet, i fornitori di accesso online, operatori mobili, sviluppatori di software, rappresentanti dei sistemi informatici, proprietari di media sociali ed altri si domandano come l’adeguarsi alla legge influenzerà la sicurezza e la privacy che potrebbero danneggiare la fiducia di fare affari in Thailandia.
Gli operatori di software dicono di poter accomodare le richieste di blocco di siti quando sono avvisati di siti illegali. “Ma prevenire tutto usando un così vasto strumento, come proposto dalla legge e dalle leggi organiche prossime, farà più danno che bene” ha detto uno di loro.
Loro dicono che vogliono leggi che non impediscano lo sviluppo tecnologico ma promuovano gli interessi degli affari e della società civile insieme.
Non sono anche convinti che il comitato di controllo possa assicurare che i contenuti presi di mira non sarebbero troppo vagamente interpretati sotto i vasti termini della sicurezza nazionale o della stabilità sociale.
Mentre si richiede che le autorità cerchino un ordine del tribunale per rimuovere un qualunque contenuto, si spera che i giudici decidano su contenuti problematici, non eliminare l’intero indirizzo, per non colpire l’intera catena di transazioni digitali ed interazioni.
Il valore economico potenziale della cosiddetta economia digitale sarebbe in pericolo. “Bloccare l’intero indirizzo attaccherà i diritti di informazione di altri utenti” dicono i rappresentanti delle imprese.
Sperano che le autorità non facciano sapere che tecnologia di blocco sarà usata o come censurare un contenuto particolare perché quello potrebbe danneggiare i loro affari.
“Lo stato deve capire la natura delle procedure di affari in internet; che gli operatori normalmente devono esser responsabili per la sicurezza comunque per cui non c’è bisogno di mettere su di loro un collare più stretto.” ha detto una fonte.
Per chi difende i diritti umani e per i confidenti, la legge permetterà allo stato di tagliare ulteriormente la libertà di espressione.
La scorsa settimana gruppi della società civile insieme con le organizzazioni del lavoro, di uomini di affari e membri del parlamento della comunità europea inviarono una lettera aperta al Primo ministro Prayuth Chanochoa èer esprimere le preoccupazioni per l’uso delle leggi penali di diffamazione e la legge del crimine informatico nella persecuzione dei difensori di diritti umani.
Dicono che violagli obblighi internazionali del paese e fa crescere il rischio per imprese che importano dalla Thailandia. La lettera voleva segnare la giornata dei diritti umani del 10 dicembre. Sono preoccupati per Andy Hall difensore dei diritti della migrazione, e Prasong Lertrattanawisute, direttore del Isra News Center come anche di studiosi e cittadini che parlano apertamente che potrebbero diventare vittime della legge della sicurezza cibernetica.
La fine del 2016 sembra preannunciare la società del Grande Fratello Thailandese, quella descritta da Orwell nel suo romanzo 1984. Ci troviamo di fronte alla prospettiva che lo stato guardi i cittadini della rete thailandesi incapaci di difendersi.
Con l’assemblea legislativa da marionetta che accompagna il passaggio della legge, Il Grande Fratello ci continuerà a guardare.