La paura che la Thailandia finisca letteralmente intossicata se la legge thai sulla Cannabis e sulla Marijuana Terapeutica, approvata in prima lettura a giugno alla Camera, ha fatto sì che i legislatori abbiano poi votato contro il 14 settembre giungendo così ad un’ulteriore rivisitazione della legge.

I legislatori hanno fatto come ci si aspettava che facessero garantendo così un dibattito più intenso, lasciando però la Thailandia in un vuoto legale sulla cannabis che fu ufficialmente derubricata dalle sostanze vietate il 9 giugno scorso.
Quell’atto di decriminalizzazione non è stato accompagnato da alcuna regola permettendo di fatto ai cittadini del regno di crescere ed usare l’erba come meglio aggrada loro.
Nel cercare di dare qualche parvenza di ordine, le autorità hanno provato a stendere regolamenti estemporanei.
Tra l’altro la legge voleva fissare delle regole nazionali sulla coltivazione, commercio ed uso della Cannabis, ma gli oppositori della legge in Parlamento hanno detto di voler assicurare che una tale legge non abbia scappatoie per permettere l’uso ricreativo della marijuana.
La loro azione, per ironia, può solo prolungare l’uso ricreativo di fatto della marijuana. Il famoso centro del turismo economico a Bangkok, Khao San Road, si è trasformato nella mecca degli acquisti di cannabis legale. Sono spuntati come funghi in tutta la capitale negozi e bancarelle che vendono erba, tra i quali caffè e pasticcerie che offrono prodotti a base di marijuana. Per tutto il paese molti coltivano marijuana ed anche con il sostegno del governo, almeno per alcuni, dopo che ha regalato migliaia di piantine e semi, sia per consumo personale che commerciale.
Il ministro della sanità Anutin Charnvirakul ha detto che il rigetto della legge, proposta dal suo partito Bhumjaithai Party (BJTP), è motivato politicamente. Gli osservatori dicono che le sue azioni sulla cannabis seguono un copione da elezioni che si terranno agli inizi del 2023.
La decriminalizzazione della Cannabis è una politica importante del BJTP, il secondo maggior partito della coalizione di governo, che vede nel suo leader Anutin il proprio candidato a primo ministro nelle prossime elezioni.
Gli analisti più malevoli hanno detto semiseri che tutto è un piano sinistro del potere per intossicare i thailandesi e distrarli dalla lotta per inchiodare il governo, un po’ come dare oppio, o in questo caso marijuana, alle masse.
In Thailandia il mero possesso di marijuana significava rischiare sentenze di carcere fino a 15 anni. La cosa non è insolita nel Sud Est asiatico, noto per avere paesi che hanno leggi tra le più severe al mondo. Nel 2018 comunque la Thailandia fu il primo paese della regione a permettere l’uso terapeutico della marijuana.
Secondo un rapporto di Bloomberg che cita la Camera di Commercio Thailandese, il mercato della cannabis terapeutica e della canapa raggiungerà 1,2 miliardi di dollari nel 2025.
Anutin, che è anche viceministro, ha detto che la decriminalizzazione della cannabis ha essenzialmente scopi medici ed economici. Tra chi sostiene la sua politica ci sono i coltivatori, che la considerano una nuova gallina dalle uova d’oro, e chi vende la marijuana terapeutica i quali insieme alle grandi imprese farmaceutiche sono attenti allo sviluppo di prodotti a base di cannabis.
Il settore turistico del paese considera la decriminalizzazione della cannabis in modo per lo più positivo nonostante che Anutin secondo la Reuters abbia fatto capire che gli sballati farebbero bene a stare lontani dalla Thailandia. “Non diamo il benvenuto a questo genere di turisti”
Ovviamente i turisti per scopi medici sono più che benvenuti ad usare la marijuana per il loro trattamento medico che allieva dolori e aiuta nell’insonnia e nella depressione.
Un altro effetto della decriminalizzazione della cannabis tuttavia è che aiuta a decongestionare le carceri del paese. Finora sono stati rilasciati oltre 3000 detenuti con reati legati alla marijuana.
Ad agosto, a soli due mesi dall’aver cancellato la cannabis dalla lista dei narcotici proibiti, Anutin dichiarava che la sua politica di decriminalizzazione era un successo, dicendo che fino ad allora non c’erano stati percettibili livelli di abuso dell’uso della marijuana in un chiaro riferimento a chi temeva che si sarebbe avuto una crescita enorme di sballati.
Tuttavia Anutin ha anche detto che l’uso ricreativo della marijuana sarebbe potuto venire in un prossimo futuro quando ci sia una sua migliore comprensione.
Ed ancora il futuro è già qui, a Khao San Road, dove c’è almeno un negozio che offre marijuana biologica con annessa camera per fumarla. E questo nonostante la recente regolamentazione del governo che ha reso penale fumare la cannabis in aree pubbliche con pene di carcere e sanzioni monetarie.
Questa situazione probabilmente probabilmente fa infuriare tipi come Suphat Hasuwannakit, presidente della Società dei Medici Rurali il quale, in un suo post su Facebook ad un mese dalla decriminalizzazione, ha detto che sebbene sostenesse la politica governativa di decriminalizzazione della marijuana terapeutica, lui ed altri si oppongono all’uso ricreativo della marijuana.
“La gente non deve poter comprare cannabis senza alcuna giustificazione” scrisse sostenendo che si dovessero applicare le restrizioni dell’acquisto e consumo di alcol e tabacco anche alla marijuana.
Più di recente una nuova petizione di 1300 medici chiedeva la cancellazione della legge di decriminalizzazione della Cannabis.
Una dichiarazione congiunta di luglio di 25 organizzazioni musulmane thailandesi esprimeva la loro opposizione alla cancellazione della cannabis dalla lista dei narcotici vietati adducendo ragioni religiose. Molti genitori sono anche preoccupati che i loro figli finiscano dipendenti da marijuana ora che hanno la benedizione implicita dello stato ed è facilmente acquistabile.
Tra le regole del giorno dopo del governo sulla cannabis dopo la decriminalizzazione esiste una che dice che il possesso ed uso della marijuana sono permessi solo a persone di età superiore ai venti se non possono presentare una ricetta medica che lo permette.
Dietro le paure del rischio di un aumento dei tossicomani c’è il fatto che la Thailandia è imbrigliata nell’abuso di droghe da decenni. Mentre chi sostiene la marijuana afferma che essa sia differente da eroina o cocaina, chi è contro sostiene che potrebbe aiutare l’entrata di sostanze più pericolose.
Al momento interi villaggi hanno problemi di tossicodipendenza verso sostanze come kratom e ya ba. Nel 2003 il premier di allora Thaksin Shinawatra lanciò una guerra alla droga che comportò omicidi extragiudiziali di oltre 3000 persone.
La thailandese Chiang Rai fa anche parte del Triangolo d’oro, una regione di coltivazione e commercio di oppio che include sezioni del Laos e del Myanmar.
Da qui si dice che siano sfornate ogni anno quantità di droga del valore di miliardi di dollari in gran parte derivanti dalle metanfetamine.
Ma Anutin e il BJTP sembrano non voler cedere. Il popolare ministro della sanità che spesso è trattato come una rock star nelle sue uscite in provincia si è opposto alle richieste di riportare la cannabis tra i narcotici vietati durante la revisione della legge thai sulla Cannabis e della Marijuana Terapeutica.
Di recente ha detto che “rimettere la cannabis tra i narcotici è ridicolo; non lo faremo dopo che siamo giunti fino qui. Non abbiamo visto gli impatti negativi che sono fuori del nostro controllo”. Lui ed il suo partito continuano a spingere per l’approvazione della legge che porterà solo “benefici” per la gente.
Per come appare, la legge resterà nel limbo persino dopo che il prossimo marzo si scioglierà l’attuale parlamento. Questo significa che gli elettori saranno fondamentali nel decidere del destino della politica della cannabis di Anutin.
Anutin ed i suoi critici lo hanno capito, ed ora la gente è corteggiata non solo dagli schieramenti politici divisi ma anche da chi è pro o contro la marijuana.
Pravit Rojanaphruk, Asia Democravy Chronicles