Il governo thailandese ha approvato una legge che facilita l’acquisizione della cittadinanza thailandese a minoranze etniche che vivono da molto tempo o bambini che sono nati nel paese.
In questo modo il governo mira a rimuovere le problematiche di residenza e dare anche a loro la possibilità di lavorare.
Secondo cifre governative ci sono 825635 persone di minoranze etnica delle quali 483626 sono in attesa di cittadinanza, molti dei quali sono arrivati nel paese nel lontano 1984 ed altri nel 2005 e 2011. Inoltre bisogna considerare i figli delle minoranze nati in Thailandia e anche di emigrati senza documenti per i quali i tempi di attesa sarebbero enormi.
Questa politica semplifica i criteri e permette l’autocertificazione della storia penale e dei titoli scolastici e permette alle autorità locali la loro valutazione aprendo loro l’entrata legale nel mondo del lavoro.
Questa legge inclusiva che garantisce la cittadinanza thailandese ai migranti ed eleva dal sommerso e dal ricatto centinaia di migliaia di persone ha anche i suoi forti critici tra i quali si deve citare l’ex senatore Direkrit Janekrongtham che spiega questa politica con la ricerca da parte del partito maggiore del governo di nuovi elettori e voti. Tra i diritti citati è quella di avere il diritto alla proprietà della terra.
“Davvero il governo mette gli interessi del paese al di sopra dei benefici dei partiti politici? Perché non usare la Legge della Nazionalità che regola la naturalizzazione invece di fare queste risoluzioni di governo?”
La risposta del governo è affidata alla portavoce del ministero degli interni Traisulee Taisaranakul la quale ha chiarito come lo scopo del governo è, in accordo con le leggi già presenti, di accelerare l’efficienza della loro applicazione dato che “i gruppi citati hanno già fatto domanda di cittadinanza e di residenza permanente”.
Degli oltre 480mila a cui si darà la cittadinanza circa 340mila sono entrati nel paese prima del 1999 mentre il resto sono nati nel paese a cui si vuol rendere la vita più decente.
“La politica è in linea con i principi dei diritti umani e con gli sforzi del governo per promuovere l’uguaglianza”.
Legge inclusiva per cittadinanza thailandese, ma si può fare di più
La Thailandia ha fatto il passo giusto quando il governo di Paetongtarn Shinawatra ha approvato i nuovi criteri per accelerare il processo di assegnazione della Cittadinanza Thai e dei documenti legali a quasi mezzo milione di persone che sono residenti da molto tempo nel regno.
Tra i beneficiari ci sono 19 minoranze etniche, bambini nati nel paese registrati come figli di residenti di lungo periodo.
Il governo di Paetongtarn merita gli elogi per aver approvato questa iniziativa forte che riduce significativamente il tempo di processo da 270 giorni a cinque giorni, che decentralizza il processo di approvazione verso le province oltre a semplificare gli obblighi per la documentazione.
Virtualmente sono persone che sono nate nel regno o che vivono qui da tanti decenni per i quali non esistono ragioni per cui negare la cittadinanza thai. In questo modo potranno accedere ai servizi sanitari, all’istruzione ed altri servizi sociali. Non saranno più trattati come estranei, ma come thailandesi e parte della società thailandese, quindi ci si aspetta che si sentano coinvolti in questa società.
Mantenerli “estranei” non può che farli sentire indesiderati e non parte della Thailandia, rischiando di spingerli verso la criminalità e il senso di alienazione.
La mossa arriva nel momento in cui la Thailandia sta diventando una società sempre più grigia e ha bisogno di più popolazione in età lavorativa, dato che il tasso di natalità continua a diminuire.
Forse quello che è anche più importante è che questa azione da applicarsi entro i prossimi due mesi è solo una delle cose da fare.
Continuare a negare a questa gente la cittadinanza tenendoli, specie i giovani, senza essere riconosciuti come thai è cosa crudele ed una violazione del loro diritto fondamentale come membro di questa società.
Dopo questa importante decisione del governo, alcuni xenofobi hanno accusato il governo di Paetongtarn di voler vendere la Thailandia agli stranieri sostenendo che condurrà ad un aumento della criminalità, perché alcune di queste persone avrebbero sfruttato la loro nuova cittadinanza thailandese per intraprendere attività illecite che avrebbero minato la sicurezza nazionale.
Sebbene sia possibile che qualcuno di questo mezzo milione di nuovi cittadini thai diventerà un criminale, il mantenerli nello stato di estranei senza alcun diritto fondamentale di cittadino thai li trasformerà ancora di più in criminali.
Per esempio in Giappone si sa che molti gangster erano originariamente di etnia coreana e mai accettati come uguali. Con opportunità di lavoro legali meno che uguali, a causa della camicia di forza della società giapponese, hanno finito per entrare a far parte della malavita.
Inoltre l’integrazione ed inclusione dei migranti cinesi nei secoli fu un successo e molti thai di apparenza cinese che discendevano da questi migranti sono ora del tutto Thai, sono dei patrioti, parlano il thai come la loro lingua madre ed hanno contribuito a tutti gli aspetti della società thai e non solo nel settore degli affari.
La maggior parte di questo mezzo milione di nuovi cittadini thailandesi probabilmente non lascerà il regno, quindi una politica di inclusione è in realtà la soluzione e rafforzerà la società thailandese, e non il contrario.
Il governo merita un elogio, ma può anche fare di più.
La Thailandia ospita milioni di lavoratori migranti, soprattutto dal Myanmar ma anche dalla Cambogia e dal Laos, e anche se alla maggior parte di loro non sarà concessa la cittadinanza thailandese né presto né mai, è anche un vantaggio per la società thailandese farli sentire più accolti come lavoratori ospiti in Thailandia.
Lo stesso si può dire per gli occidentali, i giapponesi, i coreani, i cinesi e gli altri espatriati in Thailandia. La Thailandia può e deve trovare il modo di farli sentire più a casa”
Pravit Rojanaphruk, Khaosodenglish.com